Stragi di Stato e le tre verità: storica, processuale e giornalistica (1 parte)
Siccome la ricerca della verità è attività difficile e faticosa, sulle Stragi di Stato molti si sono accontentati di quello che sembra vero
La ricerca della Verità attraverso l’esercizio del diritto-dovere all’informazione, è il nuovo Santo Graal delle civiltà industrializzate e democratizzate. Nel costante parallelismo tra Verità “storica” e Verità “processuale” si inserisce la Verità “giornalistica”, l’unica in grado di “decidere” affinché queste verità possano essere tra loro convergenti o divergenti secondo necessità, e a volte in vicendevole contemporaneità.
Ricerca della verità e quello che sembra vero
Ora accade che, siccome la ricerca della Verità è un’attività difficile e faticosa, molti di coloro delegati al “gravoso” compito, molto spesso si accontentino di fermarsi a ciò che “sembra vero” o, ancor più spesso, a ciò che sembra “utilmente” vero.
Un surrogato della verità dunque, più che sufficiente però al soddisfacimento dell’umana curiosità, frastornata dal mainstream dell’informazione di massa.
Il fatto è, che la verità giornalistica, nell’era dei mass media avanzati e della rete dominata dai Social, è via via diventata la verità più importante, la più decisiva e incisiva per l’esistenza delle parti coinvolte. Anche qualora diverga totalmente sia dall’autenticità intangibile della Verità Storica, sia dalla solennità trascritta della verità Processuale.
Una Verità, quella giornalistica, che sempre meno coinciderà con le altre in quanto troppo caratterizzata dallo status di falsa imparzialità di chi la propone. Verità, quella giornalistica, sempre più facilmente deforme e deformata, proprio come le pietrificate figure che cingono le mura della settecentesca Villa Palagonia (la Villa dei Mostri), a Bagheria, in Sicilia.
Mostruose rappresentazioni di realtà umane e animali deformate e fuse per ricordare quanto la verità umana possa essere distorta nella costruzione assurda di un inconscio grottesco.
La Villa dei Mostri e Report
Ed è proprio dalla “Villa dei Mostri”, rievocata anche dal Goethe nel suo Faust, che ha inizio la nostra storia di riflessione avente per sfondo prepotente l’ennesima clamorosa inchiesta di Report andata in onda il 23/05/2022, a 30 anni dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio.
Un ambizioso proposito di svelarne la verità su autori, mandanti, fiancheggiatori e affini. Oltre a voler “aprirci gli occhi” rispetto agli effettivi disegni ad esse connessi. Dunque, nel distratto zapping normalmente attuato non appena si accende l’ex tubo catodico, la sera del 23 maggio, siamo stati immediatamente rapiti dalle immagini simboliche della Villa che fu così beffardamente “arredata” dal Principe di Palagonia.
E subito, rendendoci conto di trovarci di fronte ad una puntata di Report condotta dal Principe del giornalismo d’inchiesta, Sigfrido Ranucci, con ancor più vivo interesse, abbiamo riavvolto il virtuale nastro fino all’inizio della puntata.
Un mix tra Mafia, Politica e Servizi segreti
Per avvalorare il teorema complottista di un connubio organizzato tra Mafia, Politica, apparati “deviati” dello Stato riuniti nella struttura di Gladio, Massoneria ed Eversione nera, determinato dall’unitario scopo di dominio sulla nostra Nazione, vengono messi in vetrina, attraverso una serie di interviste, una galleria di personaggi che possiamo così elencare: ex Pm sedotti dalla politica, ex amanti di mafiosi con talento di “pentiti” ormai defunti, vecchi ergastolani dell’eversione nera, ex carabinieri di piccolo cabotaggio, ex e presunti appartenenti ai servizi segreti con problemi giudiziari, collaboratori di giustizia dalla credibilità altalenante, ex poliziotti già indagati e/o mai ritenuti attendibili, magistrati in carriera, ex fidanzate di poliziotti controversi, faccendieri con il “vizio” della politica, antiquati avvocati con collusioni scomode, fantomatici segretari di partiti esistiti solo su pezzi di carta polverosi.
Tutti indiscriminatamente rappresentati con eguale dignità esistenziale, eguale credibilità conclamata, eguale trasparenza ideologica.
L’inchiesta cerca di miscelare ingredienti eterogenei e incompatibili, utilizzando tecniche di preparazione fin troppo elementari e con strumenti poco raffinati, realizzando un cocktail accattivante e dal gusto equilibrato soltanto per un pubblico profano e dal palato “spesso”.
Nessuna voce viene chiamata a fare da contraltare di una realtà diversa.
Non ci sono conferme ufficiali
E nessuna testimonianza dissenziente viene raccolta e né citata, ad eccezione delle ripetute intervenute “archiviazioni” della magistratura inquirente, rappresentate molto in fretta attraverso immagini di sbiaditi fogli ministeriali.
Supportate da una serie di “…Ho avuto l’impressione”, vengono proposte tesi coincidenti che anni di indagini però non hanno mai confermato. Il “puzzle” delle dichiarazioni viene composto passando “di palo in frasca” con grande disinvoltura.
Con altrettanta disinvoltura nomi noti di politici (ormai defunti, ovviamente) vengono indicati senza mezzi termini o remore, quali autori e promotori di tale scellerato patto con Mafia, Massoneria piduista ed eversione nera.
Secondo la consolidata tecnica del dispregiato “Minculpop” fascista, vengono snocciolati a raffica nomi e circostanze di persone sconosciute ai più, accostate a vario titolo ai personaggi famosi, vero obiettivo divulgativo.
