Smart working in Italia: ecco le aziende che continuano a utilizzarlo
Nel 2021, oltre 2 milioni e mezzo di lavoratori, l’8,6% degli uomini e il 12,4% delle donne, hanno svolto lavori da remoto
Lo smart working negli ultimi due anni, a causa della pandemia, è diventato parte della quotidianità. Per questo motivo circa il 55% delle aziende ha già sperimentato il lavoro da remoto e vorrebbe continuare su questa strada, così come per circa il 76,5% dei lavoratori. Al contrario però circa l’80% delle piccole imprese non risulta in regola per svolgere i lavori da remoto.
Il rapporto Inapp
Queste le percentuali riportate dal rapporto dell’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche), “Attualità e prospettive dello smart working. Verso un nuovo modello di organizzazione del lavoro?”, dopo le interviste dei ricercatori a 15 mila occupati e 5 mila imprese del settore extra-agricolo.
Come riportato nel rapporto nel 66% dei datori, lo smart working aumenta la produttività, mentre per l’80% degli occupati, in particolare le donne, migliora la gestione degli impegni privati e familiari. In quest’ultimo anno solo il 13,3% delle imprese ha sperimentato un lavoro da remoto, con una media del 70% nei Paesi del Nord Est, del 53% nel Nord Ovest, del 57% nel Centro. Solo l’88,6% dei lavoratori ha continuato a recarsi fisicamente sul posto di lavoro.
Il rapporto riporta inoltre come lo scorso anno, dal 2019, sia diminuito del 9,3% il numero di coloro che svolgono la propria professione in un ufficio o in una fabbrica. Invece vi è stato un aumento del +3,5% i lavoratori ibridi e del +3,8% gli homeworkers.
Solo nel 2021, oltre 2 milioni e mezzo di persone, vale a dire l’8,6% degli occupati uomini e il 12,4% delle donne ha svolto lavori da remoto: il 10,2% dei lavoratori ha utilizzato lo smart working e solo l’1,2% il telelavoro.
La situazione delle lavoratrici
Soprattutto per le donne avere la possibilità di non andare in ufficio è stata un’evoluzione importantissima per la gestione delle responsabilità familiari e per il work-life balance. La scelta di procedere con lo Smart working ha sicuramente beneficiato principalmente il 68% dei lavoratori e il 72% dei datori. Ma non solo quello, infatti, i dati dimostrano come le attività lavorative siano migliorate in qualità, grazie ad una maggiore autonomia rispetto a metodi, orari, ritmi, e luoghi di lavoro e nel 90% dei casi grazie a un risparmio di tempo sugli spostamenti
Le difficoltà
Le prime difficoltà s sono riscontrate però sul fronte dei rapporti umani: circa il 50% dei lavoratori nota come la distanza abbia incrinato il rapporto costruito in precedenza. Il 51,7% degli impiegati d’ufficio e il 44,8% dell’alta dirigenza hanno affermato che il lato negativo è quello dover essere sempre reperibili e connessi. Il 47,3% dei lavoratori comunque vorrebbe continuare ad utilizzare lo smart working più di un giorno alla settimana, il 16,7% a tempo pieno, mentre il 12,5% per un giorno solo.
Nonostante siano state solo le grandi e medie aziende a proporre il lavoro agile nel 2021, il 31% delle aziende con 5 addetti ha investito in tecnologie e software a supporto di queste attività. Il 28% di quelle con 6-9 addetti ha modificato i propri spazi di lavoro tradizionali.
Il Mezzogiorno
Per quanto riguarda il Mezzogiorno, solo il 30% delle imprese hanno aderito al lavoro agile, ma ciò potrebbe essere motivo di miglioramento delle “prestazioni lavorative svolte al Sud per imprese del Nord (il cosiddetto southworking) e per ripopolare le aree interne, secondo Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp. Aggiunge inoltre che rappresenterà: “per tutte le aziende italiane una soluzione per i problemi connessi all’elevato costo dell’energia. Si tratta quindi, di un fenomeno destinato a riscrivere la geografia urbana dei nostri territori”.
I Consulenti del lavoro
In un approfondimento, i Consulenti del lavoro hanno spiegato come utilizzare le discipline del lavoro agile ordinario e quello emergenziale, che è stato prorogato fino a fine anno. Nel primo caso è necessario un accordo tra l’azienda e il lavoratore mentre per il secondo non è necessario un accordo, in quanto riguarda i genitori di figli fino a 14 anni, i lavoratori fragili e quelli più a rischio di contagio.
Inoltre, i Consulenti del lavoro riportano come con il decreto legislativo 30 giugno 2022, n. 105 è stato previsto che vi sia data priorità nell’accesso alle richieste dei genitori con figli fino a 12 anni di età o senza alcun limite di età in condizioni di disabilità, e ai lavoratori con disabilità in situazione di gravità accertata o che siano caregivers.
Decreti Aiuti
Invece grazie al decreto Aiuti Bis è stata reintrodotta la misura secondo la quale i genitori lavoratori dipendenti del settore privato che hanno almeno un figlio minore di anni 14 hanno il diritto a svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile anche in assenza degli accordi individuali. Questo diritto però può essere esercitato solo a condizione che la modalità di smart working sia compatibile con le caratteristiche della prestazione.
Il decreto introduce anche la possibilità per i lavoratori fragili di svolgere di norma la prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento