Salviamo i ragazzi della Boreale dagli affaracci di Roma Capitale
Il Comune di Roma e il CONI hanno il dovere di salvare la ASD Boreale: è una questione sportiva e politica
I bambini e i ragazzi della ASD Boreale, difficilmente potranno mai dimenticare questo Natale. Il rischio che pende come un incudine in capo alle sorti sportive di questi giovani atleti, è la possibilità – sempre più concreta – di non avere più un campo dove allenarsi: una seconda casa dove incontrare i coetanei, formare le loro fragili personalità, dove sottrarsi alle tentazioni distruttive sempre in agguato dietro l’angolo dell’adolescenza. La prima squadra della Boreale, con pochi mezzi e senza stipendi, è riuscita ad arrivare in categoria Eccellenza, alla faccia del grande business che tira su campioni alimentandoli a illusioni di soldi e belle donne.
Di chi è la colpa? Un po’ di Mafia Capitale, un po’ di certi giornalisti i quali non hanno raccontato la verità su un piccolo grande equivoco, preferendo offrire ai lettori in buona fede, una versione di comodo che rispondesse alle sole logiche sensazionalistiche. Il tutto a soli pochi giorni di distanza dall’ennesima boutade mediatica del governo Renzi che ha riproposto la candidatura di Roma Capitale ai futuri Giochi Olimpici. Ma come si fa a candidare una città all’organizzazione dell’evento sportivo più importante al mondo, quando le istituzioni di quella stessa città non sono in grado di garantire e promuovere adeguatamente lo sport di base, quel vivaio giovanile unica fucina dei campioni olimpici di domani?
Quello che succede pochi giorni fa al Centro sportivo di Tor di Quinto, casa adottiva della ASD Boreale, è la conseguenza degli ultimi colpi di cosa maldestri dell’inchiesta che ha sconvolto la politica romana, ribattezzata “Mondo di Mezzo”. Dalle intercettazioni telefoniche dei Ros, emergono le conversazioni intercorse tra Roberto Vigilanti, presidente della società US Boreale S.r.l., e un tale Brugia, su certi affari poco chiari che riguarderebbero un centro sportivo di Tor di Quinto dove gli affaristi immaginano la costruzione di asili e ristoranti. Vicino al “campo con il laghetto”, quello di cui parlano Vigilanti e Brugia nelle intercettazioni, c’è un altro campo, quello più famoso, dove il 3 maggio scorso fu ferito mortalmente il giovane tifoso del Napoli, Ciro Esposito, mentre si disputava a Roma la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Lo stesso in cui si trovano i campi dove si allena la ASD Boreale. A una lettura attenta, saltano agli occhi due piccole coincidenze che tuttavia risultano determinanti nel fuorviare la realtà, e oggetto di facile strumentalizzazione da parte di chi non è interessato a raccontare i fatti per come sono. Errore di superficialità o tentativo maldestro di macchinazione mediatica? L’unico fatto accertato è che in questo week end di campionato, le 10 squadre della ASD Boreale hanno dovuto chiedere ospitalità alla società sportiva del Don Orione. Quest’ultima si è resa subito disponibile, nonostante le difficoltà logistiche e organizzative.
Dopo i titoloni di certa stampa che ha voluto associare erroneamente la Boreale S.r.l. di Vigilanti con la società sportiva ASD Boreale, la Procura dai cui uffici provengono i dossier pubblicati, intima al Comune di accelerare le operazioni di sgombero del campo, quello dove avvennero i tragici fatti del 3 maggio, basandosi quindi su presupposti a dir poco fantasiosi. Il centro sportivo incriminato dalle intercettazioni, infatti, è quello poco distante. Quello del laghetto, quello di Vigilanti, della Boreale SRL, non della Boreale ASD.
Il Comune, nella veste dei funzionari dell’Ufficio Sport, si presenta quindi il 18 dicembre dalla ASD Boreale ordinando alla cooperativa che si occupa della guardiania, di impedire l’accesso agli atleti della Boreale ASD. Questa ha iniziato regolarmente il campionato perché iscritta dalla FIGC che ha ritenuto la società in possesso di tutti i titoli previsti, a partire da un campo regolamentare dove svolgere le partire in casa. Questo perché ad inizio stagione, i legittimi gestori del centro sportivo, l’ASD Real Fettuccina, si sono resi disponibili in tal senso.
