Sanremo 2024, Caselli: “Troppi minuti al Tg1 per presentare il Festival”
Il giornalista e analista dei New Media, commenta l’annuncio di Amadeus al Tg1: “Il valore dei minuti è una faccenda strutturale e culturale”
L’annuncio come al solito è stato ufficializzato in occasione dell’edizione delle 13.30 del Tg1. Il direttore artistico del Festival di Sanremo, Amadeus, ha anche quest’anno presentato in diretta televisiva la lista degli artisti in gara nella kermesse più famosa d’Italia, in scena al Teatro Ariston dal 6 al 10 febbraio prossimi. La comunicazione di Amadeus, al solito, ha generato entusiasmo e inevitabili commenti di disapprovazione da parte di pubblico e appassionati di musica.
La selezione degli artisti
La selezione degli artisti in gara è stata secondo Amadeus puntellata in ogni singolo dettaglio, al fine di garantire una sapiente combinazione. Un mix che si arricchisce di artisti emergenti e nomi consolidati da tanti anni all’interno del panorama musicale italiano. E’ la precisa scelta di un conduttore che intende perseguire l’ideale di un equilibrio dinamico tra tradizione e innovazione, che strizzi l’occhio a un preciso incontro tra linguaggi ed epoche differenti
Tra i protagonisti della settantaquattresima edizione del Festival della Canzone Italiana figurano giovani promesse con notevole esperienza (anche provenienti dal mondo del web) e glorie del passato pronte a riconquistare ancora una volta il cuore del pubblico, compreso quello dei più giovani. Una diversità che garantisce versatili sfaccettature musicali, con brani che attingono ai più svariati repertori: dal pop all’indie, dal rock passando per la musica d’autore.
Il ruolo di Amadeus
Per il quinto anno consecutivo dunque, Amadeus prova a intercettare il gusto del pubblico contemporaneo. Una non facile impresa, che si pone l’obiettivo di non deludere le aspettative per un evento così iconico. L’esperienza del conduttore e la passione per la musica si sono tradotti lo scorso anno nella realizzazione di un evento radiotelevisivo che è riuscito a toccare vette del 66% di share, incollando davanti ai dispositivi oltre 12 milioni di telespettatori di media, con punte di oltre 14 milioni.
In un panorama musicale in costante evoluzione, il Festival di Sanremo rimane dunque un punto di riferimento per la musica italiana, che cerca altresì di configurarsi come una vetrina eclettica e rappresentativa del panorama artistico nazionale.
L’annuncio di Amadeus sui partecipanti del 2024 conferma la dedizione nel mantenere vivo lo spirito di un evento che, oltre a essere una competizione, è decisamente un punto di riferimento del costume Made in Italy.
Il parere del giornalista e analista dei New Media
Abbiamo chiesto a Francesco Caselli, giornalista e speaker radiofonico, un parere sul cast della prossima edizione del Festival e la sua in merito alla modalità di comunicazione dello stesso cast. Francesco Caselli è analista dei New Media e autore del saggio “L’improvvisazione Radiotelevisiva – dagli anni settanta ad oggi”, testo adottato e inserito all’interno del materiale didattico a disposizione degli studenti del corso di laurea in “Videocomunicazione e Giornalismo”, presso l’Università degli Studi di Sassari.
“Secondo me è un cast che può funzionare” – dice Caselli al nostro giornale – “Tra qualche riconferma e volti nuovi, anche quest’anno l’idea era quella di tentare di miscelare in modo omogeneo una serie di esperienze e di grammatiche musicali. Siamo nell’era nella quale il numero dei followers risulta un attestato di comprovato valore artistico, da ritenersi (erroneamente) quasi alla pari di esperienze di palco alle spalle”.
Amadeus ha promesso serate di lunga durata. E’ un valore aggiunto o un limite secondo lei?
“Non è una novità e penso che possa dare modo alla kermesse di essere seguita da un pubblico più eterogeneo e trasversale. Non credo sarà affatto un problema. Sarà un Festival che consoliderà l’esperienza di visione dello scorso anno, ormai votata all’ipermedialità, tra fruizione radiotelevisiva e possibilità del web e dei social network”.
“Lo guarderemo perciò come si dice in gergo, anytime, anywhere, anydevice: secondo quella sempre più consolidata modalità di fruizione tipica della società delle piattaforme. Una visione che si baserà dunque su un approccio molto più personale, mirato alla circolazione di contenuti, atti a cercare di ottenere un cospicuo engagement, cioè un forte coinvolgimento da parte del pubblico”.
Amadeus ormai utilizza il Tg1 per annunciare ogni novità sul Festival. E’ una modalità di presentazione corretta secondo lei?
“Questa è una partnership ormai avviata e consolidata dallo scorso anno. Fa da traino e crea aspettative. Risulta inoltre familiare al pubblico, con un meccanismo non diverso da quello cadenzato che troviamo anche nelle serie tv. L’edizione del Tg1 della domenica è da ritenersi un po’ più “light” rispetto a quelle dei restanti giorni della settimana. Se non altro per la presenza di alcune rubriche culturali e soprattutto per la presenza di interventi che lanciano il programma contenitore del pomeriggio di Raiuno“.
“La lista dei partecipanti è stata comunicata per metà durante i primi 5 minuti del telegiornale (per una durata di circa 4 minuti) e poi negli ultimi 3 minuti e mezzo circa prima dell’edizione della rubrica dedicata ai libri. Il valore dei minuti non è esattamente un dettaglio. E’ una faccenda strutturale, ma anche se vogliamo concettuale e culturale. Un tempo il minutaggio era ritenuta una scienza codificata ed esatta. Fino a qualche anno fa, un prodotto televisivo si basava su elementi pressoché standardizzati. Ma con l’avvento della tecnologia, nell’era della convergenza, tempi e modi di trasmissione hanno subito notevoli variazioni”.
“Calcolando il tempo destinato anche agli interventi che menzionavo pocanzi, probabilmente si è tolto troppo spazio alla narrazione delle notizie di cronaca e attualità, in una delle edizioni principali del tg della rete ammiraglia del servizio pubblico. Soprattutto, in tempi contraddistinti da notizie che necessiterebbero di attenzione maggiore. Ma si sa, il Festival di Sanremo è fatto anche per far discutere” (ride ndr).