Sport e vaccini, dalle stelle allo stallo: i casi (amari) Djokovic e Irving
L’asso NBA messo fuori rosa dai Brooklyn Nets, il campione di tennis potrebbe saltare i “suoi” Australian Open: entrambi in polemica con gli obblighi di immunizzazione
Diciamoci la verità: quello tra sport e vaccini, come in generale quello tra sport e coronavirus, non è mai stato il più semplice dei rapporti. Se finora non aveva destato particolare scalpore è soprattutto perché le defezioni avevano riguardato – con tutto il rispetto – atleti non di primissimo piano. Nel momento in cui però scendono in campo i grossi calibri, inevitabilmente la prospettiva cambia: e, inevitabilmente, divampano le polemiche.
Il difficile rapporto tra sport e vaccini
A dare fuoco alle polveri è stato Kyrie Irving, fuoriclasse della Nba, il campionato di basket americano – nonché il più importante al mondo. Messo fuori rosa dalla sua franchigia, i Brooklyn Nets, perché il rifiuto di farsi somministrare l’antidoto anti-Covid lo costringerebbe a saltare 43 partite su 82.
Le autorità della Grande Mela, come quelle di San Francisco, hanno infatti vietato l’accesso al parquet ai non vaccinati, giocatori inclusi. Il playmaker non potrebbe dunque disputare nessuno dei match casalinghi, oltre alle trasferte contro i New York Knicks (un derby) e i Golden State Warriors. E la sua società ha scelto la linea dura, stabilendo che al momento non possa neppure allenarsi. «Non permetteremo che nessuno dei componenti della squadra lo sia soltanto in maniera part-time» ha chiosato il General Manager Sean Marks.
Uncle Drew, però, non pare intenzionato a fare retromarcia. «Ho scelto di non vaccinarmi, e chiederei a tutti di rispettare la mia scelta» lo sfogo social. «Questa è la mia vita, posso fare quello che voglio e nessuno può dirmi che cosa devo o non devo farci». A costo di rinunciare a obiettivi importantissimi sia in termini economici che agonistici, considerando anche che i Nets sono tra i favoriti per l’Anello. Dalle stelle allo stallo, si potrebbe dire.
Casi amari
Storia simile a quella del campione di tennis Novak Djokovic, reduce dalla sconfitta in finale a Flushing Meadows che gli ha impedito di realizzare il Grande Slam. Il serbo ha paventato la possibilità di saltare gli Australian Open 2022, il primo Major dell’anno, che ha già vinto nove volte. Il torneo potrebbe infatti essere riservato ai soli immunizzati, in linea con le regole imposte dal Governo di Canberra per l’ingresso degli stranieri.
Il Djoker, però, non ci sta. «Non partecipo alla “guerra”, non solo dello sport, per distinguere tra vaccinati e non vaccinati. E non ho intenzione di dire se lo sono o meno. Siamo arrivati a discriminare le persone» il j’accuse del numero uno mondiale, indirizzato soprattutto ai media.
Il Premier dello Stato di Victoria, Daniel Andrews, non si è comunque scomposto. «Non credo che un tennista non vaccinato otterrà un visto per entrare in questo Paese» ha dichiarato serafico. «Al virus non importa quale sia la tua classifica tennistica o quanti Slam hai vinto».
In ogni caso Nole, che il SARS-CoV-2 lo ha preso a giugno 2020 durante una competizione amichevole da lui stesso organizzata, si è detto possibilista. «Tra due o tre settimane» ha affermato, «verrà presa una decisione definitiva» riguardo alla sua eventuale partecipazione a Melbourne.
Di certo c’è che quelli della coppia dei campioni sono indiscutibilmente due casi amari. No, decisamente quello tra sport e vaccini è tutto, tranne che un rapporto facile.