Salario minimo, in Europa fa bene all’economia. Ma Meloni dice no
Il nostro Governo non vuole far passare la proposta, che pure ci chiede l’Ue, di salario minimo. Ma negli altri Paesi ne beneficia l’economia
Il nostro Governo Meloni non vuole far passare la proposta che pure ci chiede l’Europa, di salario minimo. Eppure altrove funziona e riguarda 4 milioni di lavoratori. Il salario minimo, di 9 euro lordi l’ora, intanto diventa una petizione popolare per cui le opposizioni stanno raccogliendo le firme.
Il 4 luglio è stata depositata alla Camera la nuova proposta di legge unitaria avanzata dai partiti di opposizione al Governo (PD, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione, Europa Verde e +Europa) per introdurre una soglia salariale minima fissata a 9 euro lordi orari.
L’obiettivo è tutelare i settori più fragili e meno retribuiti del mondo del lavoro, che non sono sufficientemente coperti dalla contrattazione collettiva. Introducendo il concetto di salario minimo si stabilisce una normativa valida per tuti i lavoratori italiani, per fissare la soglia minima di salario sotto la quale il datore di lavoro non può scendere. Si tratta di un principio riconosciuto in quasi tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, che la raggiungono tramite l’introduzione di un salario minimo ma anche attraverso la contrattazione collettiva.
Meloni e la direttiva Ue per introdurre un salario minimo
Lo scorso ottobre il Consiglio dell’Unione Europea ha emanato una direttiva che introduce il minimo salariale adeguato nei Paesi UE per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e rafforzare i CCNL (Contratto collettivo nazionale di lavoro). Ogni Paese ha due anni di tempo per recepire questa norma anche se la nuova disciplina non prevede ancora un sistema uniforme per tutti né impone l’introduzione di un salario minimo.
Siccome l’Italia ha un tasso di contrattazione collettiva maggiore dell’80%, non c’è l’obbligo a introdurre il salario minimo. Tuttavia c’è la necessità per l’Italia e altri stati membri, di dover garantire ai lavoratori stipendi dignitosi che tengano conto del costo della vita e dei livelli di retribuzione presenti nel Paese. In tal senso avere contratti di lavoro a 4, 5 o 6 euro l’ora è un evidente carenza del sistema della contrattazione del lavoro, giacché si tratta di stipendi da fame, che non consentono di condurre una vita dignitosa, a quei lavoratori che li percepiscono.
Fissare un minimo sotto il quale non si possa scendere ha come scopo quello di tutelare quei lavoratori e di favorire l’ampliamento della copertura di aree sprovviste di questa tutela.
Il Governo: rafforzare la contrattazione collettiva e ridurre le tasse
La linea del nostro Governo, come ribadito più volte dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è quella di non introdurre un salario minimo per legge. Linea ribadita anche nell’incontro a sorpresa con le opposizioni l’11 agosto, dove non è stata presa nessuna decisione chiara se non rinviando tutto di due mesi, chiedendo un parere al Cnel (ente inutile che andava soppresso n.d.r.), che -fra l’altro- si era già espresso negativamente in merito.
Il Governo riconosce che il problema esiste ma ritiene che la soluzione giusta sia quella di rafforzare la contrattazione collettiva, nei settori più deboli e del tutto scoperti. Si pensa poi ad altri interventi specifici come il taglio del cuneo fiscale, per garantire aumenti nelle buste paga dei lavoratori.
Ovvero dal 1° luglio e per tutta la seconda parte del 2023, il taglio al cuneo fiscale prevede un esonero sui contributi, fino al 7% per chi percepisce fino a 1.923 euro lordi mensili (25.000 l’anno) e del 6% per chi percepisce redditi fino a 35.000 euro l’anno.
