Salina (Taxi): “Gli abusivi non sono tassisti! La stampa continua a sbagliare”
“Chi ha scritto l’articolo non specifica che l’abusivo non è un tassista, ma un individuo che fa parte della schiera delle multinazionali che operano irregolarmente”
La settimana scorsa un articolo sulla cronaca romana titola: “Tassista violenta turista sul taxi a Roma, condannato a 2 anni. La turista ha dovuto pagare anche 50 euro di corsa”. Il problema è che il violentatore si spacciava tassista ma non lo era, era un abusivo, cioè un truffatore. Come se a rapinare una banca fosse un malandrino con la divisa da carabiniere e noi titolassimo: “Carabiniere rapina una banca”. Molto sinceramente la nostra categoria continua a fare figure pessime e pubblica titoli impresentabili a fronte di notizie chiare e limpide. All’interno dell’articolo si parla di abusivo ma il titolo ci porta in un’altra direzione.
Il segretario nazionale della Fast Confsal Taxi, Raffaele Salina, è inferocito:
“Il fatto accaduto è grave, ma il colpevole non è un tassista, ma un abusivo che si spacciava per tassista. Ricordiamo che i clienti, soprattutto in alcune zone di Roma, vengono letteralmente travolti da una valanga di abusivi che si spaccia per tassisti. I poveri clienti che sfuggono impauriti, raggiungono il taxi regolare e con gentilezza e ospitalità vengono trasportati in città.
Noi siamo i primi a denunciare la presenza di abusivi ma le nostre denunce cadono nel vuoto. Io mi rivolgo al direttore del Messaggero, autorevole testata giornalistica romana a rivedere l’articolo e ad invitare la giornalista che lo ha scritto a fare una rettifica e a scusarsi con i tassisti.
Perché chi ha scritto l’articolo non specifica che l’abusivo non è un tassista, ma un individuo che fa parte della schiera delle multinazionali che operano irregolarmente sul mercato dei trasporti. C’è forse qualcosa o qualcuno che impedisca di scrivere di loro? Sono amareggiato anche rispetto alle regioni, ai comuni e al governo che non hanno mai una parola a difesa di uno dei servizi fondamentali delle nostre città.
La premier Meloni nel suo discorso di insediamento dichiarò: “Dobbiamo ridare lustro alle nostre aziende e attività, meritano rispetto”. Un rispetto che non abbiamo avuto. La nostra richiesta d’incontro al governo per regolarizzare le piattaforme tecnologiche e le multinazionali con un DPCM e ottenere quei famosi decreti attuativi licenziati nel 2019 che stanno marcendo nel cassetto, è lettera morta. Un incontro richiesto 3 mesi fa e ancora nessuna risposta. Se l’articolo del Messaggero non sarà rettificato con le dovute scuse nei nostri confronti, ci riserviamo di agire legalmente con tutte le armi a nostra disposizione. Dobbiamo difendere i nostri lavoratori e il nostro lavoro”.