“Science”, pandemia da riscrivere ancora: primo caso una donna al mercato di Wuhan
Il salto del Sars-coV-2 nell’organismo umano va dunque ridatato all’ 11 dicembre 2019 per la donna e non, come si riteneva, per l’uomo infettatosi l’8 dicembre
“Il 9 gennaio 2020, il China CDC (il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della Cina) ha identificato un nuovo coronavirus (provvisoriamente chiamato 2019-nCoV). Le autorità sanitarie cinesi hanno inoltre confermato la trasmissione inter-umana del virus.
L’11 febbraio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal 2019-nCoV è stata chiamata COVID-19 (Corona Virus Disease)”. E’ così che l’Iss presenta il Sars-coV-2.
Pandemia da Wuhan, Zheng-Li Shi e l’origine artificiale del virus
In questi due anni si sono susseguite diverse ipotesi sull’origine del virus che sconvolto il mondo. Risultato di diversi fattori di interazione tra uomo, animali e ambiente nel mercato degli animali vivi o fuga dal laboratorio di massima sicurezza di Wuhan?
Il virus è stato alterato dalla mano umana come ormai è possibile fare in virtù delle tecnologie per la modificazione genetica?
“Alla fine del 2019” Zheng-Li Shi, “indiscussa leader mondiale degli esperimenti sui coronavirus dei pipistrelli” e a capo del Wuhan Institute of Virology, “individuò un dettaglio ben distinto nelle proteine di Sars-CoV2.
Fra la selva di aminoacidi si nascondeva un’arma letale” che “nessun altro coronavirus nella famiglia del Sars-CoV-2 possedeva in natura. Mentre proprio i laboratori come il suo erano specializzati nell’inserimento artificiale, all’interno delle proteine dei virus, di quel potente meccanismo enzimatico per fini sperimentali”. Così riportato da AdnKrons.
Lo scrive il giornalista Paolo Barnard nel libro-inchiesta L’origine del virus . Secondo il testo, scritto in collaborazione con gli scienziati Steven Quay (Usa, Stanford University e Harvard Massachusetts General Hospital) e Angus Dalgleish (Uk, St George’s University of London), “L’estrema letalità del COVID-19, nato in laboratorio, era nota alla Cina con largo anticipo. E Anche in Occidente qualcuno sapeva“.
Il team Oms inviato in Cina
Nel gennaio 2021 l’Oms ha inviato in Cina un team per stabilire una volta per tutte l’origine del virus, tuttavia l’equipe è tornata con più domande di quante non ne avesse alla partenza. Anche se non è chiaro come sia avvenuto lo spillover (salto di specie) “l’incidente di laboratorio è estremamente improbabile”. Forse anche perché le prove più preziose, i campioni di sangue risalenti all’autunno 2019, restano appannaggio solo di Pechino?
“Science”: primo caso donna al mercato Wuhan
Oggi la prestigiosa rivista “Science” avrebbe stabilito, grazie a una ricerca condotta dallo scienziato Michael Worobey, dell’University of Arizona, che il primo caso di Covid si riscontra in una venditrice di prodotti ittici del mercato degli animali di Wuhan e non in un contabile che viveva a chilometri di distanza, come stabilito invece dall’Oms.
Il salto del Sars-coV-2 nell’organismo umano va dunque ridatato all’ 11 dicembre 2019 per la donna e non, come si riteneva, per l’uomo infettatosi l’8 dicembre.
Secondo il settimanale si tratta di un tassello importante nella ricostruzione cronologica e nella mappatura della diffusione che può fornire elementi su altri aspetti rilevanti per scoprire l’origine del virus.
“In questa città di 11 milioni di persone, la metà dei primi casi sono legati a un luogo delle dimensioni di un campo di calcio”, ha detto al New York Times il professor Worobey . “Diventa molto difficile spiegare questa tendenza se l’epidemia non è iniziata in quel mercato”.
Pandemia da Wuhan, pipistrello o pangolino? Stavolta tocca al procione…
Secondo la pubblicazione la maggior parte dei primi casi sintomatici erano collegati al mercato, per la precisione nell’area in cui venivano tenuti i procioni. Il professor Worobey, è stato uno dei 15 autori di un appello su “Science” in cui si chiedeva una seria considerazione della tesi che il virus fosse trapelato da un laboratorio di Wuhan.
In questo ultimo articolo, ha invece sostenuto che la sua ricerca sull’origine dell’epidemia “fornisce una forte evidenza di un’origine della pandemia al mercato di animali vivi“.
Verità scientifiche e Verità filosofica
Ci hanno insegnato che le scienze possono condurci a verità incontrovertibili e cosiddette esatte. Eppure questo pilastro della cultura occidentale sembra scricchiolare sotto il peso surreale degli ultimi due anni.
Probabilmente non possiamo portare alla luce le intricate “verità” scientifiche di questa complessa vicenda, ma di certo possiamo coltivare il dubbio metodico, la ricerca della verità filosofica, ossia l’apertura intellettuale ed emotiva alla comprensione.
Forse non possiamo venire a capo di questo intricatissimo giallo biologico e geo-politico ma di sicuro abbiamo l’opportunità di tendere e mettere alla prova la nostra capacità critica senza timore di etichette infamanti o di discredito sociale. La verità non è una tesi, ma il coraggio di un’indagine senza timori e tabù.
Forse l’unica certezza che abbiamo è che la scienza di oggi non può essere interpretata con le stesse categorie storico-politiche del passato. Altro che complottismo.