San Paolo, finalmente la riqualificazione del “Bidet” abbandonato
Al via i lavori di messa in sicurezza e di bonifica dell’area di via Giustiniano Imperatore, zona San Paolo, dove sorge il tristemente famoso albergo incompleto, ribattezzato, il “Bidet”
Al via, finalmente, i lavori di messa in sicurezza e di bonifica dell’area di via Giustiniano Imperatore – Municipio VIII, zona San Paolo – dove sorge il tristemente famoso albergo incompleto, ribattezzato, per via della sua forma e del suo colore, il “Bidet”.
“Il Municipio Roma VIII, dopo aver sollecitato e poi diffidato la proprietà del “Bidet”, ottiene un intervento del curatore fallimentare dell'azienda Acquamarcia per la bonifica vegetazionale, per lo smontaggio e la rimozione della mega struttura in tubi innocenti, per la rimozione dei rifiuti, per il ripristino della recinzione e per la piena messa in sicurezza dell'area intorno allo stabile, che in questi anni è stata ricettacolo di ogni tipo di spazzatura e fonte di pericolo ed insicurezza per i cittadini della zona”. A darne nota sono Andrea Catarci, presidente del Municipio VIII, e Massimo Miglio, assessore municipale all’Urbanistica.
“Questa prima operazione, preziosa per gli equilibri di quartiere, deve essere solo il preludio di un recupero definitivo di un bene che per troppo tempo è stato lì a simboleggiare l’illogicità di operazioni urbanistiche fuori contesto, di scelte sbagliate ed improprie di cui il territorio non sentiva il bisogno e di cui, malgrado ciò, paga le conseguenze. Il mastodontico stabile è legato a filo diretto con l’edificazione di Piazza dei Navigatori, su cui, ancora oggi, il Campidoglio non è riuscito a recuperare gli oltre 20 milioni, in lavori di riqualificazione della zona che la cordata imprenditoriale si era impegnata a fare e che non ha mai fatto”, continuano i due.
Catarci e Miglio vanno oltre, e ritengono che sia opportuno, soprattutto alla vigilia dell’anno giubilare, “prevedere l’acquisizione al patrimonio pubblico del “Bidet”, in forma di parziale risarcimento per la città, per trasformarlo in un bene utile alla collettività, come un ostello per i giovani o un servizio per l’emergenza abitativa”.