Salvini al Viminale: il gioco del cerino tra Meloni e Mattarella
Tra i palazzi del potere l’impasse su chi dovrà negare al leader della Lega il Ministero degli Interni
È forse la grana peggiore del post-voto, che ha dichiarato la vittoria netta per il centrodestra. Se, dopo due elezioni politiche andate a vuoto, sembra chiaro a chi affiderà la guida del Paese Sergio Mattarella, non è così semplice la composizione del nuovo governo a guida Giorgia Meloni.
È l’impasse Salvini-Viminale, con il leader leghista che non ha mai fatto mistero di voler tornare al dicastero occupato nel primo governo Conte. L’impasse tra il Colle e la futura premier è su chi dovrà dire di no a Matteo Salvini per un suo ritorno al Viminale. Nessuno vuole partire con un esecutivo “azzoppato” da una presenza considerata imbarazzante: uno dei leader politici europei che maggiormente ha simpatizzato per Putin in una poltrona di rilievo per un Paese membro della Nato e che vuole rafforzare il suo legame con gli Stati Uniti.
Per questo Giorgia Meloni spera che sia Sergio Mattarella a convincere il capo del Carroccio, mentre al Quirinale sperano nell’esatto contrario: che sia la leader di Fratelli d’Italia a risolvere la questione.
Come affronterebbe le tensioni sociali?
Questo in virtù di un altro tema che preme al Colle: come potrebbe un Ministro dell’Interno così contestato a mantenere l’ordine pubblico in caso di disordini e tensioni sociali che potrebbero scaturire durante l’inverno, dovute ai rincari delle bollette di luce e gas o al possibile razionamento energetico per aziende e famiglie?
Insomma, la grana post-voto potrebbe rimanere insoluta fino a metà ottobre, quando inizieranno le consultazioni del Capo dello Stato, cosa a cui non vorrebbe arrivare Giorgia Meloni. Sarà lei a parlare a carte scoperte con Salvini oppure sarà Mattarella in sede di consultazioni a far “ragionare” il leader della Lega?