Sondaggi elezioni settembre: centrodestra in vantaggio. Preoccupa l’astensionismo
I sondaggi pubblicati dall’Istituto Cattaneo e dall’Swg rivelano le possibili preferenze degli italiani
Nella mattinata di oggi, giovedì 11 agosto, Matteo Renzi, come ha già annunciato, incontrerà Carlo Calenda per capire se è possibile creare un terzo polo. Figlio dell’unione tra Italia Viva e Azione. Partendo dal presupposto che questa nuova fusione sia possibile, l’Istituto Cattaneo e Swg hanno pubblicato i sondaggi per individuare le polarità dei seggi alla Camera. Queste sono state possibili addizionando le ipotetiche somme dei collegi uninominali.
Secondo l’Istituto è molto probabile che il centrodestra raggiungerà i due terzi dei seggi nelle due camere. Questo significherebbe che la destra raggiungerebbe 267 seggi alla Camera e 134 al Senato. Tuttavia, come anche afferma Salvatore Vassallo, politologo e direttore dell’Istituto, per ottenere tal risultato “il centrodestra dovrebbe vincere nei tre collegi del centro di Milano, in tutti quelli delle città di Napoli e Roma e in Emilia”. Mentre al centrosinistra toccherebbero solo Firenze, Bologna e Scandicci.
Centrodestra in vantaggio anche se non ottiene i due terzi
I risultati attuali, sempre fondati sulla base di dati ipotetici, attribuiscono al centrodestra 245 seggi alla Camera su 400 e 122 al Senato su 200. Dunque, in ogni caso la salita al podio sarebbe inevitabilmente dell’alleanza del centrodestra con il 61% a Montecitorio e il 69% a Palazzo Madama.
La scelta di Calenda di non unirsi al Partito Democratico, ovviamente, incide inevitabilmente sui risultati del centrosinistra. Infatti, quest’ultimo, secondo l’Istituto Cattaneo, otterrebbe 107 seggi, mentre 27 andrebbero al Movimento 5 Stelle, 16 all’unione Renzi-Calenda, 3 all’SvP e 2 ad altri partiti. Al Senato, invece, 127 sono attribuibili al centrodestra, 51 al centrosinistra, 12 al M5S, 7 a IV+Azione, 2 Svp e 1 ad altri.
Come afferma la sondaggista Alessandra Gisleri, nel programma di Irene Zerbini 24 Mattino estate su Radio24, l’indecisione degli italiani sembrerebbe legata al voto del leader. Infatti, come nel 1994 più che su un partito le persone puntano a dare la fiducia a un volto. E in questo caso sembrano prediligere leader senza una storia politica dietro, ma puntano sul nuovo e l’innovativo.
In merito a questo, Swg ha pubblicato il grafico sul gradimento del leader dei principali partiti, dal quale si evince chiaramente la preferenza sulla leader di FdI Giorgia Meloni. La leader è seguita da Giuseppe Conte del M5S, Letta del PD, Salvini della Lega, Carlo Calenda di Azione e infine Silvio Berlusconi di FI.
Tuttavia, nonostante i molteplici sondaggi “i veri voti – continua Gisleri – saranno visibili 10-15 giorni prima delle elezioni. Attualmente le previsioni possono dire poco”.
Una tesi confermata dallo stesso Istituto Cattaneo che, come è riportato nell’articolo di Marco Esposito sul Corriere della Sera, afferma che il calcolo della distribuzione dei voti è il risultato ricavato dalle ultime Europee. Al contempo per il M5S sono stati presi in considerazione i sondaggi pubblicati tra la metà di luglio e gli inizi di agosto. Per quanto riguarda, invece, il centrosinistra sono state utilizzate le intenzioni di voto risalenti a circa 4 mesi fa, quando Azione e + Europa venivano misurate separatamente.
L’alto livello di astensionismo preoccupa
I dati forniti sempre da Swg mettono in luce un possibile l’alto livello di astensionismo anche in queste elezioni. La percentuale di votanti attivi è del 58%.
I motivi che danno adito alla scelta astensionista sono molteplici. Tra gli elettori emerge la mancanza di riconoscibilità nei confronti di un partito o di un leader (circa il 30%). Mentre 28 italiani su 100 vedono l’atto del voto come qualcosa di inutile, infine ben il 13% è ormai disillusa dalla politica e arrivano perfino a esserne disgustati.
Nell’articolo di Marina Pigna sul Il Messaggero la questione sull’astensionismo viene appellata come un’incognita soprattutto per quanto riguarda le scelte attribuite ai giovani. Alla generazione nominata dagli esperti come Z, che copre il range di persone nate tra gli anni 1997 e 2000, viene spesso attribuito l’astensionismo causato da poco interesse nei confronti della politica.
Per alcuni di loro queste elezioni saranno l’occasione primaria per recarsi alle urne ed esprimere la propria preferenza. Dunque, dato che i nuovi mezzi comunicativi più efficace per arrivare ai giovani sembrano essere i social, la politica dovrà essere brava, in questa campagna balneare, a sfruttarne i benefici.
Secondo lo studioso Michele Sorice, la disaffezione e l’incomprensione nei confronti dei partiti è legata a un sistema elettorale che “non contribuisce a far sentire i cittadini responsabili del voto”. Infatti, “I giovani sanno benissimo che il loro potenziale elettorale è più scarso. E non è detto che una risposta efficace per i social, lo sai anche socialmente, nella vita reale delle persone”.