Stato di emergenza fino al 31-12, ormai l’eccezione è la nuova normalità
La decisione del Governo per assistere il popolo ucraino dopo lo scoppio della guerra: una motivazione incomprensibile, ma a questo punto siamo assuefatti e inerti come rane bollite
Qualche giorno fa, un po’ in sordina, il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza umanitario fino al 31 dicembre. Una misura che non ha nulla a che vedere con la pandemia da SARS-CoV-2, essendo piuttosto legata allo scoppio della guerra in Ucraina. Ma che estende ulteriormente i confini del paradosso, visto che a questo punto l’Italia è entrata nel terzo anno consecutivo di “regime straordinario”.
Stato di emergenza fino al 31 dicembre
Il Governo ha dunque deliberato lo stato di emergenza fino a fine anno «per intervento all’estero in conseguenza degli accadimenti in atto nel territorio dell’Ucraina». Più precisamente, come da nota ufficiale dell’esecutivo, per l’esigenza «di assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi internazionale in atto».
Parlandone in Senato, il Premier Mario Draghi, come riferisce Il Sole 24 Ore, lo ha definito un «impegno di solidarietà». Che «non cambia la decisione di porre fine il 31 marzo allo stato di emergenza per il Covid-19» e «non avrà conseguenze per gli Italiani». Promesse di cui sarà facile verificare il mantenimento.
In ogni caso, il problema vero (per ora) è a monte. Perché si fa onestamente fatica a capire come mai le succitate iniziative dovrebbero giustificare il rinnovo dei pieni poteri all’inquilino di Palazzo Chigi. E il fatto che i più stiano rimanendo indifferenti indica che siamo diventati come le rane bollite di cui parla il linguista americano Noam Chomsky. Tanto assuefatti a questa condizione da restare inerti anche quando il cuoco alza la fiamma, accettando rassegnati il proprio destino in umido.
Ormai l’eccezione, che per sua natura dovrebbe avere vita brevissima, è diventata la nuova normalità. E non è affatto un bene.