Scuola bimbi a Casal bianco: quanto pesa la lacrima di un bambino
A Roma, nel quartiere Settecamini, la scuola comunale dell’infanzia Casal Bianco non può far entrare gli alunni
Ancora una volta, ed è l’ennesima da anni, dobbiamo argomentare su di un’ esperienza che non dovrebbe essere vissuta dai piccoli alunni e dalle loro famiglie: le porte inesorabilmente chiuse e le classi desolatamente vuote, di una scuola. E parliamo pure della negazione di quello che miriadi di insegnanti fanno, nel silenzio della quotidianità. Non puoi ammalarti o assentarti perché non si possono fare gruppi in classe con più di 20 bambini: puoi soltanto rimandare a casa 50 genitori, che non potevano certo immaginare di non poter ricevere un servizio fondamentale, come questo, dal comune. Non ci permettiamo di condannare queste o altre responsabilità. Solo raccontare i fatti: a Roma Capitale, sulla Tiburtina nel quartiere Settecamini, la scuola comunale dell’infanzia Casal Bianco non fa entrare gli alunni in attuazione del regolamento comunale, che dispone l’assegnazione di non più di venti bimbi ad insegnante. Le insegnanti assenti, le supplenti inesistenti.
Emiliano Sciascia, presidente del IV municipio, risponde che “Purtroppo è una situazione che si ripete da tempo, anche in passato era accaduto, ma i disagi erano stati più contenuti. Eravamo consapevoli che prima o poi si sarebbe arrivati ad un punto di rottura”. Ricordiamo che le regole cambiano da strutture statali o comunali e, continuando sul regolamento. Sciascia spiega come non sia più possibile contattare le supplenti presenti sul territori quando sono terminate le graduatorie “esaurite già da un po’ ”. In passato si potevano chiamare altre educatrici disponibili su tutto il territorio comunale ma “da settembre, le graduatorie sono municipali, molto ristrette e se qualche insegnante si ammala, soprattutto verso il picco influenzale, ecco cosa succede”. Per evitare un’altra situazione spiacevole come questa il Presidente sottolinea la predisposizione di una lettera che sarà inviata urgentemente al Dipartimento scuola del Comune di Roma affinché “sia data la possibilità di attingere a lista comunali ed evitare situazioni come quella che si è presentata alla Casal Bianco”.
Chissà se i bimbi, nello stesso giorno erano impegnati in una delle tante attività che la scuola organizza e hanno perso: campi, gite, uscite, letture, teatro e tra le tante ne troviamo una che ci ha colpito, scritta proprio dai ragazzi per i ragazzi: uno slogan che gli faranno vivere come “Cresceranno Tifosi” dedicato ai vincitori delle gare perché “Il senso dello sport va oltre la vittoria, lo sport vincente unisce la gente”.
Sul sito del loro progetto possiamo leggere come l‘Istituto Comprensivo di via Casal Bianco di Roma, nel presentarlo sembra voglia parlare del sistema scuola: “Non è un mistero che l’attuale situazione del mondo del calcio sia giunta a squilibri paradossali” e “Le recenti misure restrittive che hanno portato all’edificazione di nuove barriere all’interno degli stadi, ne sono un fulgido esempio, quasi a rendere ufficiale questa strana tendenza presa dall’intero ambiente della realtà calcistica.”
Infondere il desiderio di imparare divertendosi è una attività che nella scuola dell’infanzia vuole personale con capacità di attenzione e di ascolto attivi, di energia. Le insegnati che lo sanno e che lo svolgono le riconosciamo subito in quanto sono le prime che sorridono che coinvolgono che s’inventano colorate contesti per vivere l’apprendimento; qui è il bambino può essere libero di insegnarci a scoprire il momento e per dirlo con Coelho “A essere contento senza motivo; a essere sempre occupato con qualche cosa; a pretendere con ogni sua forza quello che desidera.”
La scuola dell’infanzia è un segmento educativo basilare e vuole promuove uno spazio condiviso e l’opportunità che integra momenti di gioco, apprendimento e socialità. Queste ed altre attività saranno presentate nelle giornate della prima settimana di febbraio, denominate “Open day” che non subiranno di sicuro nessun effetto.
Quanto pesa la lacrima di un bambino? Con Rodari ce lo domandiamo perché siamo di fronte all’ennesima vicenda di un sistema che stritola, sgretola e frantuma i propositi positivi di una pedagogia dell’apprendimento.