Spagna, se il pareggio è un (fosco) presagio per le Europee 2024…
Il centrodestra vince le elezioni iberiche ma non ha abbastanza seggi, così rischia di tornare al Governo la sinistra sconfitta: lo stesso schema che si perpetua a Bruxelles
Le attesissime elezioni generali di Spagna si sono concluse con un pareggio che inevitabilmente scontenta tutti. Questo risultato, infatti, rende la formazione di un nuovo Governo un vero rompicapo, tant’è che lo sviluppo più probabile è il ritorno alle urne (l’ennesimo). Con l’Europa spettatrice interessata, anche e soprattutto in vista della tornata elettorale del 2024.
Le elezioni in Spagna
Il voto iberico, come rileva l’ANSA, ha sancito il primato del Partito Popolare di Alberto Núñez Feijóo. È però una vittoria di Pirro, perché i seggi ottenuti dalla formazione di centrodestra non sono sufficienti per governare, neppure con l’appoggio dei sovranisti di Vox. I quali, avendo quasi dimezzato la propria rappresentanza al Congresso, sono i veri sconfitti di queste Politiche.
Checché ne dicano gli addetti ai lavori anche nostrani, però, non ride nemmeno il Premier uscente Pedro Sánchez. Perché è vero che il PSOE ha tenuto più di quanto paventassero i sondaggi, ma anche il blocco progressista è lontanissimo dalla maggioranza assoluta di 176 deputati.
Con questi numeri, commenta Il Foglio, si rischia seriamente l’ingovernabilità. Uno scenario che peraltro dalle parti di Madrid conoscono molto bene, considerando che tra il 2015 e il 2019 si tennero quattro elezioni generali in quattro anni. E la storia (che è magistra vitae ma ha evidentemente dei pessimi allievi) potrebbe ripetersi, visto che già si sussurra di un bis elettorale a dicembre.
Lo stallo, in realtà, potrebbe essere risolto se gli indipendentisti catalani di Junts decidessero di dare il via libera a un nuovo esecutivo Sánchez. Ipotesi improbabile, soprattutto dopo che la Corte Suprema, come riferisce TGCom24, ha chiesto un mandato d’arresto continentale per il leader secessionista Carles Puigdemont. Laddove il movimento pretende «amnistia e autodeterminazione della Catalogna», e forse un referendum per l’indipendenza della Regione a cui i socialisti non acconsentiranno mai.
Anche Feijóo, poi, rigetta l’idea di un Sánchez ter, ritenendo «un’anomalia», come riporta Il Giornale, che «non possa governare il partito più votato». Il che, però, è una delle storture più tipiche della democrazia – qualcosa a cui in Italia siamo stati abituati per oltre un decennio. Malvenuti nel club.
Un (fosco) presagio per le Europee 2024
C’è poi un risvolto che interessa da vicino Bruxelles, con particolare riferimento alle Elezioni Europee previste per il giugno dell’anno prossimo. L’osservato speciale era sicuramente Vox, che puntava a ripetere l’exploit dei fratelli d’Italia, ma anche di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Svezia e Finlandia. Nella prospettiva che a guidare le istituzioni comunitarie possa essere un’alleanza tra Partito Popolare Europeo e forze conservatrici, tanto agognata da alcuni quanto temuta da altri.
Anche se trarre conclusioni ora rischia di essere prematuro, c’è chi crede che la frenata della principale formazione della destra iberica indebolisca quest’asse. Rafforzando contestualmente l’attuale “maggioranza Ursula”, la coalizione composta da popolari, socialisti, liberali e parte degli euroscettici moderati, responsabile di provvedimenti folli come tutti quelli green. E originata da una fusione fredda dovuta a sua volta alla mancanza di una maggioranza politica dall’orientamento ben definito.
In tal senso, la Spagna potrebbe effettivamente costituire una sorta di presagio di quanto accadrà tra undici mesi a livello dei vertici del Vecchio Continente. Se ciò sia o meno auspicabile, è tutto un altro paio di maniche.