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Sanremo 2024: retroscena sulla gag del Qua Qua e la pubblicità occulta

La gag del Qua Qua è stata terrificante, per ammissione dello stesso Fiorello, e invece che la fine della carriera di Travolta, potrebbe travolgere altre carriere

Sanremo 2024, il qua qua di Fiorello e John Travolta

Sanremo 2024, il qua qua di Fiorello e John Travolta

Vero o non vero, la U-power, azienda italiana di Sneakers, s’è fatta pubblicità con l’esibizione del proprio testimonial John Travolta nel balletto al Festival di Sanremo. La gag è stata terrificante, per ammissione dello stesso Fiorello, e non vorremmo che invece che la fine della carriera di Travolta, travolgesse altre carriere.

Mercoledì 7 febbraio è andata in onda su Raiuno una penosa esibizione del Ballo del Qua Qua, con il quale Fiorello e Amadeus hanno coinvolto uno stranamente silenzioso e basito John Travolta nella sua performance al Festival di Sanremo. Fiorello l’aveva detto prima. Gli va dato atto. “Siccome hai origini italiane questa cosa che ti faremo fare potrebbe segnare la fine della tua carriera proprio qui in Italia!”

John non deve aver compreso bene l’ironia, molto forzata, con la quale Fiorello ha voluto trascinarlo nella esibizione “anatronistica”, visto il cappello utilizzato. Però un minimo di dignità gli ha consentito di non indossare quel berretto arancione a forma di becco d’anatra. Come Fiorello gliel’ha dato, lui l’ha gettato via, dicendo “Non mi va bene”. Bugia. Gli andava benissimo è che non è del tutto scemo e non ha voluto sottoporsi all’umiliazione cui lo stavano costringendo i due presentatori.

Fiorello l’ha poi ammesso: “Vogliamo affrontare la questione o no? Abbiamo fatto una delle gag più terrificanti della storia della televisione italiana“.  

John Travolta, ma chi te l’ha fatto fare?

Sui social alcuni spettatori hanno posto la domanda fatidica all’attore americano: “Ma chi te l’ha fatto fare?” La risposta è semplice. Un bel gruzzolo di dollari, guadagnati con qualche ora di fastidio. Spostamento da Nizza col proprio aereo privato. Entrata in scena all’Ariston, gag del ballo e tanti saluti. Ho letto di un compenso di 200mila euro o dollari e poi altrove si parla (Corriere della Sera) di mezzo milione di euro. Non so quale sia il vero compenso e non mi scandalizzo, come fanno in molti sui giornali. Fossero anche 500mila euro, se glieli hanno offerti, lordi con tasse da detrarre, sapevano che ne avrebbero incassati il triplo di pubblicità.

Conosco chi fa questi accordi e non regalano i soldi tanto facilmente, a meno che non vi sia una “segnalazione politica” che li costringa, ma in questo caso l’attore non è un amico o parente di nessun membro del Governo, quindi lo escluderei. A rafforzare la ragione di questa partecipazione potrebbe esserci un milione di motivazioni offerte da uno sponsor esterno. Quello delle scarpe U Power che l’attore indossava sotto un abito elegante.

Se confermato questo fatto aprirebbe un nuovo caso di pubblicità occulta, dopo la multa comminata a Chiara Ferragni e allo stesso Amadeus per aver sponsorizzato Instagram in diretta l’anno passato. Una multa di 175mila euro che non credo abbia gettato nella disperazione il buon Amadeus: “Non l‘ho ancora pagata. La dividerò con Chiara Ferragni”, ha dichiarato dalla conferenza stampa di giovedì 8 febbraio.

La vecchia storia dei compensi esagerati, che invece fanno guadagnare la Rai

Tanto per chiarire l’infondatezza delle polemiche sui cachet esagerati per i compensi nel mondo dello spettacolo, includendovi anche quello degli sport più seguiti come il calcio e il tennis. Quei cachet sono commisurati agli introiti che riescono a muovere. Nessuno pagherà un personaggio per la sua esibizione più di quello che incassa, in genere il rapporto è molto ben calcolato. Né si può invocare il canone che noi paghiamo perché c’entra quasi niente. Il Festival di Sanremo è costato l’anno passato 17 milioni di euro.

Quest’anno (secondo trend-online.com) potrebbe costare circa 20 milioni, calcolando inflazione e delle partecipazioni in più rispetto a prima. Il compenso di Amadeus mi dicono sia addirittura ridotto da 600 a 450mila euro. Forse in virtù delle tante altre apparizioni del conduttore che sta sovraesponendo la propria immagine. Lasciamo perdere gli altri protagonisti e veniamo agli ospiti. Sembra che la partecipazione di Russel Crowe sia senza compenso, perché lui promuoverà la propria band con una esibizione in prime time. Il compenso di John Travolta può sembrare alto, anche se ritengo più credibile la ipotesi dei 200mila euro che quella dei 500mila.

Ma consideriamo che gli incassi pubblicitari, con cui si paga il Festival, non il canone, come in tanti continuano a sostenere, sono previsti per quest’anno per almeno 56 milioni di euro. L’anno scorso furono di 50 milioni di euro. Credo compresi i biglietti venduti per assistere alla 5 serate. Considerando che un posto in platea per la finale vale 730 euro. Vi sembra che non sia un affare far venire Travolta, se poi fai il 65% di share, ossia 10 milioni di media di spettatori e incassi 56 milioni di euro?

