Roma. Stazione Tiburtina nel degrado, parola al Comitato
Su Radio Municipio Roma 2 l’intervista al fondatore del Comitato Cittadini Stazione Tiburtina Lorenzo Mancuso
Oggi ai microfoni di Radio Municipio Roma 2 c’è Lorenzo Mancuso, fondatore del Comitato Cittadini Stazione Tiburtina. Con lui, parliamo della situazione di degrado della zona.
Per prima cosa, Lorenzo, ci puoi spiegare come è iniziato il tuo impegno in questo quadrante romano?
Ovviamente da cittadini abbiamo partecipato sempre molto attivamente a tutte le iniziative che abbiamo organizzato, anche tramite le varie associazioni che si sono costituite nel tempo. Anche le varie iniziative politiche e dei conti pubblici, gli incontri che vengono organizzati sul tema della stazione Tiburtina, riscuotono sempre un grande successo e una grande partecipazione. Sempre sale piene, piazze piene, questa tematica legata al degrado della zona è molto sentita. Ormai la situazione è arrivata all’esasperazione, e quindi è iniziato anche un percorso di fuga dalla stazione Tiburtina: troviamo case in vendita, sfitte, e chi può si sposta. Questa è la realtà di Tiburtina, quindi da qui – due anni fa circa – abbiamo deciso, con altri amici residenti, di costituire il Comitato Cittadini Stazione Tiburtina. Tutto iniziò da una pagina Facebook, che ancora è gestita in comune con questi amici, e con l’iniziativa “La notte delle candele”. Così la chiamammo, e la svolgemmo perché per due settimane l’illuminazione pubblica, qui, fu totalmente assente, e mettemmo candele ovunque per illuminare la zona. Fu una scena un po’ tetra, perché diede l’idea della situazione in cui si trovava il quartiere.
Da quel momento in poi?
Da lì abbiamo cominciato a ricevere l’attenzione dei media, dei giornali e dei telegiornali, e sempre da lì è iniziato anche un percorso d’attenzione istituzionale verso le nostre tematiche. Abbiamo parlato con il presidente della Commissione Turismo, Valentina Grippo del Comune di Roma e Orlando Corsetti della Commissione Commercio. Ovviamente c’è stata anche l’attenzione del Municipio II, facendo breccia la nostra causa sia nella maggioranza che nell’opposizione. Da lì poi è nato il dibattito sulla stazione Tiburtina, e quindi sulla possibile riqualificazione dell’area, visto che comunque la nuova sua struttura moderna presuppone anche un contesto attorno coerente a se stessa, e non il degrado che vediamo. In comune con la stazione Termini c’è anche la presenza – intorno alla struttura ferroviaria – di molti negozi etnici. Come a Termini c’è piazza Vittorio Emanuele II, da noi si trova l’angolo dell’Europa dell’Est. Ci sono alimentari polacchi, romeni, bulgari e anche pizzerie etniche, che basano il loro business sulla vendita di alcol a basso costo. Tutto questo sistema commerciale favorisce il degrado qui, perché questa zona dalle 6 del pomeriggio diventa un punto di ritrovo per disadattati che si ritrovano sempre qui per bere. Parliamo di centinaia di persone, che ogni giorno sono qui a bere! Quindi questo punto, per questo motivo, diventa impraticabile, e chi può ci gira alla larga, poiché è anche difficile passarci. Tutto questo si trova sotto la sopraelevata, perché è un punto caldo e al riparo dalla pioggia, che permette a queste persone di bere in tutte le occasioni. Ovviamente anche al di fuori del pomeriggio, questi tizi trovano lavoro lì come parcheggiatori abusivi, e lo vediamo quando per parcheggiare bisogna pagare il “pizzo”, che chiedono con insistenza. Questa è la realtà sotto la sopraelevata, un punto di ritrovo per chi cerca alcol a basso costo.
Da quando vi siete attivati sul territorio, si sono accese le attenzioni istituzionali, Comune o Municipio, verso la vostra causa? Oppure della questione, nei Consigli, se ne parlava già prima?
