Sequestrati beni a ex direttore Asl coinvolto nel caso “Lady Asl”
Si tratta di Mario Celotto, già condannato per truffa aggravata a danno di ASL RMB E RMC
I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro anticipato dei beni emesso dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Mario Celotto, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma (Sost. Proc. Stefano Fava).
Si tratta di un provvedimento di sequestro disposto ai sensi dell’art. 20 del d.lgs. 159/2011, finalizzato all’applicazione della misura di prevenzione della confisca dei beni, nei confronti di persona socialmente pericolosa. Il procedimento di prevenzione è stato avviato su proposta del Nucleo Investigativo di via in Selci, sulla base dell’accertata pericolosità di Celotto, derivante da due sentenze di condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione e a 8 anni e 2 mesi di reclusione, inflittegli dalla Corte di Appello di Roma nel 2011 e dal Tribunale di Roma nel 2012, per numerosi delitti di truffa aggravata, peculato, falso ideologico ed altro, commessi in danno delle ASL RMB e RMC, ove Celotto ricopriva incarichi dirigenziali fino al suo arresto, eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo nel 2005.
Celotto era emerso nell’ambito dell’indagine sulla Sanità nel Lazio, sviluppata negli anni 2005 – 2009 dai Carabinieri di via in Selci, nota alle cronache come indagine su "Lady ASL", di cui egli era funzionario di riferimento all’ interno delle ASL RMB e RMC, che fece emergere un diffuso sistema di corruttele e truffe in danno del Servizio Sanitario Regionale e che portò all’ arresto di numerose persone, tra pubblici dipendenti e imprenditori operanti nella campo della Sanità e che consentì il sequestro e la restituzione alle casse della Regione di decine di milioni di Euro, indebitamente sottratti con varie metodologie illecite.
Il sequestro beni applicato al Celotto ha colpito 3 abitazioni con relative pertinenze e un negozio ubicati a Roma, una villetta ubicata a Palau (SS), per un valore complessivo stimato di circa 3 milioni di euro, beni il cui possesso da parte della famiglia Celotto è risultato sproporzionato rispetto al reddito dichiarato.