Scippo pensionistico e sciopero dei medici italiani
Le pensioni dei dipendenti pubblici e privati sono stati da sempre un facile strumento, quasi un bancomat, per raccattare qua e là denari
Le pensioni dei dipendenti pubblici e privati sono stati da sempre un facile strumento, quasi un bancomat, per raccattare qua e là denari privati a coprire le ingentissime uscite del bilancio pubblico italiano che come si sa sono da quasi 25 anni gravate da enormi pagamenti per interessi sullo stock di debito pubblico (2590 mld euro) soprattutto ai fondi di investimento internazionali ed al sistema bancario (quasi 70 mld euro).
I medici dipendenti pubblici e la loro pensione
Si sa, la contribuzione previdenziale (trattamento di quiescenza) in Italia è assolutamente obbligatoria per i medici pubblici SSN ed è molto alta: impossibile sfuggire ad essa. I medici dipendenti pubblici italiani, in quanto obbligati ex lege alla iscrizione agli Ordini Professionali, hanno una contribuzione previdenziale addirittura doppia. Una a carico del datore di lavoro pubblico (centinaia di euro sottratte al portafoglio del nostro bravo medico ogni mese) e un’altra a carico direttamente e unicamente dei risparmi privati del medico e a favore dell’ Enpam Cassa di previdenza dei medici e che dipende da quanta attività private svolge il medico ma che comunque ha un minimo di quasi 2.000 euro anno.
Impossibile eludere queste imposizioni contributive previdenziali davvero molto onerose (si parla di cifre tra i 10.000 ed i 20.000 euro annui per ogni medico.
Per evitare questi prelievi coatti, non resta per il medico dipendente pubblico SSN che la fuga (estero o privato) con conseguenti dimissioni/prepensionamenti volontari.
Conseguentemente, dati gli elevati prelievi contributivi obbligatori mensili ed annuali, noi ci aspetteremmo dopo oltre 40 anni di vita lavorativa che il trattamento di quiescenza del medico dipendente pubblico SSN una volta raggiunta la agognata quota dei 67 anni (pensione di vecchiaia) pari cioè a 42 anni di contribuzione, dovrebbe essere molto elevato o comunque tale da fargli godere una tranquilla vita da pensionato e invece no.
La legge Fornero
Infatti, dapprima la modifica previdenziale del Governo Dini (il banchiere) e poi la famigerata legge Fornero del famigerato Governo Monti hanno dato una mazzata terribile soprattutto sul sistema di calcolo previdenziale (i coefficienti di calcolo) e sulla doppia ripartizione contributivo/retributivo del dipendente ante e post 1995.
Infine oggi in Legge Finanziaria in discussione in Parlamento è stato chiuso il cerchio – iniziato per l’appunto dal governo Dini e poi Monti – per la mattanza dei cefali con la tirata a riva delle reti, non perché la vita media degli italiani si sia allungata (anzi, con il Covid dei vaccini si è ridotta)), ma soprattutto e banalmente servono soldi freschi e quindi si pensa come sempre di ricorrere all’ INPS e quindi ai nostri contributi versati.
Infatti, stando a fresche notizie di stampa il governo in carica Meloni-Giorgetti avrebbe pensato in Legge Finanziaria di colpire solo ed esclusivamente i dipendenti pubblici e in particolare le famose pensioni dei “ricchi” cioè di coloro che hanno sempre e semplicemente versato tanto e per tanti anni (per esempio i medici) e come agisce per ottenerne il prelievo? Semplicemente penalizzando ulteriormente in basso i coefficienti di calcolo dei rendimenti pensionistici per INPS.
La fuga di massa dei medici pubblici
Si calcola che a regime verranno sottratti all’ assegno previdenziale dei medici pubblici SSN quasi il 20-25 % dei denari delle future pensioni e questo inciderà moltissimo sui medici SSN attualmente in servizio perché li spingerà naturalmente ad un esodo biblico senza precedenti dal SSN per prepensionamenti e/o licenziamenti: questa fuga di massa dei medici pubblici (esperti) graverà moltissimo sulla tenuta del SSN già fiaccato dalla carenza di nuove immissioni di medici nei ruoli SSN da quasi 20 anni per cause di ristrettezze di bilancio.
Quindi, si prevedono, pertanto, da parte delle Regioni (che stranamente e curiosamente però sulla materia tacciono e non si agitano chissà perché) chiusure a raffica di reparti ed interi ospedali e/o l’ affidamento di interi settori del SSN (servizi, radiologie, pronto soccorsi, lab analisi, sale operatorie ecc) a privati imprenditori (i soliti noti?) che non avranno sicuramente difficoltà a reperire mano d opera più o meno ben pagata (leggi di mercato) di qua e di là e più o meno raccogliticcia o qualificata, passando da Cuba all’ India, oppure alla Romania e magari ai validi gettonisti sul modello dei vaccinatori Covid. Con buona pace di ciò che di buono ancora restava del SSN.
