Stadio Roma, Colosseum 2.0, il nuovo stadio e i suoi problemi
Il sindaco Marino ha detto che “se non saranno terminati i lavori di viabilità, lo stadio della Roma non si apre”
Dunque parte l’avventura del nuovo stadio della Roma, che tutti chiamano già “Colosseo 2.0”. D’altronde, se lo stadio della Juventus sfrutta l’assonanza della parola “Stadium” tra latino e inglese, che ci sarebbe di male a chiamare lo stadio della Roma “Colosseum 2.0”?
James Pallotta ha presentato ieri in Campidoglio il progetto dell’architetto Dan Meis, che prevede uno stadio di 60.000 posti e un grande centro di intrattenimento, con un Nike megastore, il Roma Village, forse un Disney Centre e un Apple Store, poi ristoranti e altri negozi, con vari punti d'intrattenimento.
Insomma, un polo da 200 mila visitatori al mese, per un investimento di circa 300 milioni di euro, tutto a carico di finanziatori privati.
Grande entusiasmo attorno al progetto, che a Totti fa venire la “pelle d’oca”, ma anche qualche critica e molte perplessità, sollevate da più parti. Ma si sa che la polemica è il piatto forte del Bel Paese.
A parte la critica “architettonica” di Fuksas, che ha definito il progetto “bruttissimo e di cattivo gusto” e che avrebbe preferito demolire l’Olimpico e rifarlo ex novo nello stesso posto, sono intervenuti i rappresentanti di Italia Nostra, che ritengono impraticabile l'ipotesi dello Stadio a Tor di Valle, per via dei vincoli esistenti paesaggistici insistenti sull’area e idrogeologici per l’adiacenza con l’ansa del Tevere, altre alla presenza, ingombrante, del depuratore Roma Sud.
Problemi che comunque i proponenti, avranno già adeguatamente valutato con i loro esperti e, soprattutto, con Luca Parnasi, giovane e determinato imprenditore – romano, romanista e amico di Totti – che oltre a essere di fatto il proprietario dell’area dove sorgerà lo Stadio, ha già una notevole esperienza, avendo realizzato di recente il complesso commerciale Euroma2, il Ministero della sanità e i due adiacenti grattacieli dell’EUR.
James Pallotta, decisamente ottimista, ha dichiarato che lo Stadio potrebbe essere realizzato entro il 2016, quindi tra due anni e mezzo. Un tempo che per le procedure italiane sembra di pura fantasia.
Al di là delle critiche di Italia Nostra, ci sono infatti diversi problemi da affrontare. Primo fra tutti quello dei tempi della burocrazia. Ma non tanto per lo Stadio, che gode di una legge speciale, quanto per tutto ciò che dovrà girargli attorno. A partire dai problemi di accessibilità dell’area e di collegamento con il resto della città.
Il Sindaco Marino ha parlato di “circa un miliardo di euro” di investimenti e c’è da credere che gran parte di questi riguardino la viabilità e la realizzazione della stazione della Metro dedicata allo stadio. Ma questi investimenti verranno fatti da chi e con quali procedure?
La normativa sugli stadi, prevista dal comma 304 della legge di stabilità, prevede procedure davvero semplificate e snelle, che possono oscillare, a seconda dei problemi che dovessero presentarsi, da un minimo di 7 a un massimo di 10 mesi, salvo imprevisti. Quindi se tutto dovesse andare bene, tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 potrebbero iniziare le procedure per l’affidamento dei lavori. Che possano essere completate, assegnati e iniziati e finiti i lavori nel giro di 24 mesi sembra impossibile, ma non mettiamo limiti alla provvidenza.
Quello che preoccupa di più sono le procedure per le altre opere pubbliche – ancorché finanziate, ma per ora nessuno sa come, dai privati – per spendere gli almeno altri 300 milioni di euro per la realizzazione dei raccordi stradali con la Roma Fiumicino e il GRA e il potenziamento dell’Ostiense, che altrimenti non reggerebbe l’impatto, e il collegamento con la nuova stazione della metropolitana che dovrebbe essere realizzata sulla ferrovia Ostia Lido, notoriamente la peggiore della Capitale.
Il sindaco Marino, d’altronde, ha detto chiaramente che “se non saranno terminati i lavori di viabilità, lo stadio della Roma non apre”. E dunque i primi “dolori” potrebbero venire dalle procedure miste pubblico privato, tutte ancora da definire.
Insomma, problemi non ne mancano. Ma noi, per ora, ci accontentiamo di sognare il nuovo stadio e questa meravigliosa nuova cittadella dello sport e del divertimento. Perché, come dice Marzullo, i sogni aiutano a vivere e Roma ha bisogno di vivere e sperare in un futuro migliore.
Sperando che il Sindaco sappia affrontare i complessi problemi burocratici che presto, come fatidici nodi, verranno al pettine.