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Siamo sommersi da notizie violente, di cronaca e di guerra. Come scegliere la corretta informazione?

Guerra in Ucraina

Guerra in Ucraina (© Ministry of Internal Affairs of Ukraine - Mvs.gov.ua / Wikimedia Commons)

Ogni giorno siamo bombardati da un’enorme quantità di notizie da tutti i Tg e dai vari canali social, tanto che facciamo fatica a distinguere la verità dalle fake news, che magari alimentiamo anche noi inconsapevolmente rinviando meccanicamente i messaggi che riceviamo.

Una informazione oppressiva giorno e notte

Inoltre, la totalità (o quasi) di esse è costituita dall’informazione sulla guerra o dai fatti di cronaca sempre più nera: assassinii di mafia e omicidi efferati commessi da persone che conducono una vita normale, perciò difficili da comprendere e spiegare.

Siamo talmente sommersi da questa informazione che ci abbiamo fatto il callo; anche se ci arriva all’ora dei pasti, continuiamo a mangiare come se nulla fosse. Forse ci scuoteremo quando una bomba arriverà sulle nostre teste.

Cosa non proprio improbabile, vista la durata e l’estensione delle guerre in corso: due anni e mezzo quella in Ucraina, un anno quella in Medio Oriente. Il conflitto tra Russia e Ucraina ha fatto già migliaia di morti ed ha provocato un esodo di milioni di persone verso i paesi europei; molti sono stati accolti da noi.

L’Europa non ha fatto nulla per far cessare la guerra; anzi, succube della Nato e della politica guerrafondaia degli USA, ha rifornito di armi l’Ucraina di Zelensky, incurante delle conseguenze.

In questo modo non si avvierà mai un negoziato di pace e ci si attira invece l’ostilità della Russia.

Nel Medio Oriente, un anno fa il gruppo terrorista di Hamas sferrò un attacco imprevisto ad Israele, colpendo la popolazione civile, giovani che partecipavano ad una festa musicale.

La reazione di Israele contro Gaza

Grande fu l’orrore in tutti i paesi occidentali. Lo stato di Israele ha reagito in maniera oltremodo pesante nella striscia di Gaza. Ora ha portato il suo attacco dentro il Libano ed ha perfino colpito basi dell’Onu, che pretende si ritirino dal confine con la Siria, così da avere via libera nella caccia ai gruppi terroristi.

Stavolta il nostro governo, benché abbia sinora appoggiato il diritto di Israele alla difesa, ha criticato duramente i due attacchi portati all’Unifil, in cui sono stati coinvolti anche nostri militari.

Le manifestazioni contro la guerra, le loro esagerazioni e la richiesta di ordine

Manifestazioni contro la guerra si sono tenute in tutte le città più importanti d’Europa: Parigi, Londra, Bruxelles, Roma. Quasi tutte hanno avuto come tema la richiesta di libertà per la Palestina, denunciando lo stato di oppressione di Gaza da parte del governo israeliano di Bibi Netanyahu. Questi ha colpito spesso obiettivi come ospedali e scuole, sostenendo che nei rifugi sotterranei si nascondessero militanti di Hamas.

Così, anche per colpire pochi nemici, sono state distrutte tante strutture civili necessarie alla popolazione e si sono avuti migliaia di morti nell’anno di guerra trascorso.

Pertanto il governo Netanyahu è stato accusato di genocidio dai manifestanti e da tanti intellettuali, generalmente di sinistra, che lo hanno scritto su più giornali.

Anche se molti pensano che l’accusa sia eccessiva e parlano di morti provocati dalla guerra, come sempre accade, non si può certo giustificare uno Stato, che si dichiara e viene ritenuto democratico, che nella pratica si comporta come i terroristi che combatte.

Poi, nelle manifestazioni come quella del 7 ottobre scorso a Roma, si possono anche verificare episodi di violenza e udire slogan estremisti (“uccidere fascisti è giusto”), che fanno ricordare la paranoia di movimenti del passato.

Come regolare le manifestazioni pubbliche

Ciò però non giustifica la condanna totale del dissenso operata da molti media, in particolare da certi talk show televisivi, che avallano il DDL (Disegno di Legge) del nostro Governo che vuole impedire le manifestazioni per motivi di ordine pubblico.

Il DDL, approvato alla Camera il mese scorso, è un aggiornamento del TUPS (Testo Unico di Pubblica Sicurezza), che prevedeva già la comunicazione alla Questura della manifestazione, tre giorni prima del suo svolgimento. Gli articoli aggiunti danno al Questore la facoltà di proibirla per gravi motivi di ordine pubblico o per ostacoli ai normali spostamenti dei cittadini per le loro esigenze quotidiane. Per gli stessi motivi si può interrompere una manifestazione in corso.

Inoltre sono state inasprite le sanzioni penali e pecuniarie: da uno a cinque anni per danni a persone o cose e multe da 500 a 15 mila € .

Con queste norme qualsiasi manifestazione potrà essere vietata, e si troverà sempre la giustificazione.