Chi fa questo mestiere deve sapere come organizzare gli sketch in onda

Tornando alla multa, l’anno passato la fecero grossa ed è possibile che non sapessero che stavano infrangendo una regola Rai, dettata dall’Anti Trust, ma questa volta una colpa c’è. Non tanto nel non rilevare un possibile sponsor occulto, questo i conduttori non potevano oggettivamente prevederlo o considerarlo, ma nel non far firmare una liberatoria all’attore, prima di farlo esibire. Questa cosa è molto strana. Di solito chi pensa cosa deve accadere in uno spettacolo televisivo lo scrive nella scaletta e se non lo si vuole scrivere, per farne una sorpresa, deve avvisare comunque il Produttore esecutivo Rai, responsabile del budget del programma.

Al limite potrebbe non saperlo il direttore ma non il produttore. Questa figura viene sempre informata di tutto ciò che accadrà e se rileva qualcosa di anomalo blocca l’esibizione prima che avvenga o impone una liberatoria, che, proprio per questo, è un contratto che “libera” la Rai da ogni eventuale futura richiesta, da parte del personaggio coinvolto, di possibili risarcimenti o compensi per l’esibizione non concordata e mandata in onda al di fuori del contratto siglato. Se Travolta era a Sanremo un contratto ci deve essere, firmato dal suo agente, quanto meno.

Se in quel contratto non si parla di Balli del Qua Qua, la leggerezza è del Produttore, oltre ché di Fiorello, che fa fare cose non concordate agli ospiti.

Se le sneakers sono andate in primo piano sono dolori

Fiorello è un personaggio che vive di improvvisazioni. Sono il pane quotidiano del suo essere talentuoso. Però quello che si poteva fare nel villaggio turistico non lo puoi fare a teatro o in tv, senza un contratto preventivo. Perché quella gag è stata girata e può essere riutilizzata quante volte si vuole e quindi ha un valore più grande della semplice esibizione di uno sconosciuto in un club vacanze. Qui c’è di mezzo un attore famosissimo, che per ogni sua esibizione viene pagato centinaia di migliaia di dollari. Non a caso il cappello, che poteva essere un prodotto sponsorizzato, lui l’ha gettato via.

Chi mi dice, avrà pensato, che quello che fa questi cappelli, non si avvalga della mia faccia per venderli un domani?  Certi attori o cantanti sanno bene che tutto quello che indossano ha un valore commerciale. I vestiti per esempio, gli occhiali, le stesse scarpe, l’auto che usano, i gioielli che indossano, l’orologio che hanno al polso. Tutto è passibile di promozione pubblicitaria. Per questo tutti quegli occhiali neri sulle facce dei cantanti sarebbero passibili di verifica e forse di denuncia.

Come spesso ci si preoccupa in Rai di coprire scritte pubblicitarie su maglie e T-shirt, e spesso ho visto coprire i loghi della Nike o della Reebok, così andavano evitate le inquadrature dei piedi di John Travolta durante il ballo, sia sul palco dell’Ariston che nello spazio di Fiorello. 

Il buon Marcello Ciannamea, direttore del Prime Time della Rai, s’è preoccupato di smentire che “John Travolta non c’è stato nessun accordo di carattere commerciale” riguardo a possibili pubblicità occulte sul marchio delle scarpe che indossava l’attore. “Solo un accordo editoriale. Nessuno ha notato le scarpe e non c’è stata nessuna volontà di fare inquadrature particolari sui piedi”, ha aggiunto la vicedirettrice Federica Lentini.

Amadeus s’è tolto le scarpe per ballare ma Travolta non l’ha fatto!

Le scarpe sportive tuttavia io le ho notate subito, come John ha messo piede sul palco. Difficile non notare quelle macchie bianche sotto un vestito nero. E poi Amadeus s’è tolto le sue per ballare il ballo di Pulp Fiction, mentre col cavolo che John s’è tolto le sneakers per ballare. L’inquadratura delle gambe era d’obbligo in quel caso e se io so che sto promovendo le mie scarpe quella è l’occasione giusta. Sembra che la U Power, azienda italiana che produce quelle scarpe e che, ho letto, avrebbe elargito un milione di euro per quella promozione a fianco di Amadeus, sapesse che lo avrebbero fatto ballare. Non era difficile. È quello che gli chiedono sempre da 30 anni!

Dice la vicedirettrice Lentini che non c’è stata inquadratura dei piedi ma io ricordo invece che c’è stata. Mi posso sbagliare, ma la scena, che la Rai ha tolto giustamente di circolazione, è ormai in giro e l’ho trovata per esempio sui siti di quotidiani stranieri.

Mi viene da pensare solo che in altri tempi, in altre Rai, un errore del genere non sarebbe potuto accadere

L’azienda produttrice delle scarpe, sicuramente felice della pubblicità che sta ricevendo, anche fuori dallo schermo televisivo, è voluta intervenire sulla questione precisando: “Con riferimento alla partecipazione di John Travolta al Festival di Sanremo, U-Power precisa che l’attore, come noto, è testimonial dell’azienda dall’estate del 2023. La partecipazione al Festival di Sanremo è frutto di un accordo tra la Rai e l’attore del quale U-Power non è in nessun modo parte in causa. In merito ai contenuti della performance, gli stessi sono un tema di esclusiva competenza della direzione artistica del festival di Sanremo”.  

Che altro avrebbero potuto dire? Il fatto è accaduto. Delle scarpe se ne parla in giro per il mondo. Se c’è un accordo privato col proprio testimonial non lo vengono certo a spifferare a noi adesso. Il fatto resta e cioè che la serata ha portato notorietà a quelle scarpe e a quel brand, volenti o nolenti conduttori, produttori e direttori dell’azienda Rai. La prossima volta le gag vanno approvate e possibilmente provate e se non è possibile provarle, meglio non farle.