Le opposizioni: raccolta firme a sostegno della proposta di legge
La proposta delle opposizioni segue un suo iter parlamentare e verrà sorretta nel Paese da una petizione popolare per la stessa proposta. In pochi giorni sono state già raccolte 200.000 firme on line: “Mentre Meloni fa propaganda noi proseguiamo la nostra mobilitazione delle opposizioni per rispondere ai 4 milioni di italiani che guadagnano meno di 9 euro l’ora”, ha commentato il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli, secondo cui la presidente del Consiglio “parla di giustizia sociale ma si comporta come lo sceriffo di Nottingham “.
La raccolta firme è stata lanciata da tutti i leader. Da Giuseppe Conte del Movimento 5 stelle a Elly Schlein del Partito democratico, così come da Carlo Calenda di Azione e Alleanza Verdi Sinistra di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, insieme +Europa di Riccardo Magi.
Il testo prevede tra le altre cose anche l’introduzione di una soglia salariale minima di 9 euro da applicare a tutte le tipologie di lavoro, anche in collaborazione, e rafforza anche la contrattazione.
La proposta di salario minimo delle opposizioni non escluderebbe i CCNL
Come riportato dall’ANSA, la proposta delle opposizioni sostiene che a ogni lavoratore sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni imprenditoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore. Per garanzia si fissa comunque una soglia minima di 9 euro l’ora, a tutela dei settori più fragili, dove la contrattazione sindacale non c’è o è troppo debole.
Una giusta retribuzione che riguardi i lavoratori subordinati ma anche quelli autonomi che presentino analoghe necessità. L’approvazione della proposta non eliminerebbe la contrattazione tramite i CCNL, solo fisserebbe un minimo sotto il quale non si potrebbe scendere ma ovviamente non esclude che la retribuzione possa essere anche maggiore.
Il salario minimo è presente in quasi tutti i Paesi europei
Lo studio legale Daverio&Florio ha messo a confronto i paesi europei che già hanno un a legge sul salario minimo. Ci sono Germania, Belgio, Olanda, Irlanda, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Svizzera e fuori dell’Europa Messico, Australia, Argentina e Cina.
Non c’è per esempio in Finlandia, Austria, Svezia e Danimarca. Ma si tratta di paesi in cui sacche di lavoro retribuito non dignitosamente non esistono. Credo che sia giusto confrontarsi con i Paesi Ue a noi più vicini. Per esempio in Francia il salario minimo c’è dal 1950! In Spagna dal 1963. In questi due paesi l’importo è stato elevato proprio quest’anno e in Germania l’anno scorso. Perché la legge prevede ovviamente un adeguamento ai livelli dell’inflazione.
In Germania il salario minimo c’è dal 2015 ed è passato l’anno scorso da 10,45 a 12 euro lordi l’ora. Per un totale di 2.080 euro mensili. In Belgio c’è dal 1975 e attualmente lo stipendio mensile minimo è di 1.954,99 euro lordi. Ma per il 1° aprile 2024 è previsto un adeguamento di 35 euro lordi. In Olanda il salario minimo c’è dal 1969 ed ammonta a uno stipendio minimo mensile di 1.934,50 euro lordi.
L’Irlanda pensa a un salario minimo a 13 euro circa lordi l’ora
In Irlanda il salario minimo nazionale è stabilito dal National Minimum Wage Act 2000 (11,30 euro l’ora lordi e 1.909,70 euro al mese lordi), ma verrà sostituito con il salario di sussistenza a partire dal 2026. Per determinare la cifra, il governo irlandese sta adottando un approccio a soglia fissa del 60% del salario mediano, che si stima comporterà un aumento del reddito da 11,30 a 13,10 euro lordi all’ora.
Attualmente hanno diritto al salario minimo i lavoratori a tempo pieno, a tempo parziale, temporanei, occasionali e stagionali di età superiore ai 20 anni. Ai dipendenti di età inferiore ai 20 anni si applicano aliquote salariali minime diverse. Come si nota in ogni Paese europeo c’è una legge specifica e un importo diverso ma che alla fine da un mensile pressoché identico. A questo livello sta puntando la proposta delle opposizioni italiane con una retribuzione di 9 euro lordi, mentre quasi ovunque è minimo di 10-12 euro.
