Rottura di cuore, lo straordinario intervento chirurgico del Prof. Dominici
Il paziente aveva perso improvvisamente i sensi e veniva rianimato con un massaggio cardiaco e intubazione oro-tracheale: era rottura di cuore
Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte a livello globale. Si stima che ogni anno muoiano circa 20 milioni di persone nel mondo a causa delle malattie cardiovascolari, pari ad un terzo di tutti i decessi globali. Anche in Italia, secondo i dati ISTAT e del Ministero della Salute del report 2018, le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte, essendo responsabili del 35% di tutti i decessi.
Le cause di rischio cardiovascolare
I fattori di rischio cardiovascolare sono l’uso del tabacco, l’alimentazione malsana e l’obesità, l’inattività fisica e l’uso dannoso dell’alcol, l’ipertensione, il diabete, l’iperlipidemia e la familiarità per malattia cardiovascolare. La cardiopatia ischemica è responsabile di circa il 10% della mortalità complessiva nel nostro Paese, e rappresenta la patologia cardiovascolare più comune.
In aggiunta alla prevenzione primaria e alle attenzioni volte a ridurre i fattori di rischio, il trattamento attuale prevede procedure percutanee (angioplastica coronarica) oppure interventi chirurgici maggiori (bypass aortocoronarico), sulla base del quadro clinico, dell’età e dei fattori di rischio. Nelle patologie acute, cioè l’infarto del miocardio, la letteratura scientifica condivide l’idea che “il tempo è miocardio”: è necessario intervenire tempestivamente per aumentare le probabilità di sopravvivenza del paziente.
A questo scopo, le reti di emergenza territoriale, come la “Rete emergenze cardiologiche e cardiochirurgiche” della Regione Lazio, permettono di coordinare diagnosi e trattamento per garantire le migliori cure per il paziente.
Quando la cardiopatia ischemica rimane silente
Purtroppo, a volte la cardiopatia ischemica rimane silente e non è possibile effettuare una diagnosi precoce, ponendo il paziente a rischi molto elevati. Infatti tra i rischi del mancato trattamento tempestivo ci sono le complicanze meccaniche dell’infarto miocardico, cioè la rottura della parete libera del ventricolo sinistro, la rottura del setto interventricolare e la rottura del muscolo papillare determinante insufficienza mitralica severa acuta.
Il trattamento delle complicanze meccaniche dell’infarto richiede un intervento cardiochirurgico in emergenza effettuato in centri specializzati.
La mortalità in caso di complicanze meccaniche dell’infarto, se non trattate in maniera adeguata, è del 60-90% a 30 giorni. Tali gravissime complicanze hanno avuto con l’avvento della angioplastica coronarica una notevole riduzione negli ultimi anni, ma nel periodo Covid si è avuta una recrudescenza dell’incidenza della complicanze meccaniche dell’infarto. A causa dell’isolamento o delle percepite limitazioni nell’accesso alle cure ospedaliere, molti pazienti non riuscivano a rendersi conto della gravità delle loro condizioni e non si recavano prontamente in ospedale in caso di dolore toracico persistente.
Negli anni del Covid mortalità raddoppiata
Durante la pandemia, l’aumentato numero di pazienti con complicanze meccaniche dell’infarto veniva peggiorato dalla presentazione clinica estremamente tardiva, e la letteratura scientifica conferma che nonostante un trattamento chirurgico adeguato si è assistito ad una mortalità raddoppiata rispetto all’era pre-Covid (circa 40% rispetto al dato standard di mortalità del 15% nell’era pre-Covid).
Nonostante il peso assistenziale e sociale della pandemia sia diminuito, le complicanze meccaniche dell’infarto continuano ad essere temibili e richiedono una rapida diagnosi e trattamento, motivo per il quale il caso venuto recentemente alle cronache sul turista straniero di 55 anni in visita in Piazza San Pietro, rappresenta un importante momento di riflessione.
Il caso, gravissimo, del turista operato d’urgenza
Il paziente perdeva improvvisamente i sensi e veniva prima rianimato con massaggio cardiaco e intubazione oro-tracheale e successivamente trasportato presso l’Ospedale Santo Spirito di Roma per un primo soccorso. Sottoposto in emergenza ad ecocardiogramma ed angio-TC toracica, è stata posta diagnosi di rottura di cuore con contestuale pseudo-aneurisma del ventricolo sinistro. I medici del S. Spirito, vista la grave diagnosi, hanno attivato istantaneamente il sistema ARES 118 e la ricerca di una struttura della Rete Emergenze Regionale del Lazio.
Il paziente veniva quindi trasferito presso il blocco operatorio del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, dove il Prof. Carmelo Dominici lo sottopone in emergenza ad intervento di ventricoloplastica riparativa del ventricolo sinistro con associato bypass aortocoronarico (tecnica di Dor).
Nonostante le gravissime condizioni del paziente e la severità della diagnosi, l’intervento chirurgico e la gestione postoperatoria della Terapia Intensiva hanno permesso al paziente di essere svegliato e estubato dopo pochi giorni. Attualmente il paziente è in via di trasferimento presso una struttura di riabilitazione intensiva della regione Lazio per completare la guarigione e la ripresa delle condizioni ottimali.
Chi è il Prof. Carmelo Dominici
Il Prof. Dominici avviava il suo percorso formativo presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’IRCCS San Donato Milanese, con periodi di fellowship presso il Lennox Hill Hospital di New York (USA) e il General Hospital “Gregorio Maranon” di Madrid (Spagna). E’ stato quindi chiamato prima dal Prof. Francesco Musumeci presso l’Ospedale San Camillo di Roma come suo aiuto, e successivamente dal Prof. Viganò presso l’IRCCS di Pavia dove veniva riconosciuto come “cultore della materia” della chirurgia coronarica a cuore battente.
Successivamente continuava l’Iter professionale presso l’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese con il ruolo di vice-primario, venendo nominato professore a contratto presso la scuola di specializzazione in cardiochirurgia dell’Università dell’Insubria.
Dal marzo 2018 svolge la propria attività cardiochirurgica presso la Fondazione Policlinico Campus Bio-Medico di Roma, con l’incarico di referente “Cardiochirurgia Tecnologie Innovative” e dal 2020 veniva anche nominato professore a contratto presso la scuola di specializzazione in cardiochirurgia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.
Il Prof. Dominici ha avuto la possibilità di sviluppare importanti progetti di ricerca, contribuendo in prima persona alla realizzazione dello studio multicentrico Europeo E-CABG che annovera tra le sue fila i più prestigiosi centri europei, quali Stoccolma, Parigi, Leicester, Amburgo, Roma e Norimberga. I risultati di questo sforzo scientifico sono sfociati in rilevanti pubblicazioni scientifiche, attualmente citate come riferimento nelle linee guida europee della rivascolarizzazione del miocardico.
Prof. Carmelo Dominici