Sondaggio “bomba”: 1 su 4 voterebbe per il partito delle sardine. Se ci fosse…
Centrosinistra a caccia dell’entusiasmo perduto. Con un’esca nuova come l’antisovranismo e una stravecchia come “Bella Ciao”
Hanno fatto un sondaggio, l’ennesimo.
Lo hanno fatto su un partito, quello delle sardine, che al momento non c’è. Ma forse un domani…
È venuto fuori che “un elettore su quattro” potrebbe essere disponibile a votare per loro. Se si presentassero, ovviamente.
Ma quando? E in collegamento con chi? E con quale programma, innanzitutto economico? E con quale leader? E con quale candidato premier?
Tutto questo non si sa. Ovvero, per dirla in maniera spiccia, non si sa un tubo di niente, a parte il fatto che sono, drasticamente, antisovranisti. Un termine che riecheggia la parola d’ordine altrettanto generica, e altrettanto comoda, dell’antifascismo, più o meno militante. Un termine che perciò è facilissimo da usare. Da spendere. Da mettere all’incasso.
Chiaro: più un’ostilità è sommaria, più è facile utilizzarla come spunto di identificazione. E quindi di aggregazione. Il classico caso in cui il bisogno è talmente forte da rendere smaniosi. Accendendo una voglia spasmodica di riversarsi sull’oggetto del desiderio, per quanto imperfetto e approssimativo possa essere.
Di fronte alla “minaccia” di un successo delle Destre , o addirittura di un loro trionfo, si è già lieti di ritrovarsi in piazza. Come in un anticipo di mobilitazione dai più vasti orizzonti. E dall’esito positivo assicurato. Come se contare sé stessi equivalesse a ridimensionare il seguito altrui. Come se intonare “Bella Ciao” fosse già un canto di vittoria. Che prelude non tanto alle lotte dei partigiani, quanto alla loro apoteosi finale.
Da un lato li si può quasi capire, perché di bocconi amari ne hanno ingoiati a iosa. Dopo le ripetute delusioni del passato anche recente, vedi in ultimo la breve stagione del renzismo, la voglia di riscatto accende un’urgenza. E l’urgenza, come la fretta del proverbio, è una cattiva consigliera.
Dall’altro lato non li si può assolvere affatto. Perché dagli abbagli del passato bisognerebbe imparare almeno questo: che una confezione rinnovata non equivale affatto a un contenuto nuovo. O anche solo migliorato.
Un fiocchetto rosso resta solo un fiocchetto. Facile da mettere, quando si tratta di vendere speranze campate per aria. Facilissimo da togliere, quando si tratta di governare appellandosi alla dura realtà.
Trucco vecchio fa buon brodo (forse)
Ha funzionato in passato e adesso ci riprovano: invece di tirare le somme sul perché ci sia sempre così poco “di sinistra” nei governi di centrosinistra, proclamano l’inizio di una nuova stagione. Più bella e luminosa che pria…
Invece di riconoscere che il gioco è truccato, per cui il banco dell’establishment europeista vince di continuo e i cittadini perdono a rotta di collo (dalla precarizzazione del lavoro dipendente alla riforma delle pensioni, eccetera eccetera), si limitano a cambiare mazzo. Non vi piacciono più le carte che abbiamo usato finora? No problem. Le cambieremo. Cambieremo le figure. Ma ci terremo gli assi.
È la logica perversa del restyling. Che qui in Italia ha avuto la sua massima manifestazione nella cosiddetta Seconda Repubblica: via i vecchi partiti e spazio ai nuovi. Romano Prodi e l’Ulivo. I leader “pop” alla Walter Veltroni. “Compagni dai campi e dalle… figurine (Panini)”.
L’idea quanto mai ingannevole è che in condizioni normali non vi siano dei nemici permanenti e acerrimi, a cominciare dal grande capitale finanziario che è disposto a tutto pur di massimizzare i suoi profitti, ma solo degli avversari che la pensano diversamente. Ma nemmeno troppo. Dei semplici competitor con i quali disputarsi serenamente la vittoria nelle urne. Una volta voi, un’altra noi. La ruota gira. La direzione di marcia rimane, più o meno, la stessa.
E torniamo alle sardine. Che al momento sono e restano una suggestione. L’ennesima.
Parlare di loro come di un possibile partito è una totale sciocchezza. Anzi, un totale raggiro. Fintanto che non vengano precisate le scelte che richiamavamo in apertura (quali programmi, quali alleanze, quali leader) un sondaggio sulle loro chance elettorali serve solo a far credere che si prepari il nuovo Grande Inizio del centrosinistra. Depurato delle sue innumerevoli contraddizioni. Finalmente davvero schierato a difesa degli interessi del popolo, anziché appiattito sui diktat delle oligarchie sovrannazionali e globaliste.
Che bello, sognare che il mondo non sia cattivo e che per cambiare quello che non va basti radunarsi di tanto in tanto in questa o quella piazza.
Che disastro, rimanere prigionieri di un sogno così sballato.