Brasile, sconfitto Bolsonaro, vincono i diritti sociali e la tutela ambientale di Lula
Bolsonaro dal 2019, durante tutto il mandato “ha favorito la classe borghese, aumentando le disparità delle classi sociali”, sottolinea Marco Guidi
Dopo un testa a testa avvincente, il Brasile elegge il leader della sinistra Luiz Inacio Lula Da Silva, sfiduciando l’ex presidente Jair Messias Bolsonaro.
“Contrariamente a quanto ci si poteva aspettare – afferma Marco Guidi, giornalista esperto di Esteri – la vittoria di Lula non è stata schiacciante”. Infatti, seppur nell’ultimo sondaggio il leader della sinistra era dato al 52%, mentre Bolsonaro solo al 48%, al primo turno Lula ha conquistato il 48,43% dei voti, conquistando 14 Stati, diversamente l’ex presidente ha raggiunto il 43,2%, ossia 13 Stati.
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Una vittoria senza dubbio aspettata, seppur non così netta. Infatti, Lula sale al governo brasiliano a solo un punto percentuale di differenza con il 50,90% contro il 49,1% di Bolsonaro. “In una delle elezioni più importanti del Brasile, oggi c’è un unico vincitore: il popolo brasiliano”, ha affermato Lula dopo essere salito sul palco della vittoria.
La missione principale del leader della sinistra, come era già noto nel periodo in cui era stato alla guida del Paese tra il 2002 e il 2010, è combattere la povertà e la fame. “Il nostro impegno più urgente è porre fine alla fame. Se siamo il terzo produttore di cibo al mondo e il primo di carne, abbiamo il dovere di garantire che ogni brasiliano possa fare colazione, pranzo e cena ogni giorno. Non possiamo accettare come una cosa normale che intere famiglie siano costrette a dormire per strada”.
Il risultato di queste elezioni “non è una vittoria mia o del mio partito, ma di un immenso movimento democratico“. Dunque, appare chiaro che “la maggioranza del popolo ha lasciato detto chiaro che desidera più democrazia e non meno. Vuole più libertà, più uguaglianza e più fraternità”, ha sottolineato Lula.
Tuttavia, nonostante questo messaggio che appare forte da un lato secondo Lula, per Bolsonaro non è così. Infatti, come sottolinea il giornalista Guidi, l’ex presidente “sta facendo resistenza, dato che le notizie giunte a noi ieri sera hanno riportavano che Bolsonaro dopo la sconfitta era andato a letto. Non possiamo escludere che si barrichi dentro il palazzo, da ex militare avrebbe anche l’appoggio delle forze d’ordine”.
Bolsonaro: aumento della povertà e della deforestazione in Amazzonia
Bolsonaro dal 2019, durante tutto il suo operato “è noto per aver favorito la classe borghese, aumentando le disparità delle classi sociali”, sottolinea Guidi.
In questi 4 anni la poca sensibilità verso i diritti umani da parte del Governo è stata più volte denunciata da Amnesty International. Difatti, sono stati registrati circa 19milioni di brasiliani impossibilitati ad avere un’alimentazione stabile e sicura. Una conseguenza dovuta senza dubbio al taglio ai sussidi effettuati dal governo federale.
Tuttavia, per sopperire in qualche modo all’aumento dello stato di povertà del popolo brasiliano – sostituendo la Borsa Famiglia, un provvedimento messo in atto nel 2003 da Lula come sussidio ai nuclei familiari sotto una certa soglia di stato di povertà – Bolsonaro aveva introdotto una misura analoga chiamata Aiuto Brasile. Questo provvedimento, però, aveva scatenato molte critiche a causa dei meccanismi complessi per richiederlo e della modifica della costituzione per ottenere i fondi necessari.
La retorica dell’ex presidente in questi anni si ergeva sulla difesa della libertà, nello specifico della religione e del pensiero. Tuttavia, è noto che questa propaganda abbia negli anni avvantaggiato gruppi religiosi di stampo conservatore che hanno contribuito all’aumento dei pregiudizi della comunità LGBTQI+.
Oltretutto, l’introduzione al diritto alla legittima difesa, in forza del quale a partire dal 2019 il governo ha agevolato l’accesso alle armi da fuoco, ha portato il raddoppiamento del porto d’armi da cinque a dieci e proporzionalmente anche dello stato di terrore e paura.
Anche la tutela ambientale non è stato un punto di forza dell’ex presidente. Lula tra il 2004 e il 2012 aveva fatto registrare un calo della deforestazione notevolissimo, introducendo la deforestazione a impatto zero, una pratica che prevedeva lo sfruttamento di una parte delle foreste, complementare alla sua riforestazione in zone degradate. Mentre Bolsonaro in questi anni ha deciso di bilanciare la tutela dell’Amazzonia con lo sviluppo economico.
Inoltre, durante il suo mandato il governo ha indebolito gli organi di informazione sui dati della deforestazione, insieme anche a tutte le operazioni di contrasto ai crimini ambientali. Tutto questo ha portato nel 2021 a raggiungere livelli di deforestazione non registrati da 15 anni e nel 2020 ad aumentare i livelli di emissione di CO2.