Sanremo 2023, body shaming, razzismo, omofobia. Noi italiani siamo così?
A Sanremo Chiara Ferragni, Paola Egonu, Rosa Chemical raccontano di body shaming, razzismo, omofobia. Siamo così?
Il Festival di Sanremo 2023 ci sta regalando ogni sera monologhi incentrati su tutto il brutto di noi italiani. ma noi italiani siamo davvero un concentrato di brutture? Vediamo di capire.
A poche ore dall’inizio del festival l’attenzione si era concentrata su Rosa Chemical, pericolosissimo soggetto che con la sua canzone avrebbe deviato milioni di bambini innocenti con le sue ambigue movenze e la canzone sulle fluide abitudini sessuali e di make up degli italiani. Rosa Chemical si è disinnescato da solo, il dibattito finito in Parlamento ha probabilmente preoccupato soltanto la deputata Morgante di Fdl, per ora non risultano bambini col rossetto a scuola. La canzone potrebbe non aver fatto danni e noi potremmo essere salvi.
Sanremo 2023, Chiara e il body shaming
Nella prima serata il monologo di Chiara Ferragni, una lettera a Chiara bambina per raccontare, più a lei che a noi (come se non fosse mediaticamente esposta 24 ore al giorno), quanto sia stata brava, forte e caparbia fino ad emergere tra tutte.
Ora, per carità crediamo a tutto quello che ha raccontato, quello su cui vogliamo porre l’attenzione sono le parole non dette e rappresentate dai suoi abiti. Ben prima del monologo, infatti, la Chiara nazionale ha lasciato parlare i suoi abiti.
Fra tutti, l’abito bianco sfoggia una serie di insulti che l’influencer riceve ogni giorno “perché non ti rifai il seno?” oppure “Photoshop, il culo vero è flaccido” e ancora “a breve un porno”. Un manifesto di come una donna riceva insulti gratuiti sul proprio corpo.
Si chiama body shaming ed è il dilagante diritto che ci arroghiamo sul giudicare le forme del corpo delle persone, criticandole, in particolare attraverso il web e i social network.
Alla seconda serata sembrava andare tutto bene con Francesca Fagnani che non ci fa la predica ma ci porta un pezzo d’ Italia che rimane sempre ai margini, il mondo delle carceri minorili. Nessuna paternale, ci mostra qualcosa che non vediamo e di cui non parliamo, per fortuna ci evita il sottotesto del “siete brutti e cattivi”.
Paola Egonu, Fedez e quel razzismo non detto
Poi arriva Fedez, che durante la sua esibizione strappa una foto del viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami travestito da gerarca nazista e attacca la Ministra Roccella per (l’infelice) frase sulla legge 194: “purtroppo l’aborto è un diritto“.
Per la terza serata ci aveva già avvisato il ministro Salvini. Paola Egonu non si nasconde e fa un bel monologo in cui sottintende con eleganza sul razzismo subito. “Perché mi chiedono se sono italiana?” “Perché mio nonno vive in Nigeria?”, “Perché mi sento diversa?”.
Sanremo 2023, analizziamo i dati
Rosa, Chiara, Fedez, Paola. Siamo davvero quello che loro descrivono? Andiamo a vedere i numeri. Dall’ultimo report sull’Omofobia emerge che tra il 1° maggio 2021 e il 1° maggio 2022 le vittime rilevate (cioè quelle che hanno esplicitamente sporto denuncia alle Forze dell’Ordine per fatti penalmente rilevanti anche in assenza di una specifica legge contro l’omotransfobia) sono almeno 148. Non è affatto escluso che un buon numero di ulteriori vittime abbiano fatto lo stesso ma non abbiano reso pubbliche le cose. È sicuro che molti, per loro motivi non condivisibili ma da rispettare, abbiano sopportato senza denunciare.
Sul body shaming non c’è un numero preciso cui fare riferimento, ma basandoci sull’inchiesta fatta da Skuola.net, su 6000 studenti ben 9 su 10 affermano di aver subito forme di body shaming. Tendenza che si moltiplica se parliamo di personaggi pubblici, maggiormente donne, che sui social ricevono feroci insulti.
E sul razzismo? L’osservatorio del Ministero dell’Interno segna il numero di 1445 reati di legati all’odio razziale. Non bene.
Non resta che prendere atto che Sanremo 2023 sta mostrando a noi italiani la nostra stessa faccia. Qualcosa su cui riflettere per capire se è davvero questa la società che vogliamo per noi e per i nostri figli.