Sit-in del Fronte Europeo per la Siria
Davanti all’ambasciata araba per dire “no” al finanziamento da parte dell’Arabia Saudita
Si è svolto a questa mattina a Roma il sit-in di fronte all'ambasciata dell'Arabia Saudita, in via Pietro Raimondi, organizzato dal "Fronte Europeo di solidarietà per la Siria".
"Il luogo scelto non è casuale" – spiega uno dei portavoce del Fronte, Simone Moccheggiani Carpano – "Lo stato dell'Arabia Saudita sta finananziando dei soldati mercenari, i fantomatici ribelli, per far cadere il governo di Bashar Al-Assad, eletto leggittimamente e sotto attacco da più di tre anni. Il governo di Damasco mostra grande tenacia nel difendere dalle continue offensive i suoi prinicipi fondativi di stato sovrano, laico e sociale".
"La Siria infatti – prosegue Simone Moccheggiani – ha fatto della libertà confessionale uno dei principi cardine del suo ordinamento, a Damasco sono stati costruiti luoghi di culto di qualsiasi credo religioso accanto alle preesistenti moschee, le donne hanno acquisito un grado di emancipazione degno di un Paese occidentale. Il governo di Assad è inoltre un governo solidale con gli stati limitrofi, ospita migliaia di profughi provenienti dal Libano e dalla Palestina, gode di un'economia fiorente, essendo tra i più grandi Paesi del Medio Oriente produttori ed esportatori di gas. Forse è proprio quest'ultimo elemento che muove tanto interesse affinché Assad soccomba".
Conclude Moccheggiani: "Noi oggi siamo qui per ribadire la nostra solidarietà al popolo siriano ed il nostro dissenso verso chi, sovvenzionando con lauti finanziamenti gli jihadisti, spera nella sovversione di un leggittimo governo siriano".
L'Arabia Saudita – Nazione tutt'altro che democratica in cui vige una monarchia islamica assoluta, dove le donne non hanno diritto di voto, non possono neppure guidare autoveicoli e dove migliaia di oppostiori politici risultano tutt'oggi dispersi negli sconfinati deserti della zona – sembra comunque mantenere salda la sua alleanza che dal 1945 la tiene stretta agli Stati Uniti i quali, tolleranti verso le loro nefandezze, si mostrano più che altro interessati a difendere la loro partnership nella Regione per ovvie motivazioni di natura economica.
La speranza è che i media non trascurino una vicenda così delicata che all'apparenza potrebbe risultare a noi distante ma i cui esiti in realtà comporterebbero dei risvolti diretti per il nostro paese legato a doppio filo con le scelte della Nato.