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Sandro Torella: “Tornare alla normalità non sarebbe normale”

Sabato scorso, 2 ottobre, Sandro Torella ha incontrato in uno spazio teatrale all’aperto, più di 600 persone, per la libertà di confrontarsi

Sandro Torella

Sandro Torella

Sabato scorso, 2 ottobre ci siamo incontrati in uno spazio teatrale all’aperto con oltre 600 persone. Una serata all’insegna dell’intrattenimento, del teatro, della musica, in occasione della presentazione delle mie attività sia quelle dal vivo che le novità online sul sito sandrotorella.it per la prossima stagione.

Alla ricerca di una nuova normalità

Uno splendido casale, un piazzale trasformato in platea immerso nel verde, tanti posti a sedere e un palco con tela per proiezione sul quale abbiamo proiettato i lavori fatti negli ultimi due anni. HardWork, un corto selezionato in dieci festival internazionali, il corto Vittorio sul tema dell’Alzheimer e la prima puntata della serie web Uno Bravo.

Abbiamo così scelto una nuova normalità, la libertà di incontrarci e conoscerci. Entrare in contatto senza i vincoli formali posti da una normazione che non può variare i comportamenti dell’individuo, quei comportamenti secondo natura, perché la legge non può e non ha mai ricoperto questo ruolo.

Perché la legge serve a disciplinare i comportamenti umani sì, ma nella libertà di azione, nel libero arbitrio. Non è pensabile che la normazione possa essere usata per ordinare i comportamenti, altrimenti siamo nella follia dello stato etico: il mondo non è un carcere a cielo aperto e tantomeno un ambulatorio organizzato di zombie a spasso.

Tutti liberi di muoversi e conoscersi oltre la normalità.

La normalità non sarebbe normale

Dopo il carcere ingiustificato delle menti, la libertà assume tutt’altro sapore, la si gusta, la si capisce, la si apprezza veramente.

Senza scaletta o canovaccio da seguire, mentre la gente si accomodava, prima del tempo, ho preso il microfono per spiegare dove fossero ubicati i bagni. Ho improvvisato dal nulla un lungo monologo, presentando tutti gli amici e collaboratori: il direttore d’orchestra Andrea Colombini, l’insegnante di inglese Alessio Frank Joseph, il consulente d’impresa Giancarlo Barbarisi e i miei allievi che si sono esibiti in due scene teatrali di fronte a un pubblico così numeroso e entusiasta di tornare a vivere o meglio di cominciare a vivere in una nuova comunità con una rinnovata consapevolezza.

L’orso e il coniglio

Durante la serata ho ricordato una battuta di Eddy Murphy in un suo vecchio spettacolo di standup “un orso e un coniglio stanno defecando in un bosco. L’orso chiede al coniglio se gli dà fastidio sporcare il suo pelo bianco di escrementi. Il coniglio risponde: no. L’orso allora prede il coniglio e ci si lustra le terga”.

Questo è ciò che abbiamo vissuto o meglio che i conigli hanno vissuto in questi diciotto mesi: usati come carta igienica dagli orsi con la violenta persuasione di una comunicazione di massa tritacarne. Ora basta.

La normalità la inventiamo noi vivendola. La nostra realtà del momento, scelta e vissuta senza stupidi vincoli è la normalità. Tornare alla loro normalità per noi non è normale.

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