Non basta: il giornalismo cosiddetto indipendente, ma in realtà legato al Potere in più modi, sostiene la necessità di censurare tutte le espressioni diverse, poiché indirizzerebbero i cittadini verso strade pericolose (sic!).

I Poteri forti vorrebbero usare l’Informazione e la Scuola, per censurare la libertà di espressione e manipolare la formazione del pensiero

Si arriva così non soltanto a negare la libertà di espressione garantita dalla nostra Costituzione, ma si vorrebbe determinare la formazione stessa del pensiero della persona.

A tale scopo i Poteri forti vogliono usare non soltanto l’informazione, ma anche la Scuola pubblica.

Sulla scuola hanno messo le mani tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi decenni, con riforme che ne hanno distrutto lo scopo principale, quello di formare il cittadino preparato nelle varie discipline di studio e colto, in grado di analizzare la realtà e modificarla per il benessere di tutti. Inoltre, ognuno ha cercato di giustificare il proprio operato cambiando il nome dell’istituzione: si è passati così dalla Buona Scuola di Renzi (che di buono non aveva nulla) al Ministero dell’Istruzione e del Merito del governo Meloni.

Si può osservare che il metodo politicamente corretto – coniare nuove denominazioni per dare sostanza ad un oggetto – non è usato soltanto dal pensiero (debole) di sinistra.

Inoltre, quello che a mio parere accomuna tutte le parti politiche è lo scopo: cioè, che dalla scuola escano individui poco preparati, incapaci di comprendere e criticare la realtà senza una guida.

Un popolo di ignoranti fa comodo a tutti i governi

Duole riconoscerlo, ma questa asserzione sfugge a coloro che scendono in piazza per manifestare contro l’attuale gestione della scuola ed agli intellettuali che ne discutono.

Sia gli uni che gli altri vogliono una scuola libera e democratica, intendendo con ciò che non debba esserci nessun criterio di selezione, poiché sarebbe a svantaggio dei meno abbienti.

Anche questo è un pensiero che deriva dal passato, ed è stato la base di tutte le riforme della scuola, a partire da quella del 1963 che abolì lo studio del latino, introducendo la materia di Applicazione

Tecniche ed unificando le due materie di Matematica e Scienze in quella di Matematica con Osservazioni Scientifiche. Gioverà ricordare che ciò fu fatto credendo di applicare il pensiero di Don Milani, espresso in Lettera ad una Professoressa.

In realtà, il sacerdote fu in buona o malafede frainteso; infatti, egli voleva sì combattere l’abbandono scolastico nell’età preadolescenziale, ma non voleva affatto uno studio semplificato e mnemonico.

Non a caso fu proprio la sinistra storica che fece la prima riforma della Scuola Media di I grado e prese La Lettera come propria bandiera, più importante di quella rossa del Sol dell’Avvenire.

Certa Destra e certa Sinistra hanno lo stesso interesse nel nascondere o giustificare le loro malefatte e gestire il potere

La destra politica ha accettato l’abolizione della selezione e del merito, in barba all’ultimo nome affibbiato al ministero; in più, ha aumentato l’impostazione didattica rivolta alla pratica, come si fa negli istituti professionali del Nord.

Con l’approvazione definitiva (il 20 giugno scorso) dell’Autonomia differenziata voluta dalla Lega si avranno giovani capaci di svolgere un lavoro ripetitivo nel settore produttivo, limitato nel tempo perché non saranno in grado di aggiornarsi. Di questo e altre conseguenze ho scritto in diversi articoli nell’ultimo anno.

Ma la conseguenza più grave sarà quella di avere giovani che credono di essere preparati, mentre non saranno in grado di riconoscere e contestare le radici del loro malessere.

Né potranno più contestare, per effetto del decreto Sicurezza, come detto sopra.

La Riforma Nordio sulla Giustizia

Inoltre, se verrà definitivamente approvata la riforma Nordio sulla Giustizia, la Magistratura sarà assoggettata all’arbitrio del Potere esecutivo, per cui i politici non potranno più essere condannati ma nemmeno inquisiti per le loro ruberie ed i legami trasversali con il mondo degli affari e della mafia.

Il risultato reale sarà l’incremento senza limiti della ricchezza dei padroni della finanza e della produzione, insieme all’impoverimento progressivo dei ceti sociali medio-bassi, che saranno anche privati della minima speranza di miglioramento.

Molto difficilmente si potrà evitare di arrivare a questa triste conclusione, a meno che un nuovo movimento di lotta rivendichi l’indipendenza assoluta dei magistrati (sono soggetti soltanto alla legge, dice la Costituzione) e l’autonomia dei Docenti dal Ministero e da qualsiasi politica. Gli effetti dell’istruzione sulla società si vedono di solito a lungo termine; potrebbero però vedersi prima, se si organizzasse al più presto un forte impegno degli Insegnanti per la rivendicazione della loro dignità.

Il lavoro dei magistrati potrebbe avere invece avere effetti benefici da subito, se sorretto da un forte movimento di opinione.

Perciò è importante ribadire la necessità di combattere la disinformazione sulla realtà per sostituirla con l’analisi razionale rivoluzionaria.