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Sapienza, imbrattano l’ateneo con scritte pro Palestina: quanto è utile?

Se, per rivendicare la propria posizione, ci si spinge al danneggiamento dei beni pubblici, siamo ancora nel campo delle proteste lecite?

Mura, insegne e scale prese d’assalto con bombolette spray: “Free Gaza” Stop Genocide”, le frasi comparse. Serrature bloccate con il silicone due porte dell’ Aula Blu di Botanica e divelta la porta d’ingresso del Rettorato. Questo il bilancio degli atti compiuti dal presidio pro Palestina della Sapienza di Roma.

I vandali sono entrati in azione nella notte proprio mentre prosegue il presidio nelle tende da parte degli studenti dei collettivi e dell’organizzazione Cambiare rotta, da giorni accampati sul prato dell’università.

La scoperta

Sono stati gli agenti del commissariato “Università” della polizia a fare la scoperta, e ora indagano sull’accaduto per individuare i responsabili. Dall’Ateneo rassicurano che gli atti vandalici non hanno avuto ripercussioni sul regolare svolgimento delle attività dell’Università, che si terranno dunque regolarmente.

Le indagini in corso si basano principalmente sulle immagini delle telecamere di sorveglianza, tramite i filmati si spera dunque di acquisire elementi sufficienti al riconoscimento dei responsabili dei gesti.

Il presidio alla Sapienza

Gli studenti in presidio, stanziato proprio davanti alle Aule Blu della facoltà di Botanica, accampati in tende, chiedono da mesi lo stop alla partecipazione della Sapienza al bando Maeci Italia-Israele. Secondo la polizia incaricata delle indagini, gli autori dei gesti vandalici sarebbero molteplici.

Oltre alla rivendicazione della loro posizione pro Palestina, sui muri sono comparse scritte che chiedono le dimissioni della rettrice Antonella Polimeni e contengono anche messaggi rivolti alle forze dell’ordine.

Da parte dei collettivi organizzatori del presidio al momento non giunge nessuna rivendicazione, tantomeno una presa di distanza o una condanna per i danneggiamenti all’Ateneo. Intanto, tra gli studenti serpeggia una certa insofferenza sul presidio e i suoi organizzatori, diversi studenti, pur essendo nei contenuti s’accordo con le richieste di fermare il massacro di civili a Gaza, temono che questo comportamento possa provocare reazioni esagerate.

Dalla ragione al torto?

Gesti come questo, seppure mossi da fervore civico e sensibilità nei confronti della popolazione palestinese ormai stremata dai continui attacchi di Israele, portano a chiedersi dove sia il confine tra il legittimo protestare e il vandalismo.

Se, per rivendicare la propria posizione, ci si spinge fino al danneggiamento dei beni pubblici, siamo ancora nel campo delle proteste lecite? O forse c’è da interrogarsi se con questi gesti non si sminuisca piuttosto la portata della protesta riducendola al solo vandalismo di pochi ignoranti.