Sgarbi: “A sinistra intellettuali di professione, cortigiani, per avere posti”
Il critico: “Nella non-sinistra invece, che non è la destra, ci sono persone che pensano per pensare”
In un simpatico talk radiofonico a tre voci si sono affiancati Mario Tozzi, divulgatore scientifico, Francesco Vergovich conduttore della trasmissione e Vittorio Sgarbi, storico dell’arte, uomo politico, sindaco di Sutri e ancora di più vivacizzatore dei dibattiti televisivi su qualsiasi argomento.
Lo scambio di battute nasceva dalla questione riguardo alla figura dell’intellettuale in Italia e alla paternità della sinistra al territorio dell’intellighenzia. “La sinistra”, sostiene Mario Tozzi, “possiede il monopolio della cultura italiana, anche perché”, argomenta, “evidentemente la destra non sa arginare questo fenomeno. Quando la destra ha conosciuto le sue ultime figure di spicco? Giorgio De Chirico, Gabriele D’Annunzio, Alberto Burri, Gino De Dominicis, uomini di destra sì…ma tutti scomparsi e nel secolo scorso”.
Ma Vittorio Sgarbi la vede in un altro modo: “Leonardo Sciascia disse che se qualcuno lo avesse chiamato per strada con l’appellativo di intellettuale, lui non si sarebbe voltato e continua dicendo che se la sinistra è culturalmente egemone in Italia è perché ha una “corte di intellettuali di professione, non di liberi pensatori“. Gli intellettuali pensano per mestiere, secondo Sgarbi, logica che pare già un paradosso: “Nella non-sinistra, che non è la destra, ci sono persone che pensano per pensare, a sinistra ci sono persone che invece lo fanno per mestiere, per avere posti, essere protetti, sono dei cortigiani” dice Sgarbi.
“Giulio Carlo Argan?” lo incalza Tozzi: Sgarbi: “Argan si è prestato alla sinistra ma non era propriamente di sinistra”. E sul filosofo ed ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari affonda: “Cacciari è un pensatore per professione, modaiolo, che ha avuto fortuna. L’unico che vada ricordato, gli altri sono ‘camerieri’…io non ne conosco intellettuali di sinistra!“, aggiunge definitivo.
Dunque il termine “intellettuale” ha un valore sostanzialmente dispregiativo per Sgarbi; il ruolo dell’intellettuale oggi si identifica con personaggi che non impegnano davvero il loro intelletto, piuttosto lo mercificano per ottenere ruoli di potere come direttori di giornali o farsi vedere in tv. E così, emerge che sia rappresentanti di destra che sinistra sono tutti passati a miglior vita. Insomma si rivela un quadro più profondo e preoccupante di quello da cui si era partiti, indicativo una sorta di crisi del pensiero autonomo, coraggioso e libero da schieramenti nell’Occidente contemporaneo? Anche il pensiero è morto?
Il dibattito continua… e voi come la pensate?