Stefano Miceli di Roma Pulita!: “La legalità deve partire da noi”
Intervista all’amministratore di Roma Pulita! su Facebook, il valore del volontarismo dei cittadini a favore della città
Spugne, detersivi e impegno civile. Dopo gli scontri di venerdì a Milano, messa in ginocchio dalle manifestazioni dei Black Bloc, più di 15mila volontari scendono in strada a prendersi cura della propria città. Stefano Miceli, attore, conduttore tv, blogger e amministratore del gruppo di volontari Roma Pulita!, parla del volontarismo nella Capitale.
Milano è stata distrutta dalla manifestazione dei Black Bloc e tanti sono i cittadini che si sono rimboccati le maniche per rimettere in piedi la città. In che modo si sono organizzati i volontari milanesi?
A Milano i retake sono arrivati dopo rispetto a Roma, li hanno importati e per questo sono sicuramente meno organizzati ma più motivati. I volontari sono frutto di una sorta di reazione di campanile, di amore per la propria città e la condivido in pieno. A Roma, a seguito delle barbarie dei tifosi olandesi, le persone non sono scese in strada a dare una mano. Non hanno avuto la stessa reazione di pancia dei milanesi. Nel caso del deturpamento della Barcaccia, noi romani abbiamo preferito far ricadere la colpa al prefetto, accusandolo di indifferenza. Abbiamo spesso sentito frasi come “avrebbe potuto prevenire e adottare le giuste precauzioni”. Penso che dovremmo imparare molto da Milano, prenderla come una lezione e crescere. Anche io condivido l'idea che lo scontro si sarebbe potuto prevenire, ma una volta che il danno è stato fatto, piuttosto che rimboccarsi le maniche, le persone in ogni occasione cercano il morto.
Quindi pensa che i cittadini romani debbano prendere esempio dai milanesi e unire le forze per tenere pulita la Capitale piuttosto che coalizzarsi e puntare il dito?
Potrei usare una metafora calcistica. Funziona come al bar la mattina: Assistiamo costantemente ad uno scontro all'ultimo sangue tra due squadre del cuore, la Roma e la Lazio, e intanto lo scudetto lo vincono gli altri. Bisognerebbe riflettere su come siamo fatti prima di accusare il prossimo. Con Roma Pulita! noto che la gente preferisce dare la caccia all'uomo piuttosto che agire in prima persona. Siamo fatti così, piuttosto che investire 10 euro per restaurare la Barcaccia, accusiamo il sindaco. Questa è un tipo di mentalità che non si toglierà tanto facilmente. E' sempre più comodo accusare piuttosto che agire, rimanere comodamente a casa che scendere in strada.
Secondo lei in che modo si possono educare i cittadini a prendersi cura della propria città?
Il ruolo che abbiamo noi blogger in questo senso è molto importante. Oggi diversamente da vent'anni fa, si possono mandare messaggi ad un vasto pubblico attraverso i social network. Questi strumenti, se usati con cervello, possono aiutare molto a sensibilizzare. Le informazioni arrivano in tempi davvero brevi a tutti. Poi penso che anche i movimenti, il territorio e gli stessi partiti possono fare molto. Piuttosto che pensare esclusivamente ai propri interessi, potrebbero sensibilizzare i cittadini, avvicinarli alla città. Invece assistiamo solo a lamentele e indifferenza. Il messaggio che voglio lanciare ai romani è che bisogna agire e non piangersi addosso mentre alle istituzioni chiedo un po' di attenzione. Un gruppo di volontari qualche tempo fa ha ripulito Piazza Re di Roma da alcuni graffiti, spendendo tempo ed energie e il giorno dopo c'erano già segni di bomboletta spray. Non è questa la giusta direzione.
Quindi crede che le istituzioni dovrebbero adottare dei provvedimenti?
I provvedimenti esistono già. La Polizia locale e Atac hanno firmato un protocollo. Bisognerebbe migliorare nel concreto. Capisco che non ci sono abbastanza fondi, ma basterebbe adottare gli strumenti giusti per prevenire atti vandalici. Se un teppista imbratta un autobus, bisogna pretendere dalle Istituzioni un aiuto, magari un applicazione per cellulari che permetta ai cittadini di segnalare l'atto. Deve però poi esserci anche chi riceve la segnalazione e interviene. La Polizia locale dovrebbe arrivare sul posto e prendere per orecchie il ragazzo con la bomboletta. La legalità, insomma, deve partire da noi, iniziando dalle piccole cose. Ad esempio, i partiti potrebbero lavorare partendo dall'interno. Si potrebbe impedire a Giorgia Meloni di affiggere manifesti abusivi mentre sbandiera la sua campagna contro illegalità.