Sanificazione chimica virucida dei luoghi chiusi: l’assurda occasione mancata
“Le mascherine non possono filtrare particelle così piccole, occorre sanificare i luoghi chiusi e installare impianti di areazione adatti”
Quasi un anno fa scrissi con una PEC ai ministri e e al presidente Conte, Speranza, Rettori, Direttori Generali, e altre figure di riferimento per la gestione della pandemia.
In quanto medico avevo anche scritto di riadattare ad hoc il Forlanini (che è adiacente allo Spallanzani) sia come reparto degenze per malati acuti di Covid, sia come Centro di Ricerca: nulla di nulla. Mentre adesso escono articoli a fine epidemia anche sul British Medical Journal.
Non mi hanno ascoltato. Si sono concentrati solo su:
- Mascherine e DPI (costosissime).
- Tamponi molecolari furbetti del quartierino (costosissimi).
- Test rapidi antigenici (spesso inattendibili).
- Mutazioni virali e varianti.
- Vaccini (ultra costosi e di utilità questionabile se non di massa).
- Comparsate televisive a tutte le ore, senza mai accettare un vero contraddittorio: Giletti, Vespa, Porro, Floris, Mara Venier…
Chissà perchè, io credo di averlo intuito però…
Il risultato finale è che si veleggia verso i 130.000 – 150.000 morti
Australia morti totali (senza vaccinazione) meno di 250 decessi.
Nuova Zelanda morti totali (senza vaccinazione) meno di 30 decessi.
Nessuno però comunica queste evidenze sulle reti nazionali: perché?
Che cosa sono i coronavirus
Il virus SARS-CoV-2, responsabile della attuale pandemia Covid 19, è un coronavirus di circa 60-140 nm. Esso è caratterizzato ormai nel mondo da migliaia di mutazioni geniche che in alcuni casi ne hanno aumentato le caratteristiche patogene verso il genere umano (contagiosità e letalità).
Il coronavirus deve il suo nome all’aspetto che presenta alla microscopia elettronica. È un tipo di virus presente sia nell’uomo che animali. In realtà, i coronavirus sono una famiglia di virus descritta per la prima volta tempo negli anni ’60, ma la cui origine è ancora sconosciuta.
Sei diversi tipi causano malattie diverse, da un raffreddore a una sindrome grave respiratorio (una grave forma di polmonite).
Sono virus contenenti un grande genoma a base di RNA.
Il nome tecnico del ceppo è 2019-nCoV e non è nota perfettamente la sua origine anche se si pensa che dipenda da un salto di specie (pipistrelli) con un serbatoio animale ancora non identificato la cui origine non è ancora nota.
Negli ultimi venti anni anni, tre grandi focolai epidemici sono stati causati da coronavirus: SARS-CoV (sindrome respiratoria acuta e grave), MERS-CoV (Sindrome respiratoria del Medio Oriente) e l’attuale 2019nCoV.
Il virus sulle superfici e nell’aria degli ambienti chiusi
Il virus oltre a permanere a lungo sospeso in aerosol negli ambienti chiusi, rimane vitale anche 72 ore su alcune superfici particolari (plastica, cartone, carta, acciaio, vetro, ecc). Esso è molto sensibile alla temperatura esterna. E’ un virus termolabile, ma vive bene a temperature di 21-23 ° C. Inoltre, è sensibile ai raggi ultravioletti e al calore, viene inattivato dai solventi lipidici come etere, etanolo 75%, disinfettanti contenenti cloro, acido peracetico e cloroformio.
Una via di contagio virale può essere rappresentata oltre che dalle mucose respiratorie, anche da quelle congiuntivali. Le modalità di contagio del virus sono principalmente tre e sono in funzione della cd “carica virale” cioè di quanti virioni sono presenti nell’ ambiente:
1) per contatto ravvicinato e diretto con una persona infetta;
2) per inalazione di goccioline microscopiche prodotte dalla persona infetta (aerosol respiratorio);
3) tramite contatto diretto con superfici contaminate dal virus.
Ai fini delle modalità di trasmissione è determinante il fatto che le persone infette tossendo, starnutendo, parlando e respirando emettono goccioline di liquido infettate con il virus. Tai goccioline possono: depositarsi sulle superfici vicino alla persona infetta e quindi essere poi riprese da chi tocca tali superfici (contatto indiretto); essere inalate da chi si trova vicino alla persona infetta o in un ambiente contaminato.
La sanificazione chimica virucida: inspiegabile grande assente
La attenzione attuale del Legislatore è concentrata soprattutto sui vaccini, sugli organi regolatori per la loro approvazione (FDA in USA ed EMA in Europa), mentre fino a poco tempo fa era concentrata soprattutto sui tamponi molecolari e sui test antigenici rapidi. Sullo sfondo si intravedono le nuove terapie a base di anticorpi monoclonali, un po’ più in ritardo.
Le caratteristiche di questi strumenti diagnostici e terapeutici è il loro rilevante costo economico per la collettività (sia diretto o indiretto). Oltre al fatto che l’Italia non produce direttamente i vaccini su licenza.
