Semi-aperture, il nuovo Dl non basta ma almeno va nella giusta direzione
Torna la zona gialla, confermati pass verde, spostamenti tra Regioni, consumi serali nei dehors, ma anche il coprifuoco. Luci e ombre delle Decreto anti-Covid del 26 aprile
Non una ripartenza vera e propria, ma delle semi-aperture. È questa la ratio del nuovo Dl Covid appena approvato dal Consiglio dei Ministri, che sarà valido a partire dal prossimo 26 aprile. Frutto, come sempre, di un faticoso compromesso tra le diverse anime (e istanze) della maggioranza ecumenica che sostiene il Premier Mario Draghi. E che ha generato delle disposizioni che, se ancora non sono sufficienti, perlomeno vanno nella giusta direzione.
Il nuovo Dl Covid e le semi-aperture
Da aprìle ad àprile, in fondo, cambia solo la posizione dell’accento. Forse anche per questo si potrà presto iniziare ad assaporare quel «gusto del futuro» che il Presidente del Consiglio aveva evocato poco prima di Pasqua. Come ampiamente anticipato, infatti, il miglioramento del quadro epidemiologico e il lento avanzamento della campagna vaccinale consentiranno un primo allentamento delle restrizioni.
La prima conseguenza sarà il ritorno delle zone gialle (sia pure in tinta “rafforzata”), fin qui ostracizzate a tavolino. In questa fascia cromatica si potrà tornare al cinema e in teatro e sarà possibile ricominciare a fare sport all’aperto. Gli studenti potranno inoltre tornare a seguire le lezioni in presenza, e ripartiranno gli spostamenti tra Regioni con il “certificato verde”. Che indicherà l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dal Covid-19 o un test antigenico rapido o molecolare con esito negativo.
Potranno riprendere anche le attività di ristorazione, inclusi i consumi serali limitatamente ai dehors – ed è qui che iniziano le dolenti note. Come infatti ha denunciato Lino Stoppani, presidente della Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, «il 46,6% dei bar e dei ristoranti italiani non è dotato di spazi all’aperto». Ma, soprattutto, a penalizzare gli esercenti c’è il coprifuoco alle 22, confermato malgrado il pressing degli enti locali.
Le dolenti note
I Governatori chiedevano almeno uno slittamento di un’ora, spalleggiati da Matteo Salvini, leader della Lega che sul provvedimento ha deciso di astenersi. Per contro, Ministri come il pentastellato Stefano Patuanelli (Politiche agricole) e l’azzurra Mariastella Gelmini (Affari regionali) insistevano sul mantenimento dello status quo, avendo «ascoltato il Cts». Che però ha fatto sapere di non essere mai stato consultato su questo specifico aspetto, che è di natura squisitamente politica. Non a caso è stato appena ripristinato il giallo…
Alla fine, comunque, ha vinto ancora la linea chiusurista impersonata dal Ministro nomen omen della Salute Roberto Speranza, nonché da esperti come l’infettivologo Massimo Galli. Personaggi i cui pareri di solito sono utili per fare il contrario di quanto suggeriscono. Basti pensare che perfino Michele Emiliano, Presidente della Puglia ideologicamente affine all’inquilino di Lungotevere Ripa, ha voluto avvertire sui rischi di esplosione delle tensioni sociali.
Nel caso specifico, però, il giudizio era condiviso da quello che forse è il membro più equilibrato del Governo, il sottosegretario alla Sanità Pierpaolo Sileri. Uno che si destreggia tra gli opposti estremismi, senza farsi problemi nel dire le cose come stanno. Per esempio, affermando che «le riaperture sono irreversibili», ma anche – appunto – che per ritardare il coprifuoco «aspetterei le prossime due settimane».
La perfetta sintesi di un Decreto anti-coronavirus che presenta dunque, come sempre, luci e ombre. Perché le semi-aperture saranno anche un grande balzo per l’esecutivo, ma sono ancora un piccolo passo per molti cittadini.