Siria, da Assad ai terroristi nell’esultanza ottusa dell’Occidente
L’ormai ex Presidente non è certo uno stinco di santo, ma ora Damasco è in mano ai jihadisti: e il meglio che si possa dire di chi giubila per la caduta del regime – da Usa a Ue e Onu – è che non ha capito niente
Che Bashar al-Assad, ormai ex Presidente della Siria, non sia uno stinco di santo è fuori discussione, come che la sua uscita di scena indebolisca provvidenzialmente l’Iran. Tuttavia, il tripudio di rappresentanti istituzionali e media mainstream per la fine del regime è del tutto fuori luogo. Perché Damasco, finita sotto il controllo degli islamisti, purtroppo è “solo” passata dalla padella nella brace.
La Siria dalla padella nella brace
Racconta lo storico latino Valerio Massimo che, al tempo di Dionisio I di Siracusa, noto per la sua spietatezza, l’intera popolazione ne desiderasse la morte. Solo una vecchietta chiedeva agli dèi che gli concedessero salute e longevità, e l’autocrate, incuriosito, volle chiedergliene di persona il motivo. L’anziana rispose che, ogniqualvolta gli abitanti pregavano di essere liberati da un tiranno, puntualmente ne arrivava uno più malvagio, e conveniva evitare un successore peggiore di lui.
Questa parabola assomiglia molto a quella odierna della Siria, con gli “esportatori di democrazia” e i loro alleati nella parte degli abitanti della città aretusa. Accecati sulla via di Damasco come San Paolo in attesa della conversione, mentre indulgono in un’esultanza ottusamente brevimirante.
L’ottusa esultanza dell’Occidente
È il caso di Ursula von der Leyen, numero uno della Commissione Europea, giubilante perché, come riferisce Sky TG24, «la crudele dittatura di Assad è crollata». O del Presidente francese Emmanuel Macron che, aggiunge BFMTV, ha cinguettato che finalmente «lo Stato di barbarie è caduto».
Di «opportunità storica per costruire un futuro stabile e pacifico» ha parlato invece, come rileva Il Giornale, António Guterres, Segretario generale dell’Onu. Mentre per il Segretario di Stato americano uscente Antony Blinken, citato dall’ANSA, «gli Stati Uniti sostengono fermamente una transizione pacifica del potere verso un Governo siriano responsabile».
Più realisticamente, Joe Biden si è detto consapevole, scrive Rai News, che «l’Isis cercherà di approfittare» del vuoto di potere, assicurando che gli Usa non lo permetteranno. Laddove Annalena Baerbock, Ministro degli Esteri tedesco, come riporta Il Sole 24 Ore ha avvisato che «il Paese non deve ora cadere nelle mani di altri radicali». Troppo tardi, visto che sulla testa di Abu Muhammad al-Jolani, leader dei jihadisti spacciati per ribelli, come ricorda Panorama pende una taglia yankee in quanto “terrorista globale”.
Ecco perché il meglio che si possa dire dell’establishment dell’Occidente è che di tutta questa vicenda ci ha capito poco o nulla. E questo, solo se ci si ostina antiandreottianamente a voler pensare bene: fingendo che i precedenti di Afghanistan, Iraq e Libia non gridino ancora vendetta.