Lo sciopero dei medici
Ecco quindi spiegati i motivi della grande manifestazione annunciata dai principali sindacati medici sotto Palazzo Chigi del prossimo 17 novembre (la triplice confederale che farà ??) e lo sciopero dei medici già indettoi per il 5 dicembre prossimo con chiusura di tutte le attività ospedaliere ed Asl.
L’ assalto previdenziale del governo ai coefficienti è mirato solo e soltanto ai dipendenti pubblici: perché ci chiediamo noi? Divide et impera?
Immaginiamo quindi che sotto sotto ci possa essere la voglia neppure tanto nascosta di demolire del tutto quello che resta del nostro glorioso welfare (istruzione primaria e secondaria, università, sanità SSN, pensioni) per transitare in una società molto livellata dal punto di vista salariale e previdenziale, “liberalizzata selvaggiamente” dove vige forse la unica regola del “vince e sopravvive il più forte a prescindere dal prezzo che fa” e dove il risentimento e magari l’ odio di classe la farà da padrone.
Una società molto simile forse a quella che magari siamo stati abituati a vedere prima del 1989 fuori dalla cortina di ferro della Europa orientale.
Le liste di attesa del Servizio sanitario nazionale
A chi conviene tutto questo disegno e soprattutto cosa ne pensano i cittadini italiani, totalmente imbolsiti dalla martellante propaganda del mainstream mediatico nazionale che non si perde una puntata di programmi canori e canterini o ballerini, ma che sull’ argomento glissa pericolosamente relegandolo ai titoli di coda? Cosa ne sarà, poi, delle liste di attesa nel SSN già così pericolosamente dilatate e perché mai un medico SSN già così amareggiato da questo taglio previdenziale dovrebbe dannarsi l’ anima per migliorarle?
Io credo che la deriva sia molto ma molto pericolosa: affossare così una importante categoria come il medico SSN (state tranquilli, una volta cotti a puntino i medici dipendenti SSN si passerà subito dopo a vessare in egual misura i parasubordinati medici del territorio che forse oggi pensano di cavarsela con il divide et impera) ci relegherà ai fanalini di coda dei paesi industrializzati occidentali.
La salute non è solo un costo per il bilancio pubblico in un sistema universalistico e generalista come il nostro: è un potente guadagno e uno stimolo economico per la società, soprattutto perché essa viene gestita in modo infungibile solo da medici e infermieri e questo una volta che lo hai perso non lo recuperi più (formare una classe dirigente preparata in questo settore necessita minimo 15 anni di istruzione, specializzazione e lavoro sul campo).
Fuga all’estero
Forse gli illuminati governanti odierni non sanno che mentre io scrivo, quasi la metà dei posti disponibili delle scuole di specializzazione mediche italiane non sono stati coperti dalla domanda dei giovanissimi medici appena laureati (dove vanno?): semplicemente non li attraiamo più con le nostre scarse condizioni economiche e lavorative e con la bassa affidabilità nel tempo delle nostre Leggi. I giovani medici da subito pensano alla fuga estera dato che oltre 1000 (mille) medici all’ anno emigrano dall’ Italia.
Ma non vi preoccupate, abbiamo i privati gettonisti a 120 euro ora con relative società cooperative che li intermediano lucrosamente, abbiamo i medici cubani in Calabria con lo Stato cubano che li intermedia lucrosamente e continueremo così anche con altre nazionalità e sicuramente con esperienze altamente illuminanti e qualificate simili.
A meno che con coraggio questo governo, invece di vagheggiare ipotetiche e distraenti riforme costituzionali di cui sentono il bisogno solo in pochi, non metta mano urgentemente e in profondità in questa legislatura – con intelligente innovazione e creatività – a una vera riforma del SSN che renda attrattivo e ben pagato il lavoro dei sanitari del SSN, che superi le rigidità e le storture della cd “aziendalizzazione post-Bassaninica”, delle Leggi 502/1992, 229/99 e 517/1999.
Federalismo regionale della sanità
E soprattutto che centralizzi nuovamente questo inutile federalismo sanitario regionale voluto nel 2001 dai governi di centrodestra con la modifica del testo costituzionale del Titolo V, riconducendo la barra di comando saldamente al Ministero ed al Governo dati i debiti e le liste di attesa che il sistema a gestione regionale ha prodotto in quasi 25 anni.
Tertium non datur.
Non fare furbescamente nulla e proseguire con le pericolose scorribande attuali ci condurrà rapidamente nel baratro di una privatizzazione selvaggia dei servizi sanitari ed allora posso solo dire una cosa: poveraccio chi si ammalerà e necessiterà di cure e povero in canna chi si pensionerà.
Prof. Francesco Russo, Medico-Chirurgo
Presidente, European Charity Fund www.ecfund.eu
Ricercatore Confermato, Dip.to Scienze Chirurgiche, Università di Roma Tor Vergata