Sandro Torella al Teatro Duse con “Dritto a cuore”, con Massimo Mirani
Tutta la vita, la storia intera dell’Uomo sulla terra sono un incontro magico tra verità e mito. Anche questo spettacolo lo è in fondo
Politica, cinema, riflessione sulla storia e sulla vita. Dritto al cuore è un concentrato di tematiche intimistico-sociali, il punto di incontro di alcuni fuochi della tua elaborazione artistica.
Uno spettacolo molto particolare dal sapere cinematografico sia per la storia legata al cinema anni 70 e in particolare al film “Il commissario di ferro” di cui Massimo Mirani è stato uno dei protagonisti e a cui questa storia si ispira, almeno nelle premesse. La storia di un vecchio attore ridotto in povertà e solitudine che rivive il suo passato a seguito dell’incontro con un giovane aspirante attore, una sorta di alter ego del protagonista, un’immagine onirica probabilmente.
Sullo sfondo del racconto il terrorismo, gli anni di piombo, quel cinema fatto di sangue droga e anarchia. Si raccontano storie vere attraverso il viaggio di un attore che ha vissuto attivamente quel periodo storico di cui siamo figli.
Lo spettacolo, pur nei riferimenti “concreti”, è una sorta di viaggio nei meandri della mente, un itinerario onirico che incrocia il topos della paternità, della responsabilità individuale, dei conti da fare con la propria storia. Perché questo impianto sospeso tra sonno e veglia?
Abbiamo scelto questa chiave narrativa perché meglio poteva unire tutti i tasselli della vita travagliata di un personaggio così particolare e in più ci permetteva di vivere la scena emotivamente considerate le difficoltà attorniati sul piano interpretativo, una bella sfida da attori insomma. Interpretare il viaggio nella mente di una persona in due sul palco è stato un lavoro complesso ma molto interessante.
Massimo Mirani, autore culto del “poliziottesco”, ha un ruolo preminente nella tua pièce. Come è lavorare con lui?
Attore di grande esperienza dopo tanti film e spettacoli fatti in una carriera così lunga, ma soprattutto un amico con cui confrontarmi continuamente, quando lavoriamo insieme è sempre una bella esperienza e un’ottima occasione di crescita personale e professionale.
Per me quei film rappresentano molto perché sono stati un riferimento importante dell’infanzia e dell’adolescenza, sono legati a ricordi speciali, ai momenti passati in famiglia a guardarli insieme, le battute ripetute a scuola con gli amici. Poter interpretare oggi qualcosa che rievoca quei tempi con uno dei protagonisti dell’epoca per me è un onore e uno splendido dejavù.
Gli anni Settanta sembrano, ancora oggi, una lunga parentesi di cronaca mai transitata nel terreno della storia. Com’è confrontarsi con questo decennio, schiacciato tra narrazioni fallaci e racconti “mitici” e parziali?
Tutta la vita, la storia intera dell’Uomo sulla terra sono un incontro magico tra verità e mito. Anche questo spettacolo lo è in fondo. I racconti sono veri sì, ma poi la realtà muta man mano che la si racconta, che la si tramanda e così anche questo nostro momento onirico rappresentato sul palco. Immagino che il pubblico esca dalla sala con il sapore di aver vissuto nella mente di un altro, ma spero possa indagare dentro di sé su ciò che questa storia ispira dentro ognuno di noi.
Un viaggio in quel periodo così intenso e pericoloso e soprattutto un viaggio nell’animo di un individuo, una esperienza particolare per tutti. Questo è ciò che abbiamo tentato di suscitare nello spettatore. Vi aspettiamo a teatro.
Teatro Duse, Via Crema 8 – Roma