L’attenzione sulla causa in campagna elettorale c’è sempre stata, e anche negli anni precedenti. Dal centrodestra poi sono arrivate attenzioni anche al di fuori di tali periodi di voto. Va ricordato come i partiti di centrodestra abbiano sempre fatto attenzione alle nostre problematiche, nonostante poi non si sia mai arrivati a una soluzione finale. Nonostante non si siano risolti i problemi, abbiamo raggiunto l’attenzione del Municipio II. Attenzione solo sua, poiché mai dal Comune abbiamo ricevuto sostegno, tranne ora che Marino sulla questione ha preso delle posizioni. Ora di stazione Tiburtina ne parlano la Commissione Turismo e la Commissione Commercio, come appunto dicevamo anche prima. Nonostante il loro attivarsi su questi problemi, non si è arrivati a una soluzione, anche se di proposte sulla causa ce ne sono moltissime, alcune anche a costo zero. Purtroppo è come se ci fosse un muro di gomma, che non permette mai la risoluzione della situazione.
Cosa intendi per ‘proposte a costo zero’?
Per proposta a costo zero per l’attuale amministrazione romana, noi intendiamo anche il limitare la vendita degli alcolici nella zona della stazione. Tutto ciò risolverebbe il problema, poiché se non si vendono gli alcolici la gente non ci viene qui a bere, e quindi le centinaia di persone che bivaccano giornalmente qui, se ne andrebbero da qualche altra parte. Anche questa proposta a costo zero per l’amministrazione pubblica, non hanno mai trovato la luce. Tutto ciò avviene anche quando, tali proposte, sono state approvate dal Municipio. Su istanza del consigliere Andrea Liburdi, e votato al all’unanimità da tutto il Municipio, passò la proposta sulla vendita limitata degli alcolici. Nonostante fosse passata, la Giunta non ha trovato mai il tempo di rendere effettiva tale iniziativa.
Da quando avete fondato il comitato, cos’è cambiato nella zona di stazione Tiburtina, e in quale situazione versa attualmente quest’area?
Poco è cambiato. Quel poco che è cambiato perlopiù si è avuto per il lavoro dei singoli. L’unica vittoria che c’è stata, è stata la chiusura della bocca d’aria della metro. In questa bocca, rialzata, usciva aria calda dalla metro, e lì i senzatetto ci andavano a dormire la sera. Fortunatamente è stata chiusa venendo recintata. Ma questo purtroppo è stato l’unico passo in avanti. Poi ci sono state le proposte bislacche del Municipio, come l’nstallazione dei bagni pubblici in zona. Questi bagni, in ceramica, sarebbero stati destinati ai senza dimora e ai disadattati che vengono a bere qui. Questo perché l’ubriaco, dopo che ha bevuto, ha anche esigenz fisiologiche, che attualmente vengono espletate per le strade di stazione Tiburtina, totalmente incontrastati. Per questi fenomeni incresciosi, per una signora del quartiere diventa difficile girare il pomeriggio per le nostre strade.
A livello di sicurezza, la stazione Tiburtina è coperta, pppure ci sono delle falle nei controlli di vigilanza?
Di sicurezza qualcosa si vede, anche se la Polizia si vede sempre di meno. C’è sempre il presidio fisso dei Vigili Urbani, ma mettiamoci anche nei panni loro: si trovano fortemente disagiati ad affrontare un’ondata di disadattati che stanno qui a bere. Inoltre gli agenti non vengono tutelati dallo Stato nel modo adeguato per il lavoro che svolgono. Il vero problema però, a stazione Tiburtina, è che gli agenti non sono neanche in condizione di poter intervenire. Qui non è una manifestazione semplice che contieni con delle camionette; con una semplice volante, come avviene attualmente, non si possono contenere le centinaia di persone si ubriacano qui. Quindi, a livello logistico, non ci sono i presupposti per poter intervenire contro i fenomeni che avvengono nella zona. Non esiste in Italia neanche la base normativa per poter dire a queste persone che devono spostarsi da qui. Possiamo fare qualcosa sui parcheggiatori abusivi, si potrebbe fare qualcosa anche sul fenomeno legato ai rom. Secondo me non ci sono neanche gli strumenti per poter intervenire contro questo fenomeno. Lo Stato dovrebbe intervenire, affinché tali situazioni non si vengano a creare. Anche perché poi, questi episodi, sono impossibili da gestire, come appunto vediamo. Una cosa che non dice nessuno di qui, è quella dei pasti caldi ai bisognosi.
Ci spieghi meglio?
