Settecamini non vuole il centro di accoglienza per immigrati
Proteste dei residenti e dei rappresentanti della politica: bisogna prima tutelare il territorio
A quasi 2 mesi di distanza dalla chiusura del CIE di Ponte Galeria, giunge la notizia della possibile apertura di un centro di accoglienza in largo Chiaro Davanzati, a Settecamini, nel Municipio IV di Roma, in uno stabile recentemente ristrutturato. Anche se ad oggi le notizie sono ancora vaghe – i dettagli sarebbero ancora sconosciuti – i residenti hanno già dato il via alle proteste e sono scesi in piazza, sotto la sede di Palazzo Senatorio per chiedere la costruzione di una scuola, di una biblioteca o di altri servizi simili e non l’apertura del centro che, qualora dovesse essere aperto, sorgerebbe fra i palazzi, gli asili e le scuole. Ciò che gli abitanti temono, è che venga messa a repentaglio, con una manovra del genere, la loro sicurezza. Ciò che contestano, invece, è che ad oggi nessuno sembra essere stato informato di quanto potrebbe succedere.
Il tutto, in una zona già molto provata di suo. “Nelle adiacenze insiste già il campo nomadi di via di Salone, criticità che i residenti vivono quotidianamente convivendo tra i rifiuti di ogni genere, nubi tossiche e maleodoranti che provengono dall'insediamento, senza contare le numerose segnalazioni dei cittadini in merito ai continui furti negli appartamenti e ai ripetuti fenomeni di delinquenza – dichiara Fabrizio Ghera, capogruppo in Campidoglio di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, che denuncia anche un altro problema – Negli ultimi mesi si sono verificate nuove occupazioni abusive di edifici di proprietà sia pubblica che privata, facendo crescere l'allarme sicurezza nel territorio”.
Il fronte del ‘no’ al centro a Settecamini è piuttosto compatto. A partire dal consigliere regionale Fabrizio Santori, che ha scritto al sindaco Marino e al prefetto Pecoraro “per evitare l’apertura di nuove strutture di accoglienza per immigrati sbarcati a Lampedusa”. “Dalla Prefettura – aggiunge Santori – auspico un atteggiamento responsabile nei confronti di Settecamini e del territorio circostante, realtà che vive da troppo tempo e con sempre maggiore intensità la tensione altissima di comunità nomadi e di immigrati assolutamente invasiva”. Pertanto, Santori, invita il sindaco Marino “a rifiutare l’accoglienza dei profughi se non si troveranno strutture, al di fuori dei centri abitati, in grado di ospitarli. Marino non può utilizzare questa città ed approfittare della pazienza dei romani per i suoi spot buonisti. La città ad oggi non è in grado di accogliere, deve ancora affrontare emergenze sociali e di sicurezza prioritarie, in merito alle quali questo Sindaco e il centrosinistra al governo hanno evidenti responsabilità”.
Anche Alessandro Onorato, capogruppo in Campidoglio della Lista Marchini, sostiene che non si possa “essere accoglienti sulla pelle delle periferie romane. Così si rischia una guerra tra poveri”. Secondo Onorato, “il sindaco continua a soffiare sul fuoco dell'emergenza sociale: è da irresponsabili continuare a scaricare immigrati, profughi e richiedenti asilo politico sulle periferie che già soffrono gravissime carenze di servizi e dove la mancanza di scuole, di centri di aggregazione culturale, infrastrutture e collegamenti con il resto della città fa sì che la convivenza diventi una vera e propria bomba sociale pronta a scoppiare”.
Fratelli d’Italia, dal canto suo, sabato scorso è scesa in campo per manifestare insieme ai residenti “contro questa scellerata decisione dell'amministrazione capitolina” – spiega ancora Fabrizio Ghera, che ritiene “del tutto inopportuno e pericoloso per la sicurezza del quartiere aprire un centro accoglienza per immigrati in una zona già in grandissime difficoltà”. Sul tema, quindi è già stata presentata “un'interrogazione al sindaco e agli assessori competenti per sapere se non ritengano indispensabile revocare l'autorizzazione all'apertura del centro accoglienza al fine di non peggiorare una situazione già precaria e difficile sul territorio”.
Da segnalare che, proprio in questi giorni, è tornata agli onori della cronaca l’emergenza Ebola, la febbre emorragica ad alto tasso di mortalità, che sta varcando i confini della Guinea. “I cittadini del Lazio hanno diritto di sapere quale misure intenda adottare il governo italiano riguardo all'emergenza Ebola – dichiara ancora il consigliere regionale Fabrizio Santori, assieme a Fabio Schiuma, segretario nazionale di Riva Destra – Apprendiamo dal sito del Ministero degli Affari Esteri che la Cooperazione italiana ha deciso di intervenire con un contributo di 200mila euro per attività di controllo della diffusione del virus con l'invio urgente di esperti e forniture mediche a supporto delle attività di coordinamento, controllo e prevenzione dell'infezione. Riteniamo che un governo che si batte ormai per creare un corridoio umanitario stabile direttamente in Africa, debba però preoccuparsi anche del rischio di eventuali contagi provenienti dai migranti da quelle zone, un'attenta azione di verifica e controllo sui clandestini in sostanza”.
“Se un focolaio dovesse presentarsi in uno dei nostri centri di identificazione ed espulsione CIE o in qualche gruppo sbarcato clandestinamente, tutta la popolazione italiana, di qualsiasi colore, razza o religione, correrebbe dei seri rischi – continuano – Per tali ragioni riteniamo sia opportuno un chiarimento immediato del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, lo deve innanzitutto ai cittadini italiani”.