Scuola, si ricomincia. E arrivano le prime note (dolenti)
Purtroppo le organizzazioni scolastiche sembrano rendere questo nuovo inizio decisamente difficoltoso per molte famiglie
Manca meno di una settimana all’inizio della scuola e dopo più di tre mesi di vacanza famiglie e alunni si preparano ad iniziare il nuovo anno scolastico con positività e pieni di buoni propositi. Purtroppo però le organizzazioni scolastiche sembrano rendere questo nuovo inizio decisamente difficoltoso per molte famiglie che già hanno dovuto barcamenarsi nell’organizzazione estiva fatta di centri estivi e baby sitter.
Queste note dolenti sono dovute al fatto che molti istituti scolastici non inizieranno l’attività didattica a pieno regime sin dal primo giorno. Ma facciamo un passo indietro. Le aperture scolastiche sono di competenza delle regioni. Sul sito del MIUR, infatti, si legge che “annualmente il Ministero emana una ordinanza in cui viene definito unicamente il calendario delle festività nazionali, che vengono rispettate da tutte le scuole di ogni ordine e grado. Unica festività di tipo locale è quella del Santo Patrono, differente per ogni Comune”. Quindi l’incarico è assegnato alle Regioni e sempre sul sito del MIUR si legge: “A partire dall’anno scolastico 2002/2003, le Regione sono state delegate a definire un proprio calendario scolastico, in cui vengono individuate: la data di inizio delle lezioni, la data di termine delle lezioni, i giorni di chiusura per le festività natalizie e pasquali, altri eventuali giorni di sospensione delle attività didattiche. L’unico vincolo che deve essere rispettato è quello di prevedere almeno 200 giorni di lezione – calcolati considerando una frequenza di sei giorni alla settimana – per garantire la validità dell’anno scolastico”.
Fin qui tutto chiaro. Il problema si presenta quando, una volta definita la data d’inizio, bisogna passare all’orario. E a subire maggiormente, in questo caso, sono tutti quei bambini, e soprattutto le famiglie di quei bambini, che frequentano le classi a tempo pieno soprattutto delle scuole primarie. Con l’autonomia scolastica gli istituti possono decidere se anticipare di qualche giorno la data di inizio delle lezioni e l’orario da seguire nei primi giorni di attività. Ciò causa, in molte scuole della Capitale, un orario ridotto che può protrarsi anche fino alla fine del mese di settembre. È abbastanza scontato il disagio per le famiglie che devono, nuovamente, organizzarsi con post scuola e quant’altro per sopperire alla mancanza della scuola di fornire un servizio adeguato sin dall’inizio dell’anno.
Raggiunto telefonicamente l’ufficio regionale che si occupa delle questioni scolastiche, ha confermato che le scuole in autonomia decidono se aprire con orario pieno sin da subito o a tempo parziale. La maggior parte di esse sembra optare per la seconda opzione.
L’attività amministrativa delle scuole è iniziata il 1° settembre ma a causa di un sistema burocratico lento ed evidentemente non affidabile molte scuole si ritrovano ancora senza un corpo insegnanti non completo e spesso questa situazione non si stabilizza nei primi giorni di scuola ma continua anche nei mesi successivi. L’effetto di questa situazione è un ritardo nell’inizio della didattica o orari ridotti in molte scuole.
Insomma le vacanze, per gli studenti romani e non solo, non sono finite e le famiglie si ritrovano nuovamente a dover gestire delle situazioni insostenibili. Dopotutto la colpa non è né del MIUR né della Regione ma di un sistema oramai collaudato che dà pieno potere a chi dovrebbe agevolare e sostenere l’istruzione dei nostri figli.