Se Giorgia Meloni non riuscirà a governare 5 anni la colpa non sarà delle istituzioni
Marco Antonellis, retroscenista politico: “Riforme istituzionali? Un modo per non assumersi responsabilità. Da 30 anni governano gli stessi”
Si è tenuto ieri al Cnel, l’incontro che ha visto partecipare alcuni tra i maggiori costituzionalisti italiani per parlare di riforme istituzionali. L’iniziativa è stata promossa da Federalismi.it.
“Riforme istituzionali e forme di governo. Un confronto“. E’ questo il titolo della riunione tenutasi nella Sala Plenaria Marco Biagi del Cnel di Roma, alla presenza tra gli altri del Presidente Cnel, Renato Brunetta; del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dott. Alfredo Mantovano e del Ministro per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa, Sen. Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Durante il convegno sono emerse diversi punti di vista divergenti, per esempio in relazione alla proposta di adozione di una forma di governo presidenziale, in luogo del mantenimento dell’attuale forma di governo parlamentare.
Durante l’incontro si è parlato molto anche di stabilità e volontà popolare, tra obiettivi percorsi e interrogativi. Abbiamo chiesto a Marco Antonellis, giornalista politico/economico ed esperto di comunicazione, un quadro riassuntivo sulla situazione.
“Bisogna capire quali e perché si vuole fare le riforme istituzionali. A me sembra la situazione sia deficitaria da entrambi i lati” – dice Antonellis al nostro giornale – “C’è da chiedersi se se ne sente davvero il bisogno e se questo è il momento adatto per farle. Tra tutte le urgenze che il Paese ha, a cominciare da quelle economiche, per esempio la questione legata al PNRR. A quelle sociali e occupazionali. Io ritengo che siano queste le priorità sulle quali il governo dovrebbe concentrarsi. Ci sarà tempo e modo per andare avanti con le riforme”.
Si è parlato di obiettivi di Governo: stabilità e volontà popolare…
“La politica italiana è quella più stabile tra le politiche dell’occidente. Faccio un esempio, Cameron perde il referendum e in Inghilterra sparisce dalla politica. Così in Francia, negli U.S.A. Matteo Renzi invece, perde un referendum in Italia e sta sempre in politica. Lo vogliamo capire che la stabilità è data dai partiti e dagli uomini politici, più che dalle Istituzioni? La classe dirigente in Italia è sempre quella. Berlusconi ha governato per 20 anni e ormai arriveremo a 30 anni di Berlusconismo. Prodi, con vicende alterne ha vinto e ha perso, quanti anni governi ha fatto? Matteo Salvini, che adesso sembra quasi stia all’opposizione e asserisce di voler mettere fine alla cultura del no. Sarebbe da chiedergli: “Ma dov’eri prima? Non hai fatto il Ministro? La Lega dov’era, quanti anni ha governato il Paese”? Della serie, fatti una domanda e datti una risposta. Perché non l’ha cambiata prima la cultura del no?”
Cosa non funziona nella politica italiana?
“Abbiamo le stesse facce che governano l’Italia da sempre. Quanti anni sono durati i Cossiga, gli Andreotti? Questo da la stabilità al sistema. Per questo, invocare le Riforme Istituzionali come panacea di tutti i mali è solamente un modo per non prendersi responsabilità. La politica italiana non funziona non per le riforme, ma per colpa dei politici. Solo in Italia è consentito a una persona di poter ricoprire 5 volte la carica di Presidente del Consiglio. Bisognerebbe istituire il limite di 2 mandati. Altrimenti più che Premier, sarebbe qualcosa di diverso”.
Risultato di tutto questo? Confusione?
“Sì, almeno al momento. Rischiamo di andare a fare delle riforme che servono soltanto alla politica. Da un lato per fare un grossissimo scarico di responsabilità e dall’altro di tenere stretta la poltrona. Che è quello che maggiormente interessa ai politici. Sembra una fuga in avanti, più che una reale esigenza del Paese. Se Giorgia Meloni non riuscirà a governare per cinque anni, la colpa non sarà certo delle istituzioni“.