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“Soul”, il film d’animazione che racconta l’Anima: per grandi e piccini

Soul, il cartoon ultimo nato – molto atteso – della scuderia Disney/Pixar, ma non vi diremo nulla della trama

Soul

Soul

SOUL, Disney/Pixar e il cartoon esistenziale
Selezione Ufficiale
SOUL
film d’animazione, USA 2020, durata 100’. Regia: Pete Docter. Prodotto da Disney/Pixar.
Alice nella Città


STRAY
film documentario, USA 2020, durata 72. Regia: Elizabeth Lo.

Premessa in chiave di rassicurazione: chi vi scrive e vi scriverà nell’arco della 15ª edizione della Festa del Cinema di Roma non vorrà saggiare la vostra cinefilia con linguaggio per addetti, citazioni criptiche e proposte penitenziali: abbiamo una visione amorosa ma non morbosa del cinema; per noi un film tocca l’apice del risultato quando riesce a parlare “al colto e all’inclita”, dando a ciascuno il suo e facendo tutti contenti.

Perciò non vi relazioneremo su tutto quello che passerà sugli schermi: preferiremo segnalarvi quello che – a gusto nostro – ci ringrazierete di avervi segnalato; o vi metteremo in guardia da quello di cui – a gusto nostro – ci maledireste per non avervi avvisato. Siamo forse parziali, qualcuno dissentirà, e magari in certi casi avrà ragione – ma il contraddittorio ci piace e corriamo il rischio; lo chiamiamo onestà intellettuale. Se ci segnalerete qualcosa che abbiamo trascurato, vi renderemo giustizia.

Soul, un film che racconta l’Anima

Si apre con Soul, il cartoon ultimo nato – molto atteso – della scuderia Disney/Pixar. Non vorremmo dirvi niente della trama: chi non la conosce ne avrà una sorpresa in più. Accenneremo solo che il film ruota intorno alla musica, ed è ottimo jazz, pur non essendo un musical. Ma è esplicitamente un film sull’anima (la parola che gli dà il titolo): cosa ne determina le inclinazioni? E queste sono un patrimonio innato o che si va formando vivendo?

Due piani narrativi per raccontare la realtà e la realtà interiore

Per elaborare la sua tesi, la storia si svolge su due piani narrativi (capirete perché) resi attraverso scelte grafiche molto diverse: quella realistica per le scene ambientate a New York e quella immateriale per quelle che si svolgono fra il Great Beyond e il Great Before. La prima, pur appartenendo all’abusata tipologia “personaggi di caucciù” che prende sempre più piede nel cartoon americano (e di cui lo stesso regista Pete Docter sembra fisicamente far parte), è suggestiva e ben giocata, sia sul piano delle espressioni somatiche che su quello delle ambientazioni e dei “movimenti di macchina”.

La seconda è surreale puro, e curiosamente ci ricorda due precedenti agli antipodi fra loro: i sinistri paesaggi presunto-idilliaci dei britannici Teletubbies, e il tratto sbrigliato e immaginifico di splendidi cartoonist nostrani degli anni ’60: Bruno Bozzetto, Osvaldo Cavandoli (“la Linea” Lagostina, ricordate?), Guido Manuli (il signor Rossi), i fratelli Pagot, i fratelli Gavioli…

Si capisce che il film esce dalla stessa scuderia (Docter) dei precedenti UP e Inside-Out. Mentre consideriamo Up una struggente perla di malinconia, e di minimalismo dei gesti e delle parole, confessiamo di trovare (controcorrente) Inside-Out un test per il sistema nervoso dello spettatore. E poiché il nostro film ha indubbie affinità col suo predecessore, il rischio che potesse ereditarne i difetti e i tic assale lo spettatore, quando all’inizio la storia prende una certa piega.

Fortunatamente l’esperienza deve aver insegnato qualcosa: le tematiche esistenziali e new age comuni ai due – che qualcuno si arrischia a definire “filosofiche” – sono in Soul un po’ zuccherose ma trattate con lievità.

Si avverte anche qui un eccesso di verbosità – nei cartoon dovrebbero parlare più le immagini – ma almeno i dialoghi sono ben scritti e sciolti, lontani dall’odioso straparlato che in Inside-Out non dava tregua.

E infine diremo che il protagonista, Joe Gardner, vi sarà simpatico. In realtà di protagonisti il film ne ha due, e vi piacerà anche l’altro, di nome 22, pur avendo connotati caratteriali che in altri cartoon hanno generato personaggi molto irritanti.

Grandi e piccoli: due modi di vedere l’Anima di Soul

Vederlo? Il film lo consigliamo a due fasce d’età: agli adulti, ai quali crediamo che gli autori stessero in realtà pensando. E ai bambini, che hanno il magico dono di cogliere astrazioni e voli pindarici ignorando la laboriosità dei testi, e godendosi il rapimento di immagini e suoni. Scommetteremmo invece che i ragazzi – che ci sembravano attualmente il pubblico d’elezione dei prodotti Disney – snobberanno alla grande Soul: troppo concettuale per la loro età (e su concetti da cui non si sentono toccati) e troppo Disney per sentirsi grandi.

Stray, randagio

Vi riferiamo, en passant, di un altro film che non passerà mai nelle sale, per approdare al massimo su uno Sky Arte o analoghi. Si tratta di Stray (in inglese significa Randagio), presentato nella rassegna Alice nella città. Ti mostra la vita di Istanbul e dei suoi abitanti attraverso gli occhi di alcuni cani, che girano liberi per la città grazie ad una legge – unica nel suo genere – che, dotandoli di chip, vieta di molestarli o portarli via.

Per 72 minuti gironzoli ad altezza di cane fra la gente, con Zeytin (la mansueta protagonista i cui primi piani ci fanno ancora una volta interrogare su cosa passi per quelle teste di fronte a quello che gli accade davanti) e i suoi compagni a quattro zampe.

I frammenti di discorsi – collettivi e talvolta privati – i comportamenti sociali, assumono un valore relativo filtrati da quegli occhi acritici, che non giudicano, che mostrano la serena accettazione di non avere uno status, sicurezze, e che sembrano interrogarsi sul senso della loro libertà. Non si racconta nessuna storia, il film è scandito da rare citazioni di antichi filosofi, che trovano una loro lettura nelle scene che le seguono.

Un film da meditazione, per flâneur; se si è dotati di questo spirito, non si rimpiange di averlo scelto.

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