Russia-Ucraina: guerra o pace? La sopraffazione violenta del prossimo è radicata nell’uomo
La storia è costellata di guerre: da almeno diecimila anni l’uomo non smette di uccidere il prossimo in conflitti di ogni genere
«Dio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza… e Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Gen. 1,26-27)
Se fossi in Lui, non ne andrei molto fiero e cancellerei questo incipit dai testi sacri. Per almeno quattro miliardi di abitanti al mondo (Cristiani, Musulmani ed Ebrei), la storia dell’umanità è iniziata con un episodio violentissimo, un fratricidio: Caino uccide Abele. L’antico Testamento è, specialmente nei capitoli del Deuteronomio (quarto libro della Torah), un racconto di guerre.
Guerre fratricide
Affermare che in nome di Dio si siano combattute e si combattano ancora oggi guerre fratricide sarebbe un’ovvietà. Nei racconti biblici Il popolo di Israele, sotto la guida del Signore, ha conquistato a colpi di spada la terra promessa. L’espansione dell’Islam è avvenuta a cavallo brandendo scimitarre. Sorvoliamo per pudore la questione delle Crociate. Giustificati dalle proprie religioni, “Col permesso di Dio” (come cantavano i Pooh nel brano Inca), per brama di terra, di ricchezze, per odio, arroganza, potere, gli uomini hanno combattuto guerre spaventose.
Da almeno diecimila anni l’uomo non smette di uccidere il prossimo in conflitti di ogni genere. L’essere umano è l’unico animale su questo pianeta che uccida al di là delle necessità dettate dalla sopravvivenza. Gli animali uccidono per nutrirsi, per proteggere i propri simili. Lo fanno per necessità, appunto. Ma nessun leone sbranerebbe più gazzelle di quante servano a sfamare sé e il proprio branco. Gli scoiattoli non fanno scorta di noci prima dell’inverno in numero superiore alle proprie necessità per il gusto di accumulare ricchezza.
I concetti di lucro, di avidità, di crudeltà, non appartengono al mondo animale ma solo al genere umano
Gli uomini accumulano ricchezze e potere alla di là dei propri reali bisogni, di solito a discapito di altri esseri umani, uccidendoli, sfruttandoli e riducendoli o mantenendoli in povertà. La storia che studiamo a scuola, dai capitoli sugli uomini delle caverne a oggi, è costellata di guerre. Non vi è un’era, un’epoca, un solo anno, dai tempi dell’antico Egitto (tremila anni fa), fino alla caduta dell’Impero Romano (quinto secolo d.C.), durante il Medioevo fino all’era moderna, in cui non via stato un solo anno senza spargimenti di sangue.
L’impegno degli uomini nell’inventare strumenti e modi per uccidere il prossimo è straordinario. Il periodo storico più famoso in merito alla pace, inteso come lasso di tempo in cui il mondo all’epoca conosciuto (l’Impero Romano) fu risparmiato da grandi eventi bellici, prende il nome di Pax Augustea o Pax Romana. L’imperatore Augusto meritò questo riconoscimento perché per due secoli egli garantì l’assenza di conflitti. Ma questo riguardava il cuore dell’impero. In realtà i confini, quelli a contatto con i popoli barbari, erano costantemente in guerra.
“Si vis pacem para bellum”
L’idea che l’uomo ha della guerra è stato nei secoli espresso in modi diversi ma comune nel senso, a partire da Cicerone, attraverso Cornelio Nepote fino a Vegezio, che ci consegnò la locuzione latina ancora oggi in uso “Si vis pacem para bellum“ (Se vuoi la pace preparati alla guerra ) che più di tutte ci aiuta meglio a comprendere la consapevolezza che l’uomo ha della propria natura violenta e bellicosa.
Il concetto di sopraffazione, radicato nella natura umana, è descritto molto bene dal filosofo Francesco Alberoni in un proprio libro nel quale scrive che “Tutto è competizione. Per il territorio, per il cibo, per il sesso…Perfino a livello cellulare, fra spermatozoi…”. Già nel momento del concepimento avviene una strage in cui centinaia di milioni di spermatozoi muoiono a vantaggio di uno solo che sopravvive e feconda l’ovulo.
I bambini giocano ai soldatini simulando guerre, scelgono costumi carnevaleschi che vanno da Zorro al cowboy, con tanto di spade e pistole. Il bellissimo film La guerra dei bottoni (La Guerre des boutons) del 1962, tratto dall’omonimo romanzo di Louis Pergaud, descrive molto bene questi concetti.
La sopraffazione violenta del prossimo è radicata nell’uomo. Soprattutto l’uomo in quanto maschio. La donna crea e conserva, l’uomo distrugge e conquista. E’ la storia dell’umanità. E forse non è un caso che Dio sia immaginato come un uomo con tanto di barba, lo si chiami padre e che le donne siano estromesse, di fatto , dalle gerarchie ecclesiastiche.
La situazione in Ucraina ci fa paura e impressione perché è alle nostre porte
In questo momento, mentre leggete questo articolo, al mondi ci sono decine di conflitti in atto. Solo nel continente africano si contano almeno una dozzina di paesi in cui è in atto una guerra. In questi giorni ci indigniamo, a ragione, per le sofferenze del popolo ucraino.
Quando questo conflitto cesserà , speriamo il prima possibile, torneremo alla nostra quotidianità, con i nostri telefonini costruiti col coltan estratto da schiavi bambini nelle miniere africane sfruttate da multinazionali occidentali, andremo a fare jogging calzando scarpe prodotte dallo sfruttamento disumano di certe fabbriche asiatiche, e sui profili dei social non sostituiremo le nostre fotografie con la bandiera curda o rohingya…
“Dalla creazione del mondo, la barbarie umana non ha fatto un solo passo verso il progresso. Nel corso dei secoli, l’abbiamo soltanto ricoperta con una mano di vernice, nient’altro” (Jack London).