Storace: “Con scelta Bertolaso finisce la corsa del centrodestra”
“C’era una volta il centrodestra. Si chiamava Casa della libertà, ma avrebbe anche potuto essere semplicemente appellato come Casata”
"C'era una volta il centrodestra. Si chiamava casa della libertà, ma avrebbe anche potuto essere semplicemente appellato come Casata, col Regnante unico che dispensava prebende e onori. Il popolo lo acclamava, a Corte ciascuno desiderava essere impalmato da Colui che tutto poteva. Poi, pian pianino, dalla folla si comincio' a sbadigliare; stanca di sentire da un ventennio sempre le stesse cose, si chiedeva che cosa volesse il Signore di un tempo. E gli voltò le spalle una volta per tutte". Lo scrive nell'odierno editoriale su Il Giornale d'Italia, Francesco Storace.
"Silvio Berlusconi sa che gli voglio bene. Ma sta sbagliando tutto, e glielo dico al posto dei cortigiani che lo adulano con sorrisi sempre più falsi al suo passaggio. A Roma Forza Italia precipiterà e se conquisterà due seggi in Campidoglio sarà grasso che cola, a causa delle scelte scellerate che caratterizzeranno la posizione assunta per le comunali. Dopo i rumors arriva la decisione su Bertolaso, che Berlusconi abbraccia nonostante tutti i sondaggi lo diano soccombente. Persino Piazza Pulita, la trasmissione di Formigli, al termine di una puntata rovente, lo ha scaraventato al terzo posto tra i candidati graditi dagli elettori di centrodestra. Dopo di me, in seconda posizione c'è Alfio Marchini e non l'ex capo della protezione civile, un tempo uomo di Rutelli e oggi del Cavaliere.
Provo a immaginare Bertolaso seduto di fronte a Formigli e mi chiedo se al posto del programma elettorale l'elettore dovrà consultare il codice penale. Stanno distruggendo ogni speranza di vittoria del centrodestra a Roma, ed è ovvio che Salvini e Meloni (che pure avrebbe avuto una carta da giocare con Rampelli) decidano di starci: già sono proiettati al post elezioni, con tutte le colpe da attribuire a Berlusconi per la sconfitta tenacemente cercata. Per di più, senza nemmeno chiedere al nostro popolo – attraverso le primarie – che cosa ne pensi. Per settimane hanno discusso di Meloni, Marchini e Bertolaso. Fanno la scelta che inchioderà Marchini alla sua corsa solitaria, non si azzardino a pretendere alcunché da noi.
Vorrà dire che a destra correremo in due, a sinistra saranno altrettanti con Giachetti e Fassina, poi i non più definibili Marchini e il grillino che troverà gloria dal web. Sei candidati, vinca il migliore e tutto potrà succedere. La narrazione dei prossimi cinque anni in Campidoglio non riguarderà certo Bertolaso, che si illude di potersi avventurare in una campagna elettorale come quella per Roma mostrando credenziali che per essere realistiche devono essere suffragate dalla liberazione da ogni sospetto. Che non sta certo in una speranza di prescrizione.
Glielo dice l'ultimo Presidente della Regione ad aver concluso il mandato: questa città va sì ricostruita, ma soprattutto con l'esempio e offrendo la certezza di non avere padroni da servire. Non abbiamo bisogno di altre ombre sulla Capitale, vorremmo finalmente parlare del domani di Roma evitando di subire l'offensiva di una sinistra che ha bisogno di occultare le proprie responsabilità. Quella favola è finita: ma così facendo, Roma non sarà né felice né contenta".