Storie. Il Premio Nobel per la Letteratura Svetlana Aleksievic
I libri di Svetlana sono scritti in russo. Ma ancora oggi sono introvabili in Russia. E sono banditi in Bielorussia
Il premio Nobel per la letteratura quest'anno è stato assegnato a Svetlana Aleksievic. Più che una scrittrice, Svetlana è una cronista. Dalla fine degli anni '70 a oggi, ha scritto libri pieni di racconti della gente comune su eventi importanti dell'ex Unione Sovietica. In "Ragazzi di zinco"(ed.E/O) fa parlare i reduci russi della guerra contro l'Afghanistan degli anni ottanta. In "Preghiera per Cernobyl"(ed.E/O), Svetlana mette in evidenza la forza delle donne ucraine di fronte alla catastrofe nucleare del 1986, che invece ha lasciato i loro uomini intontiti, immobili. In "Incantati dalla morte"(ed.E/O) e in "Tempo di seconda mano"(ed.Bompiani), descrive la vita dei russi dopo la fine dell'Unione Sovietica, il loro smarrimento, la loro nostalgia per il passato. Ma il suo libro più famoso è "La guerra non ha un volto di donna", che in Italia uscirà per Bompiani il prossimo novembre. E' un libro che racconta la Seconda guerra mondiale fatta dalle donne sovietiche. Che hanno combattuto al fronte. Nelle trincee. Che sono state cecchini. Che hanno partecipato alla battaglia di Stalingrado. Che hanno ucciso "guardando i loro nemici negli occhi". Sono racconti che Svetlana Aleksievic conosce bene. Nata il 31 maggio 1948 in Ucraina, a Stanislav, una città piccola e rurale, Svetlana è cresciuta ascoltando i racconti di donne semplici che portavano dentro di loro le immagini vivissime della guerra finita da poco.
Trent'anni dopo, diventata giornalista, Svetlana ha intrapreso un viaggio, tanti viaggi, durati sette anni, attraverso l'intera Unione Sovietica. Voleva che le donne, ormai anziane, le raccontassero di nuovo le loro storie, quelle storie con cui era cresciuta da bambina. Tutte storie finite in un libro che le è valso il successo internazionale. E la censura e le persecuzioni in patria. I libri di Svetlana sono scritti in russo. Ma ancora oggi sono introvabili in Russia. E sono banditi in Bielorussia, paese dove ha vissuto a lungo ma che ha dovuto lasciare quando false accuse di controspionaggio le hanno rovinato l'esistenza. Paese dove è tornata qualche anno fa. E che non ha accolto bene la vittoria del Nobel. I telegiornali bielorussi hanno quasi "nascosto" la notizia. Svetlana, durante la conferenza stampa convocata dopo la vittoria del premio, ha attaccato, come fa sempre, la politica di Minsk. In Bielorussia comanda dal 1994 Aleksandr Lukashenko, che anche domenica prossima vincerà delle elezioni dove non ci sono oppositori perché i suoi oppositori sono in galera. Svetlana Aleksievic non è tenera neanche con Vladimir Putin. In Russia l'hanno sempre accusata di scrivere solo falsità. Lei ribatte che quanto fatto in Ucraina dell'est l'anno scorso si chiama "occupazione" e che l'attacco russo contro l'Isis in Siria iniziato pochi giorni fa si trasformerà per Putin in un pantano. In un nuovo Afghanistan. Putin sta zitto. Ha lasciato al suo portavoce il compito di dire parole sprezzanti contro Svetlana.