I legami tra la società sportiva Boreale e la omonima S.r.l. di Vigilanti, associata dalla procura all’inchiesta su Mafia Capitale, sembrano essere inoltre molto labili e anzi, totalmente inesistenti. Il fondatore della Boreale S.r.l. è infatti Alessandro Passi, il figliastro di Enzo Passi, che fu presidente per qualche anno della ASD Boreale. Nonostante le omonimie, tra le due entità giuridiche, a quanto risulta dalle carte, non sembrano essere mai intercorsi rapporti o intenti di alcun genere. Inoltre, la dirigenza attuale si dice assolutamente estranea ai trascorsi amministrativi dell’Associazione.
Il Centro sportivo di via di Tor di Quinto 57b è diventato un posto spettrale, privo di vita. Ogni tanto entra una macchina, scende un ragazzino con la borsa della Boreale. In queste ore concitate, la dirigenza non è riuscita a raggiungere telefonicamente tutte le famiglie, per avvertire che la partita si giocherà ai campi del Don Orione. Sul viso dei ragazzini è facile leggere disorientamento. Giocare in casa senza una casa non è un buon auspicio per la partita.
Ci raggiunge al telefono Alfredo Iorio, autore nel 2003 – insieme a tanti altri come lui – dell’occupazione di questo spazio che per anni era stato lasciato a morire, come tante cattedrali dello sport nel deserto arido delle politiche italiane. Iorio rivendica l’occupazione che ha dato casa a tante realtà sportive, culturali e sociali, a partire proprio dalla ASD Boreale. “Senza questo spazio, l’eredità sportiva e sociale di Don Marino Marani che fondò la Boreale nel 1946, sarebbe svanita nel nulla”.
“Questo spazio sarebbe andato in mano ai soliti imprenditori che con la scusa della gestione privata del bene pubblico, avrebbero fatto solo il loro si bene, insieme agli amici politici di turno. La cronaca di questi giorni ce lo conferma, a prescindere dai colori politici e dalle ideologie, che per questi signori si riassumono solo in una parola: soldi”. “E’ dal 2010 che la parte politica degli occupanti originari ha lasciato quest’area; sono rimasti però tutti gli altri, compresi tanti disperati senza fissa dimora, come Daniele De Santis che se ha sbagliato è giusto che paghi, ma che ai tempi aveva bisogno di un posto dove dormire”.
“Chiedo a voi giornalisti di cercare il bandolo di una matassa che forse è possibile ritrovare nella risposta ad alcuni quesiti: di chi è la reale proprietà di questi terreni? Con quali criteri sono stati mandati a bando? Perché gli aggiudicatari di queste aree pubbliche sono sempre gli stessi grandi imprenditori che hanno mandato a picco lo sport nazionale? Date un’occhiata ai medaglieri olimpici degli ultimi vent’anni”.
“Su quest’area vogliono costruire un centro sportivo privato la cui fruizione sarà esclusiva dei pochi che potranno permetterselo. La scuola calcio della Boreale ASD è aperta a tutti, anche a chi non può permettersi la quota annuale che, oltretutto, serve a coprire appena le spese” .
“Andate a riprendere il bando di gara – continua Iorio infuocato – guardate i nomi in lizza, verificate le parentele politiche di allora, e rispondetevi. Fino al 2010, prima che ce ne andassimo, fuori da quel centro c’era la fila: una massa di perbenisti, politici e imprenditori, lacchè di avidi speculatori troppo vigliacchi anche per metterci la faccia, che venivano con le borse piene di progetti e di soldi, pensando di aver trovato un nuovo eldorado nel centro di Roma. Fino al 2010, questi signori sono stati letteralmente presi a calci in culo, uno per uno”.
“Arrivederci” – conclude.
A prescindere dalle vicende amministrative, burocratiche, giuridiche, il Comune di Roma e il Coni hanno il dovere di salvare la ASD Boreale, i suoi atleti, la sua storia. E’ una questione sportiva, sociale. E’ una questione politica.