Senatori in mascherina, nel Paese che diceva di aver abolito la povertà
Mascherina per tutti i gusti: chirurgica, spartana oppure orgogliosamente tricolore, variopinta oppure ultramoderna, come la Bongiorno
Senatori in mascherina. A tratti vivace, eppure sobrio quanto sconcertante, ma in fondo avvilente. Lo spettacolo dei Senatori della Repubblica Italiana, ripresi l’altro giorno a giocare col solito smartphone, in cammino verso Palazzo Madama. Sul piatto l’ingrato compito di confermare o ricusare la fiducia al Guardasigilli, il Bonafede di turno. Un voto che era praticamente scontato, promosso dalle opposizioni per smuovere appena di un tantino le acque stantie del mondo parlamentare. Un voto utile più che altro a Renzi per raccogliere qualche spicciolo dal Governo Conte II.
Mascherina per tutti i gusti
Chi rigorosamente chirurgica, chi spartana, chi orgogliosamente tricolore, chi sobriamente variopinta, chi decorata in garbatissimo stile Jane Austin, e chi ultramoderna come la Bongiorno che premurosamente come il buon padre di famiglia dell’articolo 1176 del codice civile, alla mascherina sul viso accompagnava pure un casco protettivo con visiera. Bongiorno che pareva uscita dal set di un film di fantascienza. Magari Predator, anzi Alien, l’opera del grande Ridley Scott, “le cui vicende ruotano attorno a una specie aliena costituita da feroci predatori dotati di una certa intelligenza – ma incapaci di provare emozioni, che si riproducono come parassiti annidandosi nei corpi di altri esseri viventi provocandone la morte.
La responsabilità del voto
Ogni riferimento alla nostra classe politica è puramente casuale.
In effetti, a scrutarli nel loro dovere sacrale dello spingere quel tasto vitae necisque potestas, diritto di vita o di morte, mai come in questo periodo, la nostra dirigenza nazionale necessitava di presentarsi (tutta) dinanzi al popolo indossando una mascherina. Proprio per non fiutare i cattivi odori che da essa stessa provengono.
Burocrazia assassina
Esalazioni provenienti dai ritardi e negligenze di una burocrazia assassina che di essa è longa manus, per le tante, troppe domande INPS disattese, ignorate o inevase per ottenere il bonus 600 Euro. Oggi che il virus pare stia scomparendo. Un po’ come un musicista che vende milioni di dischi dopo essersi ammazzato per disperazione o chi riceve un premio di consolazione per la morte di un parente defunto in una Casa di Cura lombarda ai tempi del Covid 19. Alcuni italiani si sono visti rifiutare la domanda Bonus di 600 euro di Marzo, con la motivazione che non risultavano essere iscritti alla Gestione Separata INPS. Con la necessità di richiedere un riesame della stessa entro 20 giorni. Allegando ulteriore documentazione attraverso un fantomatico tasto che sarebbe dovuto comparire sul sito. Etc. etc..
Il reddito di cittadinanza dei boss
Altri italiani invece sono appena finiti in una retata di oltre cento tra boss e gregari delle principali cosche di n’drangheta calabresi che avevano richiesto e riscosso a dittto il reddito di cittadinanza. Come emerge dall’operazione “Mala civitas” condotta dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria. Tra loro anche i figli del “Pablo Escobar italiano”.
Nel Paese dove alcuni mesi fa è stata abolita la povertà, è lecito ora rimettersi la mascherina.