Ovviamente lo spettatore, “garantito” quanto a credibilità da un “la qualunque” di dubbia fama improvvidamente associato per “autorevolezza e tesi”, ad esempio, all’odierno Senatore grillino ed ex pm Dott. Scarpinato e favorito dagli esaustivi “spiegoni” di Ranucci, ricorderà solo i nomi noti quali protagonisti della vicenda, reputandoli fattivamente coinvolti nei misfatti rievocati.
Complici e mandanti delle stragi. Mostri inverosimili nel bar di Guerre Stellari?
Nomi come Forlani, Cossiga, Andreotti (tutti in quel momento ai vertici dello Stato) oltre a Lima, Miglio (in rappresentanza leghista) e qualche altro, sono gli unici che il frastornato spettatore ricorderà e collegherà all’epoca delle stragi a partire dall’omicidio di Piersanti Mattarella in poi.
Lo spettatore, inevitabilmente li ricorderà come “complici”, o addirittura come i veri mandanti di “prezzemolo” Delle Chiaie, Licio Gelli e la sua P2, Riina & Co per un nuovo ordine nazionale federalista, organizzato in variegate Leghe, in grado di spartirsi territori e potere equamente suddivisi tra mondo cattolico, massoneria e mafia. Ovviamente dopo aver destabilizzato lo Stato attraverso le note stragi.
Spesso, i racconti degli intervistati, appaiono talmente inverosimili da “dover essere” per forza veritieri, vista la naturalezza con cui ci vengono rappresentati capi mafia latitanti, agenti segreti, uomini della Digos, politici di spicco e non, massoni di alto livello e prelati. Tutti allegramente insieme in luoghi pubblici in quello che per la verità ci ricorda per lo più un Bar di Guerre Stellari.
Una sequenza ridondante di teorie sicuramente accattivanti ma senza effettivi riscontri oggettivi, come ha riassunto la Procura di Caltanissetta bollando gran parte delle tesi caldeggiate dalla “clamorosa” inchiesta di Report come del tutto destituite di fondamento.
Le dichiarazioni della Procura di Caltanissetta
Ancor più chiaramente gli inquirenti di Caltanissetta, solitamente molto parchi quanto a dichiarazioni pubbliche ci dicono: ”… Sono del tutto destituite di fondamento le affermazioni circa la sussistenza di specifiche e tempestive dichiarazioni rese da…“Questa Procura ha già espresso il proprio convincimento circa la sussistenza di mandanti e concorrenti esterni nella strage di via D’Amelio, chiedendo nel processo per il cosiddetto depistaggio la condanna degli imputati con la contestata aggravante di mafia, riguardante la finalità di coprire le alleanze di alto livello di Cosa nostra in quel periodo.
“Tuttavia le difficilissime indagini che possono consentire l’accertamento della verità devono essere ancorate ad elementi di fatto solidi e riscontrati”. Dunque nessuna conferma sarebbe stata trovata alle tesi “spiattellate” come certe dal buon Ranucci.
E ancora il procuratore di Caltanissetta: “Per tali motivi questo ufficio, che si era imposta la rigorosa consegna del silenzio è costretto ad intervenire per smentire notizie che possano causare disorientamento nella pubblica opinione e profonda ulteriore amarezza nei prossimi congiunti delle vittime delle stragi, che si verrebbe a sommare al tremendo dolore sofferto”.
Il risultato finale dell’inchiesta di Report dunque, non ci fornisce maggiore veridicità, verosimiglianza o attendibilità rispetto a ciò che effettivamente “regali” Chiara Ferragni ai suoi followers.
La bellissima Villa Palagonia
Un po’ delusi dal venir meno delle iniziali grandi aspettative, sicuramente ci siamo rifatti gli occhi attraverso le immagini simbolicamente proposte di Villa Palagonia.
La bellissima e unica “Villa dei Mostri”, forse inaspettatamente, scopre in Ranucci, già Principe ereditario del programma simbolo del giornalismo di inchiesta in TV, anche il giusto “erede” di quel Principe siciliano che ha voluto beffardamente cingerla di esseri mostruosi, quasi ad esaltare la deformità della verità che sempre più, proprio così deformata, è parte determinante della nostra esistenza.
Pieni di stima incondizionata per il pupillo di Milena Gabanelli, all’epoca della visione del servizio in questione non abbiamo dato eccessivo peso all’evidente flop giornalistico. In fondo non tutte le ciambelle riescono col buco.
Magari, nel nobile proposito di dare al cittadino la verità storica del periodo stragista, un po’ troppo frettolosamente ha costruito una verità giornalistica tanto attraente quanto bislacca.
Può succedere anche ai migliori.
E poi arriva “Comunione e Liberazione”
Ma, proprio in chiusura di trasmissione, nel riepilogo artatamente convincente dell’anchorman di Rai 3, il passaggio in cui, en passant, utilizzando il pensiero astruso dell’inflazionato Stefano Delle Chiaie, viene citata “Comunione e Liberazione” come parte interessata al criminale progetto, ha aperto la strada ad un nuovo, imprevisto e scioccante interrogativo.
Un “campanello” che ci ha spinto a seguire, con rinnovata curiosità, il sequel dell’inchiesta andato in onda nella puntata del 2 gennaio 2023 e che sarà oggetto di riflessione nel prossimo articolo che andremo a pubblicare il prossimo 15 Marzo, sempre su questa testata.
Possiamo anticipare con assoluta certezza, che l’articolo avrà al suo interno alcune clamorose rivelazioni, che mai ci saremmo aspettati di poter fare.
Continua…