Spagna e Francia: l’importo si valuta su salario medio e inflazione
In Spagna recentemente il salario minimo è aumentato dell’8% rispetto al 2022, frutto di un accordo tra il governo e i due sindacati più rappresentativi a livello nazionale (Ccoo e Ugt). L’importo attuale è di 1.080 euro al mese lordi ed è determinato su base mensile o giornaliera (36 euro al giorno lordi), ma con valori inferiori per i lavoratori temporanei, stagionali e domestici.
In Francia il salario minimo di crescita interprofessionale (Smic) è di 11,52 euro lordi all’ora, pari a 1.747,20 euro lordi mensili (per 35 ore), e si rivaluta in base all’aumento dei prezzi e all’aumento del salario medio.
Regno Unito e Svizzera: leggi diverse ma un salario minimo è previsto
Nel Regno Unito esiste il National Minimum Wage Act dal 1998, con un valore deciso ogni anno dal governo sulla base delle raccomandazioni della Low Pay Commission, basandosi sull’andamento dell’economia, del costo della vita e degli stipendi.
Il salario minimo è calcolato considerando una tariffa oraria e l’importo varia in base all’età. Attualmente va da dai 5,28 sterline (6,07 euro) lorde per i lavoratori sotto i 18 anni, 7,49 sterline (8,58 euro) da 18 a 20 anni, 10,18 sterline (11,66 euro) da 21 a 22 anni e 10,42 sterline (11,94 euro) da 23 anni e oltre (National Living Wage).
Secondo la legge federale svizzera non esiste un salario minimo mensile nazionale. Tuttavia, ci sono cinque cantoni che hanno implementato i salari minimi: si va da circa 19,75 franchi lordi all’ora (20,31 euro circa), definiti dal Canton Ticino, ai 24 franchi dal Cantone di Ginevra (24,45 euro ). Inoltre, ci sono periodicamente iniziative cantonali per l’introduzione di un salario minimo, come avvenuto recentemente a Zurigo dove il primo consiglio comunale ha detto sì all’introduzione di un salario minimo di 23,90 franchi lordi all’ora(24,35 euro).
Una ricerca certifica gli effetti benefici del salario minimo in Germania
Lo studio Reallocation effects of the Minimum Wage, pubblicato dalla Oxford University Press, per conto del Dipartimento della Harvard University certifica gli effetti pratici positivi della legge nazionale introdotta in Germania nel 2015: “Il numero di posti di lavoro pagati meno di 8,5 euro all’ora è diminuito subito dopo l’introduzione della norma e il trend è coinciso con l’aumento degli impieghi maggiormente retribuiti”.
Come riportava anche Il manifesto del 20 agosto di due anni fa, anno di pubblicazione della ricerca, il salario minimo funziona e non causa perdita occupazionale. Anzi, aumenta la qualità della vita dei lavoratori e consente di ammodernare gli stabilimenti produttivi.
La ricerca, firmata dagli studiosi del Dipartimento di economia Christian Dustmann, Attila Linder, Uta Schonberg, Matthias Umkehrer e Philipp Vom Berge, analizza gli effetti del salario minimo introdotto in Germania dal 2015. E smentisce ancora una volta le analisi fatte da economisti business-oriented e liberal, secondo cui la misura avrebbe dovuto produrre nel Paese 900mila nuovi disoccupati e un impatto negativo sul pil. La ricerca evidenzia un aumento del benessere dei lavoratori e la loro riallocazione “dalle realtà meno produttive a quelle più competitive”. Nessun impatto negativo sulla crescita. La Germania ha visto il pil salire del 20%.
Quindi cosa aspettiamo?