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Sanità pubblica: Liste d’attesa, il grande malato del Servizio Sanitario Nazionale

L’indagine di Federconsumatori sottolinea inoltre un’altra criticità: la scarsa trasparenza delle informazioni sui tempi di attesa

Un medico in braccia conserte in ospedale

Attese di oltre tre mesi per una visita gastroenterologica urgente, prescritta con priorità “U” (da eseguire entro 72 ore). Nove mesi per una visita cardiologica differibile (“D”), che dovrebbe essere effettuata entro 30 giorni. Due anni per una mammografia, quasi quattro anni per una colonscopia. Sono solo alcuni dei dati drammatici emersi dall’ultimo monitoraggio di Federconsumatori, che conferma come il problema delle liste d’attesa in Italia sia tutt’altro che risolto, nonostante le recenti riforme normative.

Il decreto del 7 giugno 2024, convertito nella Legge 107, avrebbe dovuto ridurre drasticamente i tempi di attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici. Tuttavia, l’indagine condotta tra ottobre e novembre 2024 dimostra che il cambio di passo tanto atteso non si è verificato, lasciando milioni di italiani di fronte a ritardi inaccettabili, costretti a rivolgersi al privato o, peggio, a rinunciare alle cure.

Liste d’attesa: salute pubblica e fiducia nel sistema

Le liste d’attesa non sono solo un problema organizzativo: hanno conseguenze dirette sulla salute delle persone. Un ritardo di mesi (o anni) nell’effettuare una visita specialistica o un esame diagnostico può compromettere la prevenzione, ritardare diagnosi precoci e aggravare il decorso delle malattie. Il tempo in medicina è un fattore cruciale, eppure il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) fatica a garantire l’accesso tempestivo alle prestazioni.

Secondo Mimma Iannello, coordinatrice dell’indagine di Federconsumatori, il problema riguarda tutte le Regioni, da Nord a Sud: “Ancora troppi cittadini sono costretti ad attendere mesi o anni per una visita o un esame diagnostico. Il ritardo nell’accesso alle cure non è solo un disservizio: mina la fiducia nel Servizio Sanitario Nazionale, che invece dovrebbe essere sostenuto e potenziato con risorse, personale e strumenti adeguati.”

L’indagine sottolinea inoltre un’altra criticità: la scarsa trasparenza delle informazioni sui tempi di attesa. Molti portali regionali non pubblicano dati aggiornati, mentre le “agende chiuse” e le “liste bloccate”, vietate dalla legge, continuano a essere una realtà, impedendo ai cittadini di prenotare visite ed esami.

4,5 milioni di italiani rinunciano alle cure

Un dato particolarmente allarmante riguarda il numero di cittadini che, a causa delle liste d’attesa, rinunciano a curarsi. Secondo Roberto Giordano, vicepresidente di Federconsumatori, si tratta di 4,5 milioni di persone, un numero impressionante che riflette le crescenti disuguaglianze nell’accesso alle cure:

“Sempre più italiani si rivolgono alla sanità privata per bypassare le attese del SSN. Questo spostamento della domanda di salute sta svuotando il sistema pubblico, escludendo dai servizi sanitari le fasce più fragili della popolazione.”

L’intramoenia, ossia la possibilità di effettuare visite ed esami a pagamento all’interno delle strutture pubbliche, è diventata una scappatoia costosa, accessibile solo a chi può permetterselo. Un meccanismo che finisce per amplificare le disuguaglianze, trasformando il diritto alla salute in un privilegio per pochi.

La riforma sulle liste d’attesa: benefici ancora lontani

Nonostante la nuova legge sulle liste d’attesa sia in vigore dal primo agosto 2024, la sua piena attuazione è ancora un miraggio. Secondo la Fondazione Gimbe, i decreti attuativi necessari a rendere operativa la riforma non sono ancora stati approvati, rendendo inefficaci molte delle misure previste.

Le novità più attese includono:

  • Un Centro Unico di Prenotazione (CUP) nazionale, integrato con le strutture pubbliche e private accreditate.
  • L’obbligo di disdetta delle prenotazioni per ridurre i tempi morti.
  • Il divieto di chiusura delle agende per evitare liste bloccate.
  • Un sistema di monitoraggio nazionale, gestito da Agenas, per uniformare la lettura dei dati sui tempi di attesa.

Ma finché questi strumenti non saranno operativi, il miglioramento della situazione rimane sulla carta.

Ministero della Salute: informazioni carenti sui portali regionali

Un ulteriore elemento critico riguarda la comunicazione ai cittadini. Un recente monitoraggio del Ministero della Salute evidenzia che molte Regioni non dispongono di sezioni dedicate alle liste d’attesa, rendendo difficile per gli utenti conoscere i reali tempi di attesa per le prestazioni sanitarie.

Solo sei Regioni forniscono informazioni chiare sui percorsi di tutela per i cittadini che non riescono a ottenere una visita o un esame nei tempi stabiliti. La trasparenza rimane un nodo cruciale, e la speranza è che il Portale Nazionale delle Liste d’Attesa, attualmente in fase di sviluppo, possa colmare questa lacuna.

Il diritto alla salute è a rischio

Le liste d’attesa rappresentano oggi uno dei problemi più gravi del Servizio Sanitario Nazionale. Il tempo perso in sanità non è mai neutrale: ogni ritardo può compromettere diagnosi, peggiorare prognosi e, in alcuni casi, costare vite umane.

Il SSN rischia di trasformarsi in un sistema sempre meno equo e universale. La riforma del 2024 ha promesso cambiamenti importanti, ma senza investimenti adeguati e una gestione più efficiente, il problema rimarrà irrisolto.