Stefano Cucchi, il Procuratore chiede la condanna degli agenti
Svolta nel secondo grado del processo: secondo il Pg il pestaggio avvenne dopo l’udienza di convalida
LA REQUISITORIA DEL PROCURATORE GENERALE. Ribaltare la sentenza di primo grado (condannati 5 medici a due anni contro i 6 richiesti) e condannare tutti gli imputati del processo per la morte di Stefano Cucchi: è questa la richiesta del Procuratore generale nel processo d'Appello, che ha quindi sollecitato una condanna a 2 anni di reclusione con l’accusa di lesioni volontarie nei confronti dei 3 agenti della Penitenziaria, assolti in primo grado, che hanno tenuto Stefano in custodia. È stato chiesto anche un inasprimento delle pene per i 5 medici condannati in primo grado per omicidio colposo. Chiesto anche un anno di reclusione per i tre infermieri, anche questi ultimi assolti in primo grado.
Dura la requisitoria del Pg, che ha sottolineato come la vittima sia “stata aggredita dagli agenti (…) che ne avevano la custodia” e che “il fatto è avvenuto dopo l'udienza di convalida e prima dell'ingresso al carcere”. È stato proprio questo particolare – un vero e proprio colpo di scena – a permettere al Pg di chiedere l’inasprimento delle pene e la condanna per gli assolti. Secondo quanto emerso in primo grado, infatti, Cucchi sarebbe stato picchiato prima dell’udienza di convalida.
Non la pensa così invece il Procuratore Generale che, appunto, nel corso della requisitoria, avrebbe sostenuto – secondo quanto si apprende dalle agenzie di stampa presenti – che “c’è la prova che Stefano non avesse segni di aggressione violenta prima di arrivare in udienza” e che inoltre “ la localizzazione delle lesioni sul corpo di Stefano non porta a credere che siano state causate da una caduta accidentale, bensì da una aggressione vera e propria”. Pertanto, ora bisogna trovare delle risposte certe che chiariscano se le “lesioni siano” o meno “un fatto volontario o accidentale” e “se è possibile stabilire” l’autore di queste. Infine, bisogna chiarire se “le cure mediche sono state adeguate” – il Procuratore Generale sostiene la loro inadeguatezza – e se la morte di Stefano sia dovuta all’insufficiente assistenza nei suoi riguardi o alle lesioni.
LE REAZIONI. “Abbiamo cercato di aiutare Stefano, altro che negligenza e imperizia”: si sarebbe giustificato così, sempre secondo quanto si apprende, uno degli infermieri imputati per la morte di Stefano, sostenendo come nelle due giornate contestate in particolare, il 18 e il 19 ottobre, lui “non fosse in servizio” e di aver tentato, negli altri giorni di aiutare Stefano.
Appare invece soddisfatto Giovanni Cucchi, il padre di Stefano, “dell'esposizione del consigliere relatore, che è stata lucida, precisa e a favore della ricerca della verità; ma anche della lucidità e completezza della relazione del procuratore generale”.
Della stessa opinione anche l’avvocato Fabio Anselmo, che dice di essere rimasto colpito “dall’efficacia dell’intervento” del Procuratore Generale, credendo che apra “le porte per il riconoscimento della nostra tesi dell'omicidio preterintenzionale”.
“Il procuratore generale in udienza ha esordito descrivendo un vero e proprio pestaggio di Stato e una grave compromissione e negazione dei diritti umani in danno di mio fratello”. Le parole, questa volta, sono di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, che commenta così la richiesta a 2 anni di reclusione nei confronti degli agenti della Penitenziaria.