Stadio della Roma, l’area è pignorata ma la Raggi dice che non lo sapeva
L’informazione in un documento degli uffici Pau che scatena il Pd: “Il sindaco ha mentito o è inaffidabile”. Una bomba che può deflagrare nella campagna elettorale per le Comunali
La querelle sullo Stadio della Roma è ufficialmente diventata una farsa. Una farsa a Cinque Stelle, per la precisione, visto il ruolo dirimente giocato dalla giunta grillina, e in specie dal sindaco Virginia Raggi. Il cui ennesimo annuncio roboante è stato smentito dal Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica dello stesso Campidoglio. Che ha reso il primo cittadino edotta di un piccolo e insignificante dettaglio, di cui è sconcertante che lei non fosse al corrente.
Stadio della Roma, l’area di Tor di Valle è pignorata
L’atomica l’hanno sganciata da via Cristoforo Colombo. Una lettera di due pagine, datata 13 ottobre e inviata dagli uffici del PAU – cioè, in soldoni, dal Comune di Roma – alla società giallorossa.
Il documento si riferiva alla vexata quaestio dello Stadio della Roma, con particolare riferimento all’area in cui dovrebbe sorgere, l’ex Ippodromo di Tor di Valle. Area che, come emerso nella missiva, è sotto pignoramento a causa di un debito del valore di 1,2 milioni di euro. Al punto che il Dipartimento capitolino ha avvisato la Roma che «il complesso immobiliare non è nella libera disponibilità dell’attuale proprietaria Eurnova Spa». L’azienda dell’ex partner Luca Parnasi, che deve estinguere il passivo prima di poter cedere i terreni, i quali altrimenti rischiano di andare all’asta.
La procedura giudiziaria è scattata il 18 gennaio 2019, eppure Palazzo Senatorio giura di non averne saputo niente. «Questa amministrazione non è mai stata portata a conoscenza del pignoramento negli innumerevoli tavoli e incontri succedutisi ai più vari e alti livelli». Questa l’incredibile (nel senso etimologico del termine) comunicazione del Campidoglio, che ha subito scatenato la bufera politica.
Stadio della Roma, la bufera politica
Il j’accuse più pesante è stato quello di Cristina Grancio, ex consigliere pentastellato e attuale presidente del Gruppo Misto in Assemblea Capitolina. Il Comune, ha attaccato, «ne era a conoscenza già nel 2017, quando chiedevo in commissione Urbanistica di convocare il curatore fallimentare per avere contezza dei contratti stipulati e dei pagamenti corrisposti alla società in liquidazione».
Non ci è andato piano neppure Giulio Pelonzi, capogruppo del Pd in Aula Giulio Cesare. «Delle due l’una: o la Sindaca ne era al corrente ed ha mentito a tifosi e cittadini, o non ne era al corrente. In entrambi i casi è una dimostrazione di inaffidabilità totale». E il primo corno del dilemma sarebbe anche di una gravità inaudita.
L’esponente dem ha anche ricordato le dichiarazioni rilasciate da Virgy appena pochi giorni fa. «Sullo Stadio siamo pronti, in questi giorni abbiamo fatto ulteriori riunioni con la Regione Lazio e abbiamo trovato una soluzione condivisa sulla Roma-Lido. Per cui io credo e mi auguro che entro Natale saremo in grado di fare un bel regalo ai tifosi della Roma». Parole, peraltro, subito smentite da via della Pisana, che aveva chiarito come il confronto fosse a buon punto ma non si fosse ancora arrivati a un accordo.
Il balletto, in realtà, sa di campagna elettorale, visto che molti considerano quella della Raggi una mossa per guadagnare consensi in vista delle amministrative primaverili. Uno spot elettorale che, secondo i maligni, il Governatore del Lazio Nicola Zingaretti non avrebbe alcuna intenzione di agevolare.
Col risultato paradossale che tra i due contendenti potrebbe godere il terzo, il candidato del centrodestra – chiunque sarà. Il quale avrà gioco facile nell’imputare ai competitor di aver ostacolato il progetto per motivi puramente ideologici, presentandosi al contempo quale campione dello Stadio della Roma.
E la Roma resta nel limbo
Chi invece resta nel limbo è proprio la Maggica, i cui vertici Dan e Ryan Friedkin, secondo indiscrezioni, starebbero vagliando opzioni alternative. In primis, l’area di Tor Vergata, che fa capo all’imprenditore edile Francesco Gaetano Caltagirone, oppure la ristrutturazione del glorioso Stadio Flaminio. Poi rimarrebbe la curiosità relativa alla provenienza dei rumours, considerato il profilo bassissimo della nuova proprietà americana…
Di certo c’è che, se l’iter per la nuova casa dovesse ripartire da zero, per qualche anno lo Stadio della Roma sarà ancora l’Olimpico. E questo a prescindere da chi guiderà la Città Eterna dopo le Comunali 2021.
In tal senso, la buona notizia, sul lato sportivo, è che la squadra non sembra risentire delle vicende extra-calcistiche. Domenica scorsa ha asfaltato il Parma nonostante una pletora di assenti, tra infortunati e positivi al Covid-19. Circostanza che ha permesso all’allenatore portoghese Paulo Fonseca di valorizzare anche le cosiddette riserve, e perfino giocatori apparentemente fuori dal progetto.
Aspetto importante anche in ottica cessione nelle prossime sessioni di calciomercato, e che forse qualcuno nel profondo Nord dovrebbe prendere ad esempio. È più facile vendere gli esuberi, magari anche con uno stipendio importante, quando non si passano interviste e conferenze stampa a denigrarli.
Curiosamente, poi, alla luce degli ultimi risultati (e, forse delle ultime trattative) non si farnetica più di «tecnici precari». Prendiamo dunque atto che un po’ tutti gli addetti ai lavori si sono ormai convinti che il lusitano mangerà il panettone. Proprio come l’attuale primo cittadino, regalo di Natale o meno.
Per la colomba di Pasqua, però, potrebbe essere tutta un’altra storia. Soprattutto se Romani e romanisti dovessero sentirsi, una volta di più, Raggi-rati.