E’ evidente che il ritardo accumulato sin dall’ inizio nel settore (ben 80.000 morti in Italia dal 1 Settembre 2021) condiziona pesantemente sia lo sviluppo economico e sociale della nostra società, sia il gap con gli altri competitors internazionali. In primis Germania, Cina ed USA, che già si apprestano a ripartire e quindi a riguadagnare importanti quote di mercato produttivo.
Nella pandemia Covid 19 ci si è dimenticati degli insegnamenti della Storia: si sa da secoli che nelle malattie diffusive respiratorie, la stragrande maggioranza dei contagi e tutta la filiera della circolazione virale da uomo ad uomo avviene al chiuso. Il virus, essendo molto piccolo circa 160 nm, sfugge alla filtrazione delle comuni mascherine e si diffonde molto facilmente in aerosol virali soprattutto se si staziona a lungo in ambienti chiusi poco ventilati.
La mancanza o carenza di una legislazione specifica in materia ha contribuito a determinare lo spread massivo (soprattutto nei settings invernali, autunnali e primaverili) laddove i locali siano poco igienizzati, molto poco ventilati (sia meccanicamente che mediante frequente apertura delle finestre) e soprattutto mai sanificati periodicamente con virucidi chimici.
Questo aspetto è soprattutto vero nei locali fortemente frequentati dalla gente (ospedali, pronto soccorsi, asl, comuni, tribunali, banche, treni, scuole, autobus, navi, traghetti).
La sanificazione chimica virucida
La sanificazione chimica si associa anche alla considerazione che attualmente quasi ovunque gli impianti di condizionamento e ventilazione meccanica negli ambienti chiusi aperti al pubblico non dispongono né di sistemi a pressione negativa.
I sistemi a pressione negativa sono quelli in cui non vi è ricircolo della stessa aria ma la sua eliminazione all’ esterno della struttura.
E neppure di frequenti sistemi di filtrazione intercambiabile tecnologicamente avanzati ed in grado di catturare anche le particelle virali o comunque di abbatterne drasticamente la carica ambientale. Cosa che per esempio avviene nei rigidi standards aeronautici con i filtri HEPA e similari.
La scarsa attenzione del Legislatore Nazionale e della CTS alla sanificazione chimica degli ambienti chiusi ma aperti al pubblico ha rappresentato sicuramente una vera e propria occasione mancata al fine di ridurre la carica virale di questi ambienti.
La Spagnola e gli insegnamenti dimenticati
E’ noto, infatti, che sin dai tempi di Florence Nightingale ed ancora di più dalla famosa epidemia “Spagnola” del 1918, si desse importanza oltre che al distanziamento sociale interumano ed alle mascherine, alla aereazione degli ambienti chiusi.
Non si aveva a disposizione strumenti tecnologici raffinati, ma oggi si sa che questa procedura permette la ventilazione esterna delle stanze e la riduzione della concentrazione del virus nell’aria interna.
La questione si è fatta più complessa, da quando si è dovuto provvedere a risparmiare energia dalle fonti fossili e quindi si è dovuto a conservare la temperatura interna degli ambienti chiusi mediante la realizzazione di serramenti sempre più sigillanti ed ermetici, parallelamente alla introduzione di pompe di calore mediante ventilazione meccanica di ogni singolo ambiente.
Occasione mancata ma non tutto è perduto
Questo sistema, se non opportunamente manutenuto e periodicamente igienizzato e sanificato chimicamente (standards legislativi) determina condizioni pericolose per la concentrazione di sostanze chimiche, batteri, muffe e virus. In questo senso parlo di occasione mancata.
Il Legislatore ha perso di vista la lezione della Storia (pur se dotato di poteri incommensurabili da condizione di emergenza che ha di fatto esautorato il Parlamento), ma soprattutto lo ha fatto la Commissione Tecnica Scientifica (CTS). A mio giudizio è stato dovuto alla preponderanza di figure professionali ben poco avvezze a questo tipo di problematiche sanitarie. Quando invece avrei visto meglio un maggior numero di Esperti nel settore della Igiene, Sanità Pubblica ed Epidemiologia.
I mezzi chimici per la sanificazione chimica non sono eccessivamente costosi e si sarebbe potuto normare specificatamente in questo senso molto più di quanto si è fatto. E anche mediante disciplinari tecnici specifici ed indicazioni precise di chi produce cosa e di chi deve provvedere direttamente alla sanificazione.
Né si è legiferato in materia di condizionamento e salubrità dell’ aria indoor. Soprattutto se dedicata ad ambienti lavorativi (caratteristiche impianti, filtri innovativi, standards di manutenzione, ecc).
La sensazione è quindi quella di trovarci spesso in ambienti chiusi dove ricircoli aria potenzialmente contaminante e contaminata. E dunque laddove una semplice mascherina facciale sia pure altamente filtrante, ben difficilmente potrà impedire il passaggio di particelle di dimensioni piccolissime come i virus.
Questo aspetto, oltre alla attenzione a particolari metodi molto costosi ed infine una propensione agli investimenti ospedalieri, ci ha fatto perdere di vista il vecchio assunto. Quello che le epidemie si combattono, si vincono o si perdono, sul territorio e non negli ospedali. Però, se semplicemente lo si vuole, si può riguadagnare il tempo perduto!!
Dott. Francesco Russo Medico-Chirurgo
Ricercatore Confermato Dipartimento di Scienze Chirurgiche
Università di Roma Tor Vergata