Sit-in di Casa-Pound contro il centro accoglienza immigrati
Si è svolta ieri, in maniera del tutto pacifica, la protesta dei cittadini, affiancati dai militanti di Casapound
Ne avevamo parlato una decina di giorni fa: il IV Municipio di Roma intende adibire a centro di accoglienza immigrati uno stabile comunale di recente ristrutturazione. Dopo le numerose proteste cittadine, ieri gli abitanti di Settecamini, assieme ai miltanti di CasaPound sono scesi in piazza a manifestare.
Il pacifico sit-in, che ha visto protagoniste all’incirca duecento persone, si è tenuto a piazza Madonna di Loreto, vico piazza Venezia, ha voluto palesare il dissenso di fronte l’ennesima scelta che vede i cittadini italiani considerati di second’ordine a casa propria.
"Nonostante le numerose proteste cittadine delle scorse settimane, oggi ci ritroviamo in piazza per gridare ancora una volta che noi, il centro di accoglienza a Settecamini non lo vogliamo! – sostiene Mauro Antonini, responsabile del IV Municipo per Casa Pound Italia – Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, e l'Assessore alle Politiche Sociali, Rita Cutini, già sollecitati nel sit-in del 9 aprile scorso in Campidoglio e da cui attendiamo ancora risposta, sanno perfettamente che l’insediamento di questi immigrati a Settecamini rappresenta un ulteriore rischio per la sicurezza dei suoi residenti, nonché una condizione discriminatoria nei confronti di tutti gli italiani che da anni sono nelle liste comunali per l’assegnazione di un alloggio popolare. Nonostante ciò – ribadisce – questi signori perseguono la loro strada senza curarsi dei timori fondati dei residenti del quartiere, già deturpato da una politica approssimativa e negligente, per nulla proiettata alla riqualificazione del territorio".
Sempre troppo facile, di fronte questi temi e i nomi di determinati gruppi politici (Casapound, tra l’altro, non ha voluto esporre le proprie bandiere, affinché non vi fosse una facile strumentalizzazione mediatica), cadere nell’accusa di razzismo.
Ma a noi piace andare a fondo nelle vicende e vedere, al di là degli schemi ideologici, dove sia il problema, soprattutto quando a risentirne ne sono i cittadini romani. Il quartiere in questione non è sulla bocca di tutti perché protagonista di scarsa integrazione razziale, né ai primi posti delle zone di Roma dove si possa trovare un alto tasso di criminalità straniera. Eppure, la sensazione dei residenti è ben diversa: qui, infatti, prende vita il campo nomadi più grande d’Europa. Le vicende di via Salone sono conosciute ai più e, non di certo, come esempio di eccellenza coabitativa. Dai recenti incendi (sulla cui dolosità ancora si indaga) alle becere condizioni sanitarie, dallo scandalo del deposito rifiuti interno alla difficoltà di controlli da parte dei vigili, questo nome riecheggia ben al di là delle mura capitoline per la sua discutibilità.
E mentre Comune e Municipi sembrano ormai meritarsi quel fantomatico sfottò di “Capitale dei Rom”, qui ci si interroga sulla vera necessità di una residenza d’accoglienza per immigrati, proprio in una zona limitrofa a già così grandi problemi. Il “no” sembra essere generale e senza colori politici, tanto più che l’intera area è carente nell’urbanistica pubblica e negli spazi adibiti alla cittadinanza.
"Lavoro tutta la settimana per guadagnare quel poco che mi permette di mantenere i miei figli nello studio. Mi piacerebbe che, almeno loro, si potessero laureare – ci spiega Mario, impiegato di 50 anni – A mia figlia piace leggere: eppure, la biblioteca dista anni luce! Poi, scusi, abbiamo tanti anziani abbandonati e nessun luogo dove i ragazzi possano giocare che non sia in mezzo la strada. E’ un edificio pubblico, perché non fare qualcosa per tutti i cittadini?".
Di certo tutta la zona di Settecamini non brilla né per servizi sociali, né per aree verdi pubbliche: necessarie in quartieri come questi dove il rischio di sentirsi periferici è assai alto.
Così, anche non volendo, torniamo sul solito tema delle maggioranze messe in minoranza per non offendere un sistema che ci vuole tutti integrati, sereni e felici. Ma là dove le esigenze dei meno vengono messe di fronte quelle dei più è il vero non razzismo?
Pur non soffermarci su quello che sembra essere il paradosso ricorrente nell’Italia contemporanea, un ulteriore fattore di perplessità viene ad aggiungersi, quello dei recenti contagi da virus Ebola nei campi profughi della Sicilia. Dibattere sul tema con fatti concreti e dati chiari è assai arduo, data l’omertà generale sull’argomento, ma va tenuto quantomeno conto sia del dato allarmista che del senso di disagio cittadino, anche di fronte l’insussistenza di tale possibile contaminazione.
"Non accetteremo di vivere nel degrado sociale e, se non verrà annullato il provvedimento di autorizzazione all’apertura di questo centro di accoglienza, noi non fermeremo la nostra protesta – conclude Simone Iacobini, portavoce del presidio a Settecamini per Casa Pound Italia – Siamo cittadini romani e, in quanto tali, intendiamo esprimere il nostro dissenso e ci rifiutiamo di vivere senza alcuna garanzia di incolumità per le nostre famiglie".