Scuola, manutenzione partecipata: fallimento della PA
L’analisi del protocollo-tipo sulla manutenzione partecipata nelle scuole in Commissione Scuola
Manutenzione partecipata delle strutture scolastiche, ovvero genitori volontari che riparano le scuole dei propri figli: è questo uno dei temi della seduta odierna della Commissione Scuola.
Ma è stato anche il tema di un protocollo-tipo, ideato dal presidente della Commissione Lavori Pubblici al Comune di Roma, Dario Nanni, e dalla sua colllega vicepresidente della Commissione Scuola, Valentina Grippo, che hanno avanzato l’uno una proposta di delibera e l’altra una proposta di regolamento. Il protocollo-tipo, comunque, è ora al vaglio delle Commissioni, poi passerà ai Municipi che esprimeranno un parere e infine approderà sui banchi dell’Assemblea Capitolina.
Le proposte contenute nel protocollo per la manutenzione partecipata, sono – come si apprende dal sito del Comune di Roma: ripristino dell’osservatorio sull’edilizia, per raccogliere tutti i dati della manutenzione scolastica e consentire una programmazione efficace degli interventi; istituzione di un’anagrafe delle scuole, vera e propria banca dati con le informazioni fondamentali sugli edifici; l’obbligo, per gli uffici tecnici dei Municipi, di rispondere entro 30 giorni alle richieste d’intervento; e poi il protocollo di partecipazione, per regolare "ai fini autorizzativi e assicurativi i piccoli interventi di manutenzione ordinaria volontaria da parte di gruppi di cittadini, genitori e associazioni che abbiano competenze specifiche da mettere a disposizione".
La copertura assicurativa dei lavori ‘partecipati’ è previsto che sia a carico di Roma Capitale, "anche con forme di sponsorizzazione da parte di privati, associazioni, fondazioni e onlus”. È inoltre prevista l’istituzione di un “albo dei volontari".
I lavori che si potranno realizzare in regime di partecipazione potranno essere: "tinteggiatura pareti interne, riparazione di infissi, sostituzione di impianti per l'illuminazione, interventi idraulici e sostituzione di sanitari, taglio dell’erba, restyling cortili interni".
Iniziativa, questa che secondo Valentina Grippo "restituisce alle scuole la loro dimensione primaria di spazi di aggregazione sociale e culturale, facendone luoghi di cui tutto il territorio si prende cura".
Esatto: spazi di aggregazione sociale e culturale, per alunni più che per genitori, e, comunque, non bacini per ampliare le proprie abilità da manovali, figure professionali già esistenti. Semmai, le attività partecipate nelle scuole, dovrebbero riguardare progetti educativi, sociali e culturali, da svolgere e mettere in atto all’interno di istituti possibilmente non fatiscenti. E l’unico modo affinché questi non lo siano, è che ci si investa, e non si cerchi di sottrarre risorse – fisiche – ai genitori che magari hanno già altro di cui occuparsi. Ma posto anche che l'iniziativa nasca col nobile scopo di creare quel senso di comunità sempre più latente nella nostra società, resta che alle fondamenta di un edificio, alla scuola, non ci pensa la mamma e il papà, ma il Comune o lo Stato, peraltro proprio con i soldi di mamma e papà.
La questione, però, è più delicata di quanto non possa sembrare. "Da una parte c’è la volontà di creare comunità tra le famiglie del territorio e quindi di prevedere momenti di incontro – è la riflessione del MoVimento 5 Stelle Roma, che comprende come – dall’altra parte, se non ben calibrato, c'è il rischio che sia la definitiva presa d'atto che l'amministrazione "nun je la fa" e quindi ricorre all'aiuto dei genitori".
Secondo il MoVimento 5 Stelle, infatti, considerando che “come cittadini già paghiamo fior di tasse" e che "ora possiamo donare alla scuola anche l'8X1000”, se “in più dobbiamo anche fare i lavori di piccola manutenzione, il fallimento della PA è servito!”.
Il M5S poi riferisce che, “per fortuna, le discussioni in Commissione sembra siano servite a far passare una diversa visione: aiuto volontario per migliorie; la manutenzione resta al Dipartimento”. Il protocollo-tipo seguirà ora il suo iter.