Santa Maria Maggiore a Roma è la Chiesa dello spirito cristiano del Natale
All’interno di Santa Maria Maggiore convivono l’antico e il moderno in modo così armonioso da lasciare il visitatore a bocca aperta
Nel XIII secolo papa Niccolò IV decise di aggiungere un transetto alla chiesa di santa Maria Maggiore, esattamente come lo aveva san Pietro in Vaticano, venne distrutto l’abside originale, venne ricostruita diversi metri più indietro, lasciando un ampio spazio per costruirne il transetto. Questi lavori hanno perciò distrutto la decorazione di Sisto che, purtroppo, si può solo immaginare.
In età barocca venne obliterato il transetto e con esso le pitture pertinenti del XIII secolo di Niccolò IV.
Le storie del Vecchio Testamento a Santa Maria Maggiore
La decorazione della navata doveva iniziare dai due lati e proseguire nella zona dell’arco absidale, nell’abside e nella controfacciata. Sopra l’architrave si trovano riquadri che illustrano le storie del Vecchio Testamento.
Tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600 furono aperte le due cappelle laterali e con esse i relativi arconi che hanno distrutto parte dei riquadri musivi.
Ogni riquadro doveva avere lo stesso impianto: alternanza del timpano triangolare a quello semi-circolare, colonnine tortili ai lati dei riquadri e parate che separavano i due blocchi. I pannelli perciò risultavano nettamente separati, come se fossero dei quadretti autonomi.
La decorazione originale doveva comprendere 42 riquadri su ambo i lati attualmente ne sono rimasti soltanto 27. La parte sinistra ha come protagonisti Giacobbe e Isacco, dove vengono narrate le loro storie.
Un impianto tecnico di tipo classico
L’impianto delle scene è sicuramente di tipo classico: le figure sono disposte in maniera equilibrata, presentano una gestualità controllata, ogni figura ha il suo spazio, è presente anche la minima attenzione ai dettagli anatomici, sia per gli animali che per gli uomini e infine il paesaggio è prettamente ripreso dal vero.
Ad esempio i cavalli disposti uno dietro l’altro danno l’idea di uno spazio profondo e sembrano realmente esistenti, oltre ad avere un movimento realistico ed una anatomia perfetta.
Nella parete di destra sono visibili le storie di Mosè e Giosuè. Vengono rappresentati più episodi nello stesso riquadro e si ha una densità di figure che quasi si sovrappongono su più piani. Gestualità meno pacata, ma più concitata e dinamica e un contrasto maggiore tra i colori sono le discrepanze maggiori con i riquadri del lato sinistro.
Anche qui abbiamo le architetture poste in prospettiva e in profondità.
Non si può però parlare di un linguaggio anticlassicista, contrapposto ad un linguaggio classicista, ma piuttosto all’operato di due botteghe diverse all’altra parete.
Le storie della nascita di Gesù Cristo
Per quanto riguarda l’arco trionfale, ex absidale, sono presenti le storie del Nuovo Testamento, soprattutto le storie della nascita e dell’infanzia di Cristo.
A differenza dei riquadri della navata, qui abbiamo una profusione dello sfondo dorato e inoltre si passa da un episodio all’altro senza una cesura decorativa. E’ probabile che la volontà del committente fosse quella di colpire lo spettatore con una valanga narrativa. Il fondo oro infatti è popolato da personaggi divini come se fosse una visione celestiale.
Le storie sono articolate da sinistra a destra, l’Annunciazione a Maria è il primo episodio, poi quella a Giuseppe, segue successiva la presentazione al tempio di Gesù Bambino e il sogno di Giuseppe chiude la prima fila.
L’adorazione dei Magi
Nel secondo registro, sempre da sinistra, è visibile l’Adorazione dei Magi, l’omaggio di Afrodisiaco, si prosegue con la Strage degli Innocenti e il tutto concluso dalle città di Gerusalemme e Betlemme, nel registro ancora inferiore.
Il mosaicista, in accordo con il committente decise di iniziare ancor prima della nascita di Cristo, l’Annunciazione, quando vi è l’incarnazione di Cristo, il momento dogmatico fondamentale per la fede cristiana, la Vergine Maria rimane incinta di Cristo a seguito dell’annuncio del messaggero divino, in cui la vergine ha una maternità divina e anche verginale.
Nell’Adorazione dei Magi il Cristo viene rappresentato bambino su un trono gigante e riccamente decorato; accanto a lui due donne Maria e la personificazione della Chiesa.
I Magi, i saggi e i potenti dell’antichità, si inchinano di fronte al bambino Gesù appena nato che è il divino, il re e il maestro già al momento della sua nascita, questo rimarcava sicuramente la volontà di Sisto di insistere che la Vergine ha generato l’uomo e il divino.
Le figure che troviamo nell’arco sono più iconiche, rigide. Nella navata era più importante il valore narrativo dei racconti, nell’arco l’intento era quello di dare importanza ai soggetti. Per quanto riguarda il mosaico dell’abside si possono fare solo ipotesi.
La prima ipotesi che gli studiosi si sono fatti è all’interno del catino doveva trovarsi un’immagine di Cristo.
L’ulteriore supposizione, che sta dilagando in questi ultimi anni, è l’Incoronazione della Vergine di Niccolò IV, potesse riprendere l’iconografia dell’abside antico.
I martiri
Altri studiosi, prendendo in riferimento una fonte antica, si ritiene che in controfacciata si trovasse un’iscrizione, la stessa che faceva il nome di Sisto III, ma parlava anche di quello che era rappresentato nell’abside e dice che vi fossero rappresentati i Testimoni.
Ma chi sono i Testimoni?
I testimoni, secondo gli stessi studiosi, non sono nient’altro che i martiri, i quali hanno attestato, con la loro morte, la fede in Cristo e sotto i loro piedi doveva essere rappresentata la passione di ognuno.
Purtroppo non è possibile conoscere il mosaico absidale della chiesa e questo interrogativo rimarrà fino alla fine dei tempi, a meno che nel frattempo non si trovi una fonte scritta che racconta per filo e per segno quale decorazione fosse in loco, quindi rimarrà un mistero.
Santa Maria Maggiore è forse una della chiese di Roma in cui l’espressione “Wow” non è sufficiente.
Oltre ad essere stata una chiesa di importanza capitale durante la lotta contro gli eretici che non riconoscevano Maria Vergine madre di Dio, rimane tutt’ora per i romani uno dei centri nevralgici della città. Al suo interno convivono l’antico e il moderno in modo così armonioso da lasciare il visitatore a bocca aperta.