In questa zona vengono dati questi pasti sotto le palazzine degli abitanti. Dare i pasti caldi alla stazione Tiburtina, vuol dire creare un epicentro simile a quello degli ubriachi che bevono, ma questa volta con la differenza che essi sono dei senzatetto. Diventa una situazione ingestibile, perché una volta che si fanno entrare più di 100 persone in questo nucleo, in un punto un punto poi dove ci sono già dei problemi vigenti, loro creeranno, a loro volta, altri problemi alla nostra zona. Tale attività non può essere svolta sotto un palazzo! Siamo in una situazione peggio di Termini, poiché almeno lì ci sono dei controlli. Lì ci sono pattuglie fisse, qui a Tiburtina non ci sono. Alla stazione termini c’è la Caritas, ma sta in un punto in cui non dà fastidio ai cittadini. La Caritas di Termini, a differenza nostra, non sta sotto i palazzi dei condomini del quartiere! L’attività dei pasti caldi viene fatta sotto i palazzi, dove c’è il passaggio delle persone.
Quindi in merito cosa proponi?
Per questa attività bisognerebbe creare un punto ad hoc. Secondo me la vera assistenza non è questa, perché non si possono dare pasti caldi sotto una sopraelevata, anche perché poi mancano anche i criteri igienici per svolgere una simile attività. Evitare di far svolgere questa attività ritorna nella questione delle proposte a costo zero, visto che al Municipio basterebbe togliere il permesso alle parrocchie per dare i pasti caldi in questa zona. Questa cosa, che è a costo zero, vede tutti favorevoli. Su questo problema però nessuno ha mai mosso un dito. Non si tratta di mancanza di fondi, ma di mancanza di volontà, visto che basterebbe solo togliere determinati permessi. Le parrocchie, se vogliono dare pasti caldi, dovrebbero trovare dei luoghi adatti a fare la carità.
Le cronache dei giornali ultimamente ci parlano dei reati compiuti dai rom. Qual è la situazione nel quadrante della stazione Tiburtina?
Queste persone puntualmente le vediamo nelle metro, sui mezzi pubblici, o mentre bivaccano nelle nostre strade. Abbiamo visto come i rom maneggiano grandi quantità di portafogli, che non si sa naturalmente di chi siano. Abbiamo il problema concreto del bivacco dei rom qui, che a tutte le ore stanno sotto i portoni delle palazzine del nostro quartiere. Si mettono al ciglio dei palazzi, magari sui rialzi in marmo degli stessi, che li fanno diventare dei picnic preferiti, dove appunto bivaccare. Spesso quando piove ce li ritroviamo pure dentro palazzo, e diventa problematico pure farli andare via da lì. Infatti queste persone non se ne vanno, anche se uno io gli chiede con gentilezza di allontanarsi dalle nostre palazzine. In queste situazioni ci ritroviamo abbandonati a noi stessi, poiché le attuali istituzioni non fanno nulla. Da qui partono le iniziative dei vari condomini, tra cui quelle di via Lorenzo il Magnifico.
Cosa è successo in via Lorenzo il Magnifico?
Hanno dovuto spostare il portone del palazzo, per evitare il bivacco dei rom davanti casa loro. Questi cittadini hanno dovuto spendere dei soldi per spostare in avanti questo portone, in modo tale che i rom non bivaccassero più davanti alle loro case. Quindi hanno dovuto spendere dei soldi, per un qualcosa che in teoria dovrebbe essere tutelato dal nostro Stato. Un problema è anche quando, dopo il loro picnic, i rom non puliscono nulla di quello che hanno consumato. Non hanno un minimo di rispetto ed educazione verso di noi, che abitiamo la zona. Le maggiori lamentele arrivano dalle signore, che quando devono entrare in casa, si trovano alle porte queste persone che neanche le fanno passare. Pure chiedendo permesso, molte volte queste persone neanche si spostano. Ormai sono diventati i veri padroni del quartiere!
L’amministrazione locale si è mossa per spostare i rom da vostro quartiere?
Si sono mossi solo a parole. Non facciamo altro che fare incontri con il Municipio, con il Comune, incontri pubblici, con le Commissioni, e con qualunque altra istituzione. A parole si stanno muovendo tutti quanti, ma con la metà del tempo spesa in parole, si sarebbe sicuro risolto qualcosa con atti concreti. Per risolvere una simile situazione non servono fondi, ma basterebbe soltanto una firma da qualche parte a livello istituzionale. A parole si sono mossi tantissimi, soprattutto in campagna elettorale, quando i partiti vanno in cerca dei voti e del consenso popolare. A fatti siamo a zero, e ogni tanto qualche consigliere si spende per chiamare l’AMA e fargli ripulire il nostro quartiere dal degrado che procurano queste persone. Ovviamente qui le pulizie partono per incentivo, visto che senza pressioni non verrebbero effettuate, nonostante esse dovrebbero avvenire come da programma ogni sera. L’intervento di pulizia dell’AMA è una toppa, ma non certo la soluzione a questo problema. È una situazione che si verifica giornalmente, e la vicinanza a parole c’è sempre stata, ma sui fatti poca roba. Noi cittadini delle parole siamo stufi, il metodo per risolvere queste problematiche c’è.
Parlando di sopraelevata, i cittadini si sono espressi favorevoli all’abbattimento di essa. Cosa ci puoi dire a riguardo?
Come sappiamo la Tangenziale Est è stata spostata aldilà dei binari, quindi c’è da riqualificare tutta l’ex Tangenziale, che attualmente è percorsa da pochissime macchine. Da qui nasce l’idea della riqualificazione della Tangenziale che passa sopra la stazione Tiburtina, visto che attualmente lì sotto la sopraelevata trovano riparo i disadattati che vengono da mezza Roma. Quindi nasce il progetto per abbatterla, un’idea che già era stata portata dall’ex giunta Alemanno, e a cui erano già sta di finanziati dei soldi che però verranno mal spesi. Nasce poi da questo progetto, uno studio da parte di alcuni architetti, per non abbattere la sopraelevata, ma per crearci invece dei giardini pensili, sulla falsariga di ciò che avviene a New York. Dei giardini ergonomici dove i cittadini coltivano le loro piante i loro frutti. Quindi secondo questo progetto, dovremmo fare dei giardini ergonomici sopra la sopraelevata e nel tratto della ex Tangenziale, dove ogni cittadino può coltivare delle mele e qualsiasi altra cosa.
Cosa ne pensi di questo progetto?
Ritengo che questo progetto, per quanto sia futurista, sia inverosimile per una realtà come quella romana. Sentir parlare dei giardini ergonomici, a noi cittadini procura rabbia, perché è tanti anni che si parla dell’abbattimento della sopraelevata. Da anni noi chiediamo la riqualificazione della sopraelevata e dei tratti sottostanti, e ora le istituzioni invece ci propongono un giardino ergonomico, un giardino che vicino alla stazione Tiburtina chissà che cosa diventerebbe. Già oggi è luogo di bivacco qui, pensiamo a cosa succederebbe se facessimo un giardino con le panchine. È un’ipotesi difficilmente realizzabile, noi vogliamo un progetto che non preveda punti di bivacco, preveda l’abbattimento della sopraelevata, di cui sono stati già stanziati fondi e costerebbe meno dei giardini ergonomici.
Parliamo di un argomento meno conosciuto, la realtà dell’ex ittiogenico che è attualmente in stato d’abbandono, e che prima era un centro di ricerca per le creature marine. Ce ne parli?
Quella dell’ex ittiogenico è una tematica molto cara a tutti gli abitanti del quartiere. Lì, quand’era aperto, erano famose le gite delle scuole medie che si facevano, i ragazzi provenivano da tutto il Municipio. Lì venivano allevati dei pesci e avvenivano delle ricerche a livello scientifico, era un’ampia struttura dove c’era quindi un allevamento di pesci e un museo. Vi era anche un ampio spazio all’aperto, con diverse piscine. Il centro chiuse per volere della Regione Lazio, e da quel giorno la struttura è stata abbandonata. Da quel momento nella zona c’è un proliferare di insetti, come mosche e zanzare. E c’è un totale stato d’abbandono, sia all’interno che fuori. L’interno è stato alloggio di tanti senza fissa dimora, che in passato abbiamo visto anche uscire dal centro. Nonostante sia stato murato nelle porte e nelle finestre, gli alloggi all’interno dei locali, da parte dei senzatetto, continuano.
Proposte in merito i residenti ne hanno mai avanzate?
La nostra proposta per riqualificare la struttura, era quella di darla in affidamento alle associazioni del quartiere. Purtroppo questa soluzione non ha mai trovato un parere favorevole nell’attuale Amministrazione. Tenendo chiusa la struttura, la Regione Lazio sia autoinfligge un bel danno patrimoniale. Un danno molto grave e un grande sperpero, visto che un luogo così grande e utile viene lasciato all’abbandono. Dentro la struttura siamo entrati con un giornalista di La7, e ricordo come lì gli insetti ci mangiarono completamente. Trovammo zanzare dappertutto, e gli feci vedere lo stato d’abbandono in cui ora riversa la struttura. Gli insetti poi arrivano fino alla stazione dei pullman, che si trova proprio lì a fianco. Senza spendere tanti soldi, per riqualificarlo basterebbe farci metterci 5 campi da calcetto nello spazio all’aperto, anche per dare un servizio al quartiere e non tenerlo abbandonato. Andrebbe bene qualunque idea, anche una ludoteca, purché si renda di nuovo vivibile questo posto. Credo che un’amministrazione normale sarebbe già intervenuta su questa struttura, ma la nostra dimostra di pensare ad altro. Sull’ittiogenico l’Amministrazione non ha mai dato risposte, nonostante noi crediamo possa essere fondamentale per la qualificazione di questo quartiere.
Quanta presa sta facendo sui cittadini la realtà del vostro comitato?
Abbiamo tutti un rapporto diretto, ci incontriamo, ci aggiorniamo, organizziamo incontri pubblici. Ogni volta infatti che c’è qualche iniziativa, ci si rivede e la si propone insieme. Quando c’è qualche incontro da fare, ci si confronta in modo tale da decidere chi debba presenziare a quei determinati eventi. Nonostante lavoriamo tutti, il seguito c’è sempre. Sicuramente il seguito è favorito anche dalla nostra situazione che è molto sentita, perché i cittadini sono arrivati all’esasperazione. Chi può va via da questa zona, chi non può è costretto a rimanere, e quindi fare un fronte comune per affrontare il problema diventa l’unica soluzione tangibile per noi cittadini. Le piccole migliorie che ci sono state, provengono tutte dal lavoro delle varie associazioni e dei comitati presenti in questo quartiere. Con queste realtà c’è uno stretto rapporto di collaborazione, che ci serve per proporre e tentare di risolvere i problemi presenti in questa zona. Ci si muove insieme, chi ha novità avverte l’altro, se qualcuno riesce a trovare un canale istituzionale dove esternare le nostre problematiche, ci si presenta insieme lì. Ci si muove quindi sempre insieme, siamo soddisfatti della grande partecipazione che hanno i nostri eventi e le nostre iniziative. E’ ovvio che però vorremmo anche qualche risposta concreta dall’attuale amministrazione.
Voi del Comitato Cittadini Stazione Tiburtina, quali iniziative avete in mente per il futuro?
Ovviamente non mancherà mai la nostra voce di denuncia. Quando ci saranno azioni da denunciare, noi saremo i primi a farlo pubblicamente. Tutto ciò può avvenire tramite giornali, tramite la nostra pagina Facebook o altri mezzi. La nostra voce ci sarà sempre, e saremo sempre aperti al confronto con gli altri cittadini. A livello di iniziative, attualmente siamo in una fase di stand-by, perché la nostra priorità è l’abbattimento della sopraelevata, e siamo in attesa di risposte riguardo essa. Risposte che in questo momento non arrivano.
Quindi anche l’amministrazione è in stand-by?
È mancata la decisione, è mancata la risposta politica: ogni volta che si parla dell’abbattimento della sopraelevata, poi si fa tutt’altro. Anzi si invitano anche le persone a lavorare su determinati progetti riguardo la tematica, forse per fare scena, e poi puntualmente di questi tavoli non se ne fa nulla. Quindi nonostante ci sia la partecipazione dei cittadini a questi eventi, c’è immobilismo. Ma lo stesso accade anche nei tavoli istituzionali, come per esempio al tavolo dei cittadini e le istituzioni nella Sala Cittadina, con gli esponenti del Municipio e del Comune. Anche qui vengono a dirci che verrà abbattuta la sopraelevata, ma poi puntualmente vengono smentiti dal sindaco e compagnia bella, che dicono altra cosa. Anche il presidente del Municipio Gerace, pur avendo un Consiglio totalmente a favore dell’abbattimento della sopraelevata, scrive una lettera al sindaco Marino con cui lo invita a prendere in considerazione il progetto per i giardini ergonomici. Nonostante tutto noi oggi aspettiamo, anche se non riusciamo a capire realmente cosa pensano le istituzioni che ci dovrebbero rappresentare. Noi rimaniamo vigili, e vediamo come si evolve il problema ogni giorno.
*Puoi ascoltare il poadcast sul sito www.radiomunicipioroma.it/rmr2 o dall’app gratuita del tuo smartphone Radio Municipio Roma nella sezione II.