Storia di Adil, il sindacalista travolto da un camion durante una manifestazione
Adil protestava davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate insieme ad altri lavoratori e chiedeva maggior tutele e una paga più alta
Adil Belakhdim era iscritto al sindacato intercategoriale dei Cobas, morto perché credeva fosse giusto stare davanti ai cancelli di un supermercato per protestare affianco ai lavoratori sottopagati.
Novara. 18 giugno 2021. Era cominciata come una manifestazione pacifica ma in poco tempo si è tramutata in tragedia. Adil Belakhdim, 37 anni, stava protestando davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate insieme a una folla di lavoratori che chiedeva maggior tutele e una paga più alta.
Chi era Adil Belakhdim
Adil era un sindacalista, membro del Sindacato Intercategoriale dei Cobas, una formazione organizzatasi negli anni a livello locale e non in forma verticistica come altri sindacati esistenti, nata prima nell’ambito della scuola pubblica per poi estendersi ai comitati di base di qualsiasi categoria. I suoi primi interessi a questo settore erano iniziati durante gli anni universitari, quando lavorava nel contempo nell’area logistica di una cooperativa.
Nel 2014 si era fatto eleggere delegato sindacale, quando era stato aperta una sede del Cobas a Novara, per la costante crescita dei poli logistici delle varie filiere in zona, era diventato coordinatore dell’area.
Era da anni impegnato nell’organizzazione di vertenze contro il pagamento in nero. Nel 2018 durante una protesta la Polizia caricò i manifestanti. Adil fu aggredito e accusato di resistenza a pubblico ufficiale, finendo anche in pronto soccorso per le varie lesioni riportate.
Il giorno della sua morte, la sua vicenda è rimbalzata subito sulle principali notizie del giorno. Molti giornalisti si sono recati sul luogo dell’accaduto raccogliendo le molte testimonianze e i messaggi d’affetto da parte dei suoi colleghi e amici che militavano con lui:
“Adil è morto perché pensava che non si può vivere così per 850 euro al mese, senza tutele e senza vita privata, senza permessi per andare a prendere tuo figlio a scuola e senza riposo…”
“Devono dire la verità, almeno per i suoi figli, così lo sanno che il loro padre è stato ammazzato qua…”
La vicenda
Prima della protesta, Adil aveva cercato di organizzare una vertenza con la Lidl, come è stato spiegato da alcuni lavoratori che si trovavano sul posto, l’intento non era quello di creare un blocco ma di essere ricevuti dai supervisori dello stabilimento, nel giro di un’ora doveva finire la protesta. Invece, all’uscita dello stabile, un camionista che si occupava delle consegne per il rifornimento del supermercato, non si è fermato travolgendo il sindacalista che si trovava davanti ai cancelli. La scena è stata descritta dai testimoni come agghiacciante: avevano urlato al camionista ventiseienne di fermarsi più volte, ma quest’ultimo non sembra averli sentiti, schiacciando il corpo di Adil nel giro di pochi minuti per poi fuggire via.
Dopo un inseguimento, l’uomo è stato fermato dai carabinieri all’altezza di Novara Est e posto in stato d’arresto.
Si chiama Alessio Spasiano, dopo l’incidente aveva chiamato il padrino poliziotto che gli ha consigliato di costituirsi alle forze dell’ordine. Attualmente si trova ai domiciliari in attesa della sentenza.
Il giovane lavorava per un’azienda di Castellammare di Stabia che si occupa di cibi surgelati, percorrendo ogni giorno il percorso da Sud verso Nord che lo porta allo stabilimento della Lidl per le consegne. Quel giorno aveva appena concluso la consegna giornaliera.
Il Si Cobas ha indetto una manifestazione per rendergli omaggio
Tra i colleghi in lacrime c’è chi ricorda lo scopo e l’intento del sindacato e le battaglie che molti come Adil stanno conducendo ormai da anni:
“Qui deve emergere la situazione di delinquenza e illegalità totale, di evasione fiscale, di caporalato, di delinquenza…la delinquenza non può andare oltre al sequestrare i lavoratori costringendoli a fare 12/13 ore. Non possono alzare la testa non possono dire io sono stanco. Non rispettano nulla. Le istituzioni dove sono? Perché spesso questi padroni hanno il potere di fare quello che vogliono e non rispondere a niente e nessuno?”
La moglie chiede giustizia
Lucia Marzocca, moglie di Adil e madre dei suoi due figli lo stava aspettando in Marocco per poterlo rivedere dopo mesi di distanza. Il sindacalista doveva ricongiungersi con la famiglia domenica, aveva già comprato i biglietti.
“so che quello che è successo è una tragedia. Ma io voglio giustizia. Non si può morire così… quel camionista dovrà pagare per quello che ha fatto. Vado avanti solo per i nostri due figli. Non lo abbracciavano da gennaio invece gli ho dovuto raccontare che è andato in cielo. Ho scoperto della sua morte sui social. Volevamo costruire qui in Marocco il nostro futuro insieme e invece ora aspetterò il suo corpo qui solo per dirgli addio. NON SI PUO’ MORIRE MENTRE SI STA LOTTANDO PER DIFENDERE DEI DIRITTI”
La vicinanza delle istituzioni
La vicenda ha sconvolto l’opinione pubblica, non sono mancati quindi i vari messaggi di cordoglio da parte dei personaggi del mondo della politica, primo fra tutti quello del premier Draghi che si è detto addolorato per la vicenda, esprimendo vicinanza alla famiglia di Adil.
Ma molti altri si sono espressi proprio contro quella stessa istituzione che dovrebbe tutelare e difendere i lavoratori.
Sulla pagina social del partito di sinistra fondato da Giuseppe Civati, Possibile, si pone la questione sul rispetto dei diritti del lavoratore:
“La logistica sta esplodendo: tra downgrading e contrattuali, distacchi di manodopera e cooperative non genuine, retribuzioni molto basse e tempi di lavoro sempre più contingentati e monitorati da dispositivi elettronici, sindacati confederali assenti, diritto allo sciopero sempre più depotenziato. I lavoratori sono messi uno contro l’altro in un gioco al massacro che non fa bene a nessuno. Quando capiremo che ogni lavoratore e lavoratrice ha dignità, che la retribuzione deve essere giusta, che ogni protesta è la protesta di tutti?”
La vicenda infatti ha rimesso in luce le problematiche presenti da anni all’interno del mondo dei lavoratori in tutti i settori della filiera produttiva. Le ingiustizie sono ancora presenti e nonostante i progressi fatti dalla nostra società, molti individui sono lasciati indietro, proprio quel gruppo di persone che è alla base della nostra economia.
Tra le lacrime delle persone che circondano il luogo dell’accaduto dove si è consumata la tragedia, c’è chi ha rilasciato una dichiarazione molto importante:
“questa è una guerra tra poveri: da una parte i facchini con l’incubo di restare a casa e dall’altra i camionisti con l’incubo degli orari e della tempistica”
Articolo di Marta Giorgi, Disegni di Chiara Giorgi