Strade di Roma: su 13.089 vie, solo il 10% sono dedicate a donne
Seconda parte del nostro viaggio nella odonomastica di Roma, la scienza che studia proprio l’origine, la genesi dei nomi delle vie cittadine
Roma ha più di 13mila vie e molte di quelle del centro hanno nomi con significati poco chiari a testimonianza di fatti e avvenimenti di un passato ricco di vicende storiche e popolari, a volte drammatiche altre molto divertenti.
Seconda parte del nostro viaggio nella odonomastica di Roma, ovvero la scienza che studia proprio l’origine, la genesi dei nomi delle vie. Una scienza che ti appassiona perché dietro ad ogni nome c’è una storia che riguarda la città e chi ci ha vissuto e ancora ci vive. Nei quartieri di Roma le strade si contraddistinguono per gruppi, ci sono quartieri con vie dedicate ai fiumi, agli animali, a città italiane, a piante e fiori, a paesi stranieri, a matematici, musicisti, medici, artisti, giuristi o letterati, insomma si identificano i quartieri con dei nomi di uno stesso ambito, per facilitarne la localizzazione.
A Roma ci sono 13.089 vie, appena il 10% dedicate alle donne
Conosciamo adesso un altro termine ostico, si tratta dell’odonimia, l’insieme delle denominazioni delle vie e delle piazze nonché il suo studio. Grazie a questa materia si possono dedurre fatti, avvenimenti e aneddoti che riguardano la città e la sua storia.
Dall’odonimia di Roma si può innanzitutto dedurre l’estensione della città soprattutto nell’ultimo secolo: lo stradario di Roma conta di 13.089 vie, 697 piazze, 529 viali, 521 larghi, 299 vicoli e 144 piazzali. Poco più del 10% sono strade che si trovano nel centro storico, dentro le mura aureliane. Questo è il cuore della città, il I Municipio, edificato, sventrato e ricostruito da tremila anni di storia.
Diciotto chilometri di circonferenza girano attorno a diciotto rioni, alcuni molto antichi, altri nati con Roma capitale, quando furono realizzati palazzi ministeriali, caserme e abitazioni per i dipendenti. Pur se le donne rappresentano la metà del cielo, sul suolo romano pochissime di queste strade sono dedicate loro, appena 95 di cui: 19 madonne, 39 tra sante, beate, martiri, e religiose, e solo 37 laiche. Nessuna artista, letterata, sportiva o donna dello spettacolo. Difficile, per le nuove generazioni, trovare attuali modelli di riferimento.
Madrid dedica una piazza alla Carrà. Roma corre ai ripari
Il 6 luglio del 2022 Madrid ha dedicato una Piazza alla memoria di Raffaella Carrà, attrice e showgirl, scomparsa il 5 luglio 2021. Roma s’è sentita in dovere di correre ai ripari e il sindaco Gualtieri ha avviato l’iter per intitolare a Raffaella una strada prossimamente. La legge prevede che passino 10 anni almeno prima di intitolare una strada a una persona scomparsa, perché nel frattempo potrebbero emergere fatti che la riguardano in grado di compromettere il merito dell’intitolazione. Ma non pensiamo che possa accadere nel caso della Carrà.
Invece c’è una strada di Roma dedicata a una senzatetto. Con delibera n. 84 del 26 febbraio 2002, una strada della Capitale è stata nominata come Modesta Valenti, un’anziana donna senza fissa dimora, deceduta alla Stazione Termini il 31 gennaio 1983, divenuta simbolo della condizione di isolamento e di difficoltà di accesso ai servizi che affrontano coloro che si trovano a vivere sulla strada.
La numerazione delle strade, a volte è un rompicapo
A Roma ci sono differenze nella numerazione delle strade. Di solito i numeri pari sono da un lato e i dispari dall’altro crescendo da un inizio a una fine del tracciato. Ma nel caso delle vie del centro la numerazione può essere continua e circolare. Si procede aumentando da un lato e si segue dall’altro lato sempre aumentando ma in senso opposto. Un bel rebus per il turista. A volte una via cambia nome da un certo punto in poi e tutta la numerazione salta. Comunque sappiamo che nomi e numeri sono fondamentali per non dover chiedere aiuto a nessuno e regolarci da soli.
Tanto è importante questa materia che esiste una disciplina specialistica, l’odonomastica, dal greco hodós, che significa via, strada, e onomastikòs, ovvero atto a denominare, che analizza i nomi delle strade e delle piazze ed il loro studio storico-linguistico. L’altra disciplina del settore, la toponomastica, studia invece i nomi attribuiti ai luoghi in generale. Poi ci sarebbe l’onomastica che è lo studio dei nomi propri di tutti i generi e delle loro origini.
Comunque per non lasciare che una parte così interessante del passato andasse perduta, lo studioso Enrico Giovannini ha cercato l’origine degli antichi nomi delle vie del centro storico di Roma, in un libro attraverso i 2777 anni della città. La sua ricerca è stata raccolta nel volume Nel nome, la storia, nel quale vengono descritte e ripercorse le origini della toponomastica di Roma.
Via di Santo Stefano del Cacco, non è blasfemo tutt’altro
Proseguiamo parlando delle vie più famose del centro storico con nomi enigmatici o che si possono fraintendere. La via prende il nome dalla piccola chiesa omonima che si trova lì, il cui nome sarebbe di Santo Stefano de Pinea, che significa pigna e si riferisce alla statua della grossa pigna ritrovata nel rione (che si chiama Pigna anche lui), ora conservata in Vaticano. Comunque, tutti hanno sempre chiamato la chiesa Santo Stefano del Cacco, a causa del ritrovamento di una statua egizia, probabilmente una divinità di forma scimmiesca, che veniva chiamata macacco e che poi è diventata cacco. La via ha una forma che ricorda la lettera T e collega tre vie: Via del Gesù, Via degli Astalli e Via del Piè di Marmo. L’origine del nome di quest’ultima si spiega da sola: un grande piede residuale di una statua che s’è persa.
Via dei Baullari, ovvero gli artigiani che realizzavano bauli
Moltissime vie della Roma medievale prendono il nome dagli artigiani che lì avevano la loro bottega: in questa via che sfocia in Campo de’ Fiori c’erano fabbricanti di bauli e valigie, da qui il nome. Ma ci sono anche Via dei Sediari, Via dei Catinari, Via dei Funari, Via dei Chiavari, Via dei Falegnami e altre ancora. Ogni nome richiama un mestiere. Così era anche facile sapere dove andare a comprare ciò che serviva.
Via dei Coronari, per gli artigiani di immagini sacre
I coronari in passato erano coloro che vendevano immagini sacre e corone di fiori, soprattutto ai pellegrini che venivano nella Città Eterna. Un tempo era conosciuta come Via Recta. Conduceva da Campo Marzio fino alle sponde del Tevere e durante il Medioevo era percorsa dal Pontefice quando, dal Vaticano, si spostava in Laterano, per cui venne chiamata anche Via Papalis. Percorsa da numerosi pellegrini per raggiungere e rendere omaggio alla Tomba di San Pietro, era costellata di negozi di paramenti sacri, come corone e rosari.
Via di Panìco, dal nome della famiglia che ci abitava
L’accento non ha nulla a che vedere con il termine pànico, va letta con l’accento sulla ì: panìco. La sua storia è molto poco misteriosa: sembra che lì ci abitasse la famiglia Panico, da cui poi la via ha preso il nome. Chi ci passa, comunque, può osservare due di quelle edicole con le Madonne, o Madonnelle, una settecentesca e una ottocentesca, che servivano a proteggere i passanti e a rendere meno oscura la via di notte e non avere paura.
Via in Publicolis, dal console romano che dà il nome alla chiesa
In questo caso è una chiesa che dà il nome alla via: è Santa Maria in Publicolis, che prende il nome dalla famiglia che la ricostruì nel Seicento: i Santacroce, i quali detenevano il diritto di patronato della chiesa (giuspatronato, cioè il diritto di conferire cariche ecclesiastiche). I Santacroce affermavano di essere diretti discendenti dell’antico console romano Publio Valerio Publicola, vissuto nel VI secolo d.C., da qui il nome della chiesa.
Viale dei Quattro Venti, leggenda o storia vera?
Il nome di questa via di Monteverde non è unico, esistono vie omonime anche in altre città. Però la storia della sua origine è particolare, probabilmente leggendaria e merita di essere narrata. Secondo la leggenda, la via si chiama così a causa di un’impresa eroica di un gruppo di ottanta garibaldini. Durante i fatti della Repubblica Romana, nel 1849, i garibaldini resistettero a lungo ai francesi, arroccandosi in un piccolo palazzo che venne distrutto nello scontro.
La storia racconta che i garibaldini sarebbero infine morti nella battaglia, ma il generale francese Oudinot sarebbe rimasto impressionato dal loro eroismo al punto che gli volle dedicare il nome della via. In francese ottanta si dice quatre vingts, cioè quattro volte venti, da qui Viale dei Quattro Venti.
Effettivamente diversi scontri militari avvennero nella zona di Monteverde, ma il toponimo Quattro Venti sarebbe antecedente al 1849. Il palazzo dove si dice che morirono i garibaldini chiamato appunto Casino dei Quattro Venti, era ornato con quattro statue che raffiguravano i quattro venti della rosa con i punti cardinali.
Ricostruire l’attendibilità della leggenda degli ottanta garibaldini è complicato a distanza di tanto tempo e i libri che parlano della storia dei quartieri di Roma evitano di affrontare la questione. Parrebbe dare ragione alla leggenda la delibera che istituisce il nome della via, la quale “ricorda la strenua difesa dell’edificio omonimo nel 1849”, ma è stata fatta esattamente settant’anni dopo. Forse c’è una strana sovrapposizione tra statue che ornavano il palazzo dove avvenne lo scontro e il fatto che fossero 80 (appunto quatre vingts) i garibaldini uccisi.
Campo de’ Fiori, era in passato davvero un campo ricoperto di fiori
Amata da poeti e cantanti, Campo de’ Fiori è una delle zone più belle e suggestive di Roma. Il suo nome deriva dall’aspetto che aveva anticamente quando, non ancora edificata, era ricoperta di fiori. Negli anni quel nome è rimasto anche se oggi è più nota per il vivace mercato di alimentare di frutta e verdura, che si apre ogni mattina sulla piazza.
Vicino c’è Piazza della Pollarola che deve il proprio nome al mercato del pollame che ogni giorno veniva organizzato dietro Campo de’ Fiori. Via del Governo Vecchio e Nuovo potrebbero ingannare i turisti, soprattutto non italiani: i nomi precedono infatti di parecchio la creazione dello Stato Italiano, e risalgono alla presenza dei palazzi in cui si amministravano gli affari di politica estera e interna dello Stato Pontificio.
Vicolo dell’Atleta, prende il nome da una copia romana di una statua greca
A Trastevere questo vicolo può suscitare qualche perplessità in chi non sa che qui è stata rinvenuta una copia romana della celebre statua greca dell’Apoxyomenos dello scultore Lisippo, oggi conservata ai Musei Vaticani.
Via Condotti, dalle tubature che portavano acqua
Oggi è nota come una delle vie più eleganti del centro storico, per la presenza di negozi di lusso e boutique ma via Condotti non aveva niente a che vedere con lo shopping un tempo. Il suo nome infatti deriva dalla presenza di condotti dell’acqua, niente altro che delle tubature sotterranee che attraversano la via al di sotto della pavimentazione di sampietrini, portando l’acqua dal serbatoio del Pincio ad alimentare la Fontana di Trevi.
Via delle Tre Fontane, dove la testa di San Paolo rimbalzò tre volte
Il nome di via delle Tre Fontane è il luogo dove morì San Paolo. Poiché era cittadino romano, Paolo non venne crocifisso come San Pietro, ma fu decapitato. Secondo la leggenda la sua testa cadde dal corpo e rimbalzò a terra per tre volte e nei punti in cui toccò il terreno sgorgò una sorgente d’acqua. In seguito in onore del santo e di questa leggenda vennero edificate tre chiese e altrettante fontane.
Via di Parione, prende il nome da un muro divisorio fra ordini di gradini
Via di Parione prende il nome, come il rione stesso, da un antico rudere, un muro antico (in latino paries, poi divenuto pariones in epoca medioevale), forse appartenente alla recinzione che separava un ordine di gradini dall’altro nello Stadio di Domiziano. Fino alla metà del XVIII secolo, però, via Parionis o di Parione corrispondeva all’attuale via del Governo Vecchio, mentre l’odierna via di Parione era denominata via di S.Tommaso in Parione, dall’antichissima chiesa che sorge sul posto, consacrata nel 1139 da Innocenzo II ed elevata a titolo cardinalizio da Leone X nel 1517.
Via di Torre Argentina, niente a che vedere con lo stato sud americano
A via di Torre Argentina è presente un famoso teatro omonimo, ma il suo nome arriva da una torre che venne costruita nel XV secolo per volere del vescovo Giovanni Burckard, che soprannominò la torre Argentoratina, in onore di Strasburgo Argentoratum, sua città d’origine.
Una pianta di fico invece ha fornito il nome perfetto a vicolo del Fico. Vicolo della Vetrina è la strada dove per la prima volta a Roma un commerciante decise di esporre la propria mercanzia proprio all’interno di una vetrina, per favorirne la vista ai passanti. Infine Vicolo delle Vacche prende il nome dal fatto che qui erano presenti numerose stalle.
Via delle Quattro Fontane, prende il nome da sculture poco osservate
Uno dei punti più trafficati di Roma è l’incrocio tra via XX Settembre e via delle Quattro Fontane. Un incrocio che viene attraversato velocemente dalle macchine e anche chi è a piedi non pensa sia il caso di fermarsi a guardare le statue delle quattro fontane che si trovano lì. È un vero peccato, perchè quelle statue sono un vero capolavoro. Sono tutte opere di Domenico Fontana, un architetto che nel corso della sua vita ha realizzato costruzioni di notevole bellezza. Una delle vasche rappresenta Giunone, la gelosa moglie di Giove e l’intera struttura si chiama Fontana di Giunone. Alcuni storici ritengono che la statua rappresenti invece la virtù della forza o fortezza, che durante i momenti di difficoltà sa confidare nella decisione di resistere alle tentazioni.
Le altre tre sono la Fontana del Tevere, la Fontana dell’Arno e la Fontana di Diana
Sono tutte e quattro molto belle da vedere, ma purtroppo praticamente inosservate a causa del punto in cui si trovano.
Le strade di Roma, perché hanno nomi di difficile interpretazione? parte 1