Scuola, addio compagno di banco. Lo psicologo: una perdita enorme
“Ai ragazzi mancherà un’esperienza fondamentale, un grande momento di crescita”, una grave perdita per lo psicologo
Gli alunni della scuola post coronavirus che riaprirà il 14 settembre dovranno dire addio al compagno di banco? La scuola sarà diversa da quella che conoscevamo prima del lockdown?
“Innanzitutto non ci sarà più il compagno di banco, una perdita enorme. Ai ragazzi mancherà un’esperienza fondamentale, un grande momento di crescita: col proprio compagno ci si univa, ci si confrontava e ci si rispettava”.
A dirlo è Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), riflettendo su quella che sarà la nuova scuola post quarantena. La campanella tornerà a suonare tra poco meno di venti giorni, dopo sei mesi e mezzo di stop, e tante cose saranno diverse: si dovranno indossare le mascherine e si dovrà mantenere il distanziamento sociale.
Addio compagno di banco, sarà una scuola nuova
“E’ cambiato tutto- ripete lo psicoterapeuta- il mondo, la scuola e i ragazzi. Studenti e insegnanti dovranno fare e far fare esperienze in un percorso pedagogico-didattico nuovo, diverso da quello precedente poiché la pandemia ha portato a dei cambiamenti radicali.
Molti adolescenti avranno bisogno di una forte spinta per tornare in classe e questa spinta verrà dall’accoglienza: gli studenti a scuola dovranno sentirsi protetti e accolti. Un compito che non ricadrà sui genitori, ma su docenti e dirigenti”.
Secondo lo psicoterapeuta, quindi, si tratterà di “un problema in più che gli istituti si troveranno ad affrontare, ma fortunatamente è stata prevista la presenza della figura dello psicologo, di cui c’è grande necessità. I docenti non si troveranno solo a gestire i problemi didattici, dovranno far sì che i ragazzi si sentano a loro agio”.
Misurazione temperatura a casa o all’ingresso scuola?
Sulla questione poi della misurazione della temperatura all’ingresso delle scuole, Castelbianco aggiunge: “Ci deve essere un’alleanza scuola-famiglia. Sarebbe più opportuno e più semplice se i genitori lo facessero a casa.
‘Se i genitori non effettuano la misurazione e il bambino va a scuola con la febbre, su chi ricade la responsabilità?’ Sulla famiglia può ricadere quella morale – spiega il terapeuta – ma poi tutto il problema del bambino portatore di pandemia ricadrà sulla scuola.
Quindi – conclude Castelbianco – o c’è un patto stretto coi genitori o la scuola deve mantenere la propria autonomia per tutelare i propri ragazzi”. E per aiutare bambini e ragazzi a vivere meglio questa nuova scuola, il direttore dell’IdO consiglia di partire dalla conoscenza “innanzitutto di quali siano le loro paure.
Quei timori emersi durante la pandemia, come la fobia di uscire che molti giovani hanno manifestato subito dopo la fine del lockdown. Per i tanti ragazzi che si vedono in giro nelle discoteche- conclude il terapeuta- ce ne sono molti di più che restano a casa”. Un problema che riguarderà anche il ritorno tra i banchi